Concessioni balneari: mentre l’Ue boccia l’Italia, noi continueremo a pagare sempre di più lettini e ombrelloni

"Le concessioni di occupazione delle spiagge italiane non possono essere rinnovate automaticamente ma devono essere oggetto di una procedura di selezione imparziale e trasparente": a stabilirlo è la Corte di giustizia dell'Unione europea in una sentenza. Con l'approvazione del decreto Milleproroghe, si sono allungati i tempi per la riforma del settore degli stabilimenti balneari privati, ma ora l'Italia rischia una sanzione

La questione era stata sollevata dopo un ricorso dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) contro il Comune di Ginosa, nella provincia di Taranto, che aveva intrapreso una battaglia legale a difesa del rinnovo automatico della concessioni. L’Europa si è però pronunciata ribadendo il carattere vincolante e l’effetto diretto della direttiva europea per i servizi nel mercato interno, la cosiddetta Bolkestein.

Nei giorni scorsi, chiamata ad esprimersi sul ricorso dell’Antitrust, la Corte di Giustizia europea ha infatti chiarito che i giudici nazionali e le autorità amministrative, comprese quelle comunali, sono tenuti ad applicare le disposizioni europee, disapplicando invece le norme di diritto nazionale “non conformi“.

Cosa vuol dire? Che le concessioni di occupazione delle spiagge italiane non possono essere rinnovate automaticamente, ma devono essere oggetto di una procedura di selezione “imparziale e trasparente“.

Ne abbiamo parlato qui: Concessioni balneari, la Corte di giustizia Ue boccia i rinnovi automatici: “serve più trasparenza”

Nonostante questa sentenza, il Governo ha approvato nell’ultimo Consiglio dei Ministri il Ddl concorrenza rimandando di fatto un’eventuale revisione di quanto era stato deciso a febbraio con l’approvazione del decreto Milleproroghe, ovvero la possibilità per i Comuni di estendere le concessioni balneari ora in vigore fino al 2024 (e in alcuni casi anche fino al 2025) senza bandi di assegnazione.

Cosa prevede il Milleproroghe

Col Milleproroghe la scadenza delle attuali concessioni balneari è stata spostata al 31 dicembre 2024, ma non solo: nel decreto è prevista anche la possibilità di un ulteriore anno di deroga, fino a fine 2025, per tutti quei Comuni che non saranno in grado di preparare i bandi per tempo.

I Comuni, inoltre, non potranno indire nessun bando di gara per assegnare la possibilità di dare in affitto lettino e ombrellone, almeno fino al prossimo 27 luglio (con l’obiettivo di dare il tempo al Governo di completare la mappatura del demanio marittimo e avere una situazione chiara della quantità di spiagge libere e occupate nel nostro Paese).

Ma il rilascio dei permessi ai privati per sfruttare economicamente le coste (che, lo ricordiamo, sono un bene pubblico) è un punto di attenzione anche per l’Europa, dicono da Altroconsumo. La Ue è da tempo che ci avverte: in Italia “l’uso di concessioni pubbliche per i beni pubblici, come le spiagge, non è stato ottimale” e “ciò implica una significativa perdita di entrate visto che queste concessioni sono state rinnovate automaticamente per lunghi periodi e a tassi molto al di sotto dei valori di mercato”.

Dopo l’apertura nel 2020 di una procedura di infrazione da parte di Bruxelles e, dopo l’ultima sentenza della Corte di Giustizia europea, se l’Italia dovesse risultare inadempiente nell’applicazione della direttiva europea (la 2006/123/CE sui servizi nel mercato europeo comune) potrebbe venir deferita e rischiare una multa salata.

E intanto i lettini…

Il loro prezzo, così come quello degli ombrelloni, continuerà a lievitare e il perché è presto detto: non c’è concorrenza!

Tutti questi ritardi, avvertono da Altroconsumo, non faranno altro che ripercuotersi anche quest’estate proprio sul prezzo di lettini e ombrelloni che i consumatori sono costretti a pagare per godere delle spiagge che, tra l’altro, sono di demanio pubblico.

La cristallizzazione per decenni di questo settore ha portato i prezzi degli stabilimenti balneari alle stelle, come dimostrano le nostre indagini sul campo di tutti questi anni.

L’anno scorso, ad esempio, era emerso un aumento del 10% rispetto ai prezzi applicati dai gestori degli stabilimenti nel 2021 e tutto fa pensare che anche per questa estate ci troveremo dinanzi a un ennesimo rialzo dei prezzi.

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Fonti: Corte giustizia Ue / Altroconsumo

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