Torturata e uccisa a 7 anni, l’omicidio di Fatima è l’emblema di tutta la violenza contro le donne in Messico

In Messico, ogni giorno dieci donne vengono uccise e non ci sono mai colpevoli. Fatima aveva solo 7 anni, questo non ha fermato gli assassini

L’ultimo in ordine di tempo è l’omicidio efferato di una bambina di sette anni: rapita, tortura, abusata e poi uccisa, ma in Messico l’escalation di violenza non si arresta: ogni giorno dieci donne vengono uccise e nella maggior parte dei casi non ci sono colpevoli.

In meno di una settimana, in Messico ci sono stati due casi di violenza brutale contro le donne. La storia di Fatima, la bambina di sette anni rapita fuori dalla scuola che si trova in uno dei luoghi più malfamati della capitale messicana e quella di Ingrid Escamilla, 25 anni uccisa dal suo partner. Ennesime morti che indignano il movimento femminista sempre più incisivo e presente che scende continuamente in piazza a protestare, entra nei palazzi delle Istituzioni per fare pressioni, si spende in prima linea nelle organizzazioni che si battono per i diritti umani.

In tantissime a Città del Messico hanno fatto un corteo verso il palazzo del governo lanciando slogan a voce alta. Proteste anche contro la sede del giornale che ha pubblicato il video in cui Erik Francisco, un ingegnere di 46 anni, litigava con la sua ragazza Ingrid per poi ucciderla con un coltello. Il video post omicidio, con tutti i dettagli più macabri girato dalla polizia finisce in rete e viene pubblicato da un giornale locale, creando sdegno e una ribellione più totale a tanto orrore.

La violenza sulle donne in Messico

I dati, come riporta El Pais, sono drammatici. In Messico, in totale, ci sono più di 90 omicidi in 24 ore. Mentre almeno otto reati su 10 non ricevono una condanna. Ma davanti a questa situazione, non c’è più soltanto una società che si piega alla rassegnazione, ma che apre gli occhi sul terrore sessista che si respira nel Paese.

protesta messico

©Agensir

Il quartiere in cui è scomparsa Fatima, tra Xochimilco e Tláhuac, a sud della capitale è una zona di nessuno, qui neanche la polizia si avvicina. I residenti vivono nella paura, soprattutto le donne che vengono rapite e uccise dai narcotrafficanti. Per la prima volta, anche le autorità messicane fanno un mea culpa parlando di negligenza istituzionale. Servono più controlli anche in ambito scolastico.

“Non solo affrontiamo il problema della violenza contro le donne in ambito domestico, ma dal 2007, con l’emergere della violenza dei narcotrafficanti, gli omicidi si sono moltiplicati in strada, sia per uomini che per donne”, dichiara a El Pais, Ana Pecova, direttrice dell’organizzazione Equis Justice for Women. Si perché ricordiamolo, seppure i dati indicano le donne come maggiori vittime, la violenza non risparmia nessuno.

“Esistono due gruppi particolarmente vulnerabili, le ragazze e gli anziani. Abbiamo bisogno di politiche di prevenzione”, aggiunge Pecova. Il 50% delle donne scomparse ha meno di 18 anni secondo l’organizzazione.

Qui le proteste delle donne messicane:

Eppure tutto questo succede mentre sono già state messe in campo delle misure per combattere questa situazione. A novembre scorso è stata attivata la Gender Violence Alert, un piano di azioni immediate per combattere la violenza contro le donne, ovvero pulsante di assistenza sui trasporti pubblici, un ufficio di sicurezza, di emergenza e di protezione civile; più apparecchi di illuminazione e ambienti sicuri nelle stazioni della metropolitana della città, più telecamere di sicurezza.

Misure che non sembrano avere l’effetto sperato.
“Siamo il paese dei diritti sulla carta. Non abbiamo né istituzioni né risorse né capacità per renderle efficaci “, sottolinea Pecova.

E il caso di Fatima si inserisce in questo contesto di incertezza. La bambina all’uscita da scuola non ha ricevuto la giusta vigilanza, è stata fatta andare via con una donna sconosciuta, adesso identificata insieme al complice. Come è potuta succedere una cosa così grave? si chiedono ancora le femministe.

Fonti: Univision / Infobae

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