“Siamo uniti e liberi”: l’Australia cambia l’inno per riconoscere la storia degli indigeni

La seconda riga dell'inno Advance Australia Fair, "siamo giovani e liberi", è stata sostituita da "siamo uniti e liberi".

La seconda riga dell’inno Advance Australia Fair, “siamo giovani e liberi”, è stata sostituita da “siamo uniti e liberi”.

L’ultimo giorno dell’anno 2020, il governo australiano ha cambiato una parola nell’inno nazionale nel tentativo di includere e riconoscere la cultura e la storia degli aborigeni nel paese. Così la seconda frase di Advance Australia Fair, “siamo giovani e liberi” è stata sostituita da “siamo uniti e liberi”. (LEGGI anche: Vittoria! BHP ferma la distruzione di 40 siti sacri agli aborigeni australiani per fare spazio alle miniere)

“Anche se l’Australia è una nazione giovane, la sua storia è millenaria. Un cambiamento che non toglie nulla, ma che aggiunge davvero significato al testo”, ha scritto il primo ministro australiano Scott Morrison.

Per anni, il testo dell’inno nazionale australiano Advance Australia Fair, reso tale nel 1984, è stato spesso criticato perché non rappresentava né includeva i popoli indigeni australiani, celebrando invece il periodo coloniale del paese. Non a caso i giocatori della squadra Indigenous All Star durante l’ultima stagione della Australian Rugby League Commission (ARLC) hanno deciso di non cantarlo perché “le parole nell’inno non rappresentano né loro né le loro famiglie”.

Il mese scorso prima della partita contro l’Argentina, la nazionale australiana di rugby, i Wallabies, è diventata la prima squadra sportiva a cantare l’inno in lingua indigena. Anche se il gesto voleva essere inclusivo, alcuni giocatori come Latrell Mitchell, hanno criticato la versione alludendo che cambiare la lingua non significava cambiare il significato.

“Tutto su di noi, senza di noi”

Anche se il ministro degli indigeni australiani Ken Wyatt ha dichiarato che il cambiamento di una parola era di natura piccola ma significativa, per alcune organizzazioni e per gli aborigeni australiani questo gesto non basta. La professoressa di diritto dell’Università del New South Wales Megan Davis, una donna aborigena Cobble Cobble dello stato del Queensland, ha criticato la mancanza di consultazione con gli indigeni su questo cambiamento.

“Questo è un modo deludente per concludere il 2020 e iniziare il 2021. Tutto su di noi, senza di noi”, ha dichiarato la professoressa Davis.

Sebbene questo sia un riconoscimento alla storia delle culture aborigene e isolane dello Stretto di Torres che risalgono a 65.000 anni fa, c’è ancora molto da lavorare per raggiungere l’uguaglianza per gli aborigeni australiani. Tuttora la costituzione australiana, che risale al 1901, non li menziona né li riconosce come i primi abitanti del paese, un fatto ancora sospeso che oltraggia ancora questa minoranza che rappresenta il 3,3 per cento dei 25 milioni di abitanti che ha il paese oceanico.

Fonte: Department of the Prime Minister of Australia

 

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