Anastasiia Yalanskaya: chi era la giovane volontaria di un rifugio ucraino, uccisa mentre portava cibo agli animali

La ragazza non aveva voluto lasciare il paese per non abbandonare gli animali che tanto amava ed è morta per aiutarli

Aveva 26 anni la volontaria ucraina Anastasiia Yalanskaya che nei giorni scorsi è stata uccisa, raggiunta da uno proiettile russo mentre si recava in un rifugio a 30km dalla capitale Kiev per portare da mangiare ai cani rimasti lì a cui da anni donava il suo tempo ed il suo amore. Una vita trascorsa sempre ad aiutare i più deboli, a prendersi cura degli animali fino all’ultimo e che con lo scoppio della guerra non ha voluto sentire ragioni. 

Anastasiia Yalanskaya aveva deciso da subito di rimanere nella sua Ucraina per aiutare i suoi concittadini e continuare a fare volontariato nel rifugio di Bucha dove i cani erano rimasti senza cibo da tre giorni e qualcuno avrebbe dovuto consegnare gli alimenti per poterli sfamare. E Anastasiia aveva deciso di mettersi in macchina, di caricare nella sua vettura croccantini e scatolette e partire sorridente per Bucha, ma il suo viaggio è stato stroncato nel modo più drammatico

Arrivata al rifugio con altri due volontari, è stata sparata sul colpo così come le altre due persone che erano con lei in macchina. La cittadina di Bucha è infatti sotto assedio da giorni e i militari sparerebbero sui civili per intimidire chi è rimasto e sta combattendo senza tregua per il proprio paese ed infatti l’auto della ragazza sarebbe stata colpita da proiettili di una pesante arma da fuoco a distanza ravvicinata.

Le avevo chiesto di essere estremamente prudente, ora come ora un minimo errore costa estremamente tanto. Quando le ho proposto di lasciare il paese, non mi ha voluto ascoltare”

ha raccontato l’ex marito Yevhen Yalanskyi che già da parecchio non viveva più in Ucraina con lei, ma era comunque rimasto in stretto contatto con la ragazza specialmente dopo l’inizio del conflitto.

A dare l’allarme è stata la migliore amica di Anastasiia che sapeva che la giovane si sarebbe recata in quei territori e non sentendola per parecchie ore ha chiamato il padre di uno dei volontari del rifugio che era sul posto con Anastasiia quel giorno e che come lei è stato vittima dell’attacco. I tre sarebbero dovuti rientrare assieme e recarsi presso la casa dell’uomo che l’amica della ragazza ha contattato.

Fonte: Globalnews

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