Questa multinazionale ha pagato 11 milioni di riscatto agli hacker russi che avevano bloccato i macelli per un giorno

La filiale americana di Jbs, il più grande fornitore di carne al mondo, ha pagato 11 milioni di dollari di riscatto agli hacker.

La filiale statunitense del colosso brasiliano nella lavorazione della carne è stata vittima di un cyberattacco. Ancora una volta si dimostra la vulnerabilità dell’approvvigionamento alimentare (anche) agli attacchi di hacking

Avevano bloccato la produzione negli stabilimenti statunitensi e australiani, fermando di fatto il funzionamento dei macelli per un giorno. È stato un attacco hacker, certo, ma per 24 ore almeno gli animali non sono stati macellati. E si dimostra ancora una volta quanto una multinazionale tenti sottobanco in tutti i modi di riparare a dei seri danni di immagine.

È quanto accaduto alla Jbs, l’impresa fondata in Brasile e ad oggi numero uno al mondo nella lavorazione delle carni, che ammette in un comunicato di aver pagato un riscatto di 11 milioni in bitcoin a una banda criminale russa che aveva attaccato il suo sistema informatico.

A renderlo noto è lo stesso chief executive della filiale americana, Andre Nogueira.

Stando a quanto riportato dal Wall Street Journal, il riscatto è stato pagato dopo che gli attacchi informatici avevano bloccato la produzione negli stabilimenti statunitensi e australiani, mettendo così in difficoltà anche le consegne di un’impresa che ha una quota vicina al 15% del mercato USA delle carni (nel nostro Paese, la Jps controlla il gruppo Rigamonti).

È stata una decisione molto difficile da prendere per la nostra società e per me personalmente – ha detto Nogueira. Abbiamo preso questa decisione per evitare ogni potenziale rischio per i nostri clienti.

L’Fbi ha attribuito la responsabilità dell’attacco a REvil, un gruppo russo i cui attacchi ransomware (con riscatto appunto) operano cifrando i file della “preda” pretendendo il pagamento di un riscatto per poter riavere accesso ai file criptati. L’attacco hacker aveva preso di mira i server che sostengono le operazioni di Jbs in Nord America e Australia: la produzione ne avrebbe subito conseguenze per diversi giorni.

I federali hanno annunciato che lavoreranno per assicurare il gruppo hacker alla giustizia (già il mese scorso, la fornitura di carburante nel sud-est degli Stati Uniti era stata paralizzata per diversi giorni proprio dopo che un attacco ransomware aveva preso di mira la Colonial Pipeline).

Ma una cosa ci chiediamo: la JBS solo negli States lavora quasi un quarto della carne bovina del Paese e un quinto della sua carne di maiale e tra i suoi clienti ci sono supermercati e fast food, in primis il McDonald’s: non sembra che questi interventi della “giustizia” (al netto di cybercriminali che in ogni caso vanno puniti) siano più mirati a mantenere i profitti delle multinazionali, lasciando in un angolo una intera regolamentazione degli allevamenti intensivi che fa acqua da tutte le parti?

Fonti: JBS / WSJ

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