EC: consigli pratici per non utilizzare (quasi) mai i pannolini

Sapete che c’è la possibilità crescere un neonato senza pannolini? Si chiama Elimination Communication (EC) ed è un sistema molto apprezzato

Quando nasce un bambino la famiglia mette in conto che, per anni, sarà alle prese con montagne di pannolini. I genitori più attenti all’ambiente scelgono prodotti biodegradabili oppure optano per l’utilizzo dei pannolini lavabili. Ma sapevate che c’è anche la possibilità crescere un neonato senza pannolini? Si chiama Elimination Communication (EC) ed è un sistema molto apprezzato soprattutto negli Stati Uniti.

Sembra impossibile, eppure ci sono tantissime testimonianze di genitori soddisfatti di questa pratica che li ha visti abbandonare l’idea che i bambini abbiano per forza bisogno di pannolini per i propri piccoli e grandi bisogni. Essenziale però saper cogliere i primi segnali e subito posizionare il bebè davanti al lavandino, sul water, sul vasino o su una bacinella, a seconda delle esigenze e della situazione in cui ci si trova.

Se ci pensate in tante parti del mondo dove i pannolini non esistono, l’EC non è poi una cosa tanto assurda, anzi si tratta della quotidianità.

La teoria alla base dell’EC: bambini senza pannolini

Nel libro “Diaper Free! The Gentle Wisdom of Natural Infant Hygiene”, l’autrice Ingrid Bauer spiega come sia possibile crescere bambini senza utilizzare mai, o quasi mai, pannolini. Il concetto è abbastanza semplice: la madre, il padre o chi si prende cura frequentemente del bambino deve imparare a leggere i messaggi che il piccolo manda ogni volta che ha bisogno di liberarsi di pipì o cacca (chi ha figli sa che effettivamente esistono dei segnali che con il tempo diventano sempre più chiari e riconoscibili).

Il nome Elimination Communication è stato scelto proprio per sottolineare l’importanza della comunicazione che c’è tra neonato e mamma, essenziale per cogliere tutti i bisogni del piccolo tra cui anche quello di “eliminare” le scorie del corpo.

Quando iniziare e come praticare l’elimination communication

Si può iniziare a sperimentare la propria capacità di comunicazione con il bimbo fin da subito ma la maggior parte dei genitori iniziano ad avvicinarsi all’EC dopo 2 o 3 mesi. Il momento del parto e i primi tempi in cui in casa è arrivato un nuovo ospite sono già di per sé abbastanza impegnativi e magari non si ha ancora voglia, tempo o calma da dedicare a questo sistema che richiede comunque un po’ di pazienza.

Per iniziare è necessario dedicare una o due giornate ad osservare il neonato e capire quali sono gli specifici messaggi che manda in particolare quando fa pipì. L’arrivo della cacca, come le mamme sanno, è più facile da riconoscere in quanto i piccoli fanno spesso delle facce molto caratteristiche.

Tenete presente che i primi mesi tra una pipì e l’altra passano almeno 20-30 minuti poi i tempi si allungano a 1 o 2 ore. Osservando il neonato riuscirete anche a capire più o meno gli orari che ha, anche a seconda delle poppate o del biberon di latte che beve.

Generalmente dopo qualche giorno si riesce a capire le abitudini del neonato e quindi si può agire di conseguenza. Un buon consiglio è quello di appuntare gli orari che avete notato essere sempre uguali: ad esempio se il piccolo fa pipì la mattina al risveglio, subito dopo il riposino, o in seguito alla poppata.

Sta a voi poi scovare tutte le possibili associazioni tra movimenti e suoni del neonato e produzione di pipì o cacca. C’è chi agita mani o piedi, fa versetti, muove la bocca o altro.

Una volta individuato il momento giusto (i primi tempi preparatevi a qualche fallimento) si può scegliere di posizionare il piccolo su una bacinella da tenere sempre a portata di mano oppure andare in bagno o ancora, magari dopo qualche mese, utilizzare direttamente il vasino. Nel caso della pipì non c’è bisogno di assumere posizioni particolari mentre per quanto riguarda la cacca per aiutare il piccolo a liberarsi si possono sollevare entrambe le gambine premendo lentamente nei confronti della pancia.

Oltre ad armarvi di tanta pazienza, preparate in casa mutandine, asciugamani e traverse da posizionare su lettini, sdraiette e altri luoghi dove è solito stare il piccolo. Sempre pronti devono essere anche vestiti puliti per voi e il bebè. A questo proposito, soprattutto i primi tempi, scegliete di vestire il neonato con abbigliamento comodo che riuscite facilmente a togliere nel momento in cui cogliete i segnali che avete imparato a riconoscere. Ottime in questo senso ad esempio le ghettine o tutine a due pezzi.

Vedrete che dopo le prime settimane di pratica sarà anche il neonato stesso ad aiutarvi perché avrà associato la posizione che gli fate assumere o il luogo in cui si trova con il momento di fare pipì o cacca.

Per quanto riguarda la notte e quando si è in luoghi scomodi fuori dalla routine casalinga, c’è chi utilizza comunque il metodo, chi invece vuole stare più tranquillo e porta con sé i tradizionali pannolini.

Pro e contro dell’elimination communication (ec)

Elimination Communication

Photo Credit

I vantaggi di utilizzare da subito questo sistema sono diversi: risparmiare soldi sui pannolini che siano usa e getta o lavabili, aiutare quindi l’ambiente con una scelta eco-friendly, evitare possibili eritemi, lasciar respirare le parti intime dei bimbi ma anche ritrovarsi molto avvantaggiati nel momento in cui gli altri genitori devono “spannolinare” i propri figli e non sempre si tratta di una fase semplicissima e veloce da superare.

Per quanto riguarda i contro sicuramente la prima cosa che viene in mente è la necessità di avere un po’ di tempo a disposizione e pazienza da dedicare all’EC. Prepararsi a lavare molti vestiti propri e del bimbo oltre che raccogliere pipì e cacca da pavimenti, superfici varie ma anche letti, lettini e sdraiette. C’è poi spesso da combattere la resistenza in famiglia o delle persone che si prendono cura del bambino non abituate a questo sistema senza pannolini.

Forse per una mamma alle prime armi che ancora si deve abituare allo stravolgimento di aver messo al mondo un figlio con tutto quello che ciò comporta, aggiungere anche questa “difficoltà” potrebbe non essere una buona idea. Diversa magari la situazione nel caso di un secondo o terzo figlio quando ormai si ha preso dimestichezza sia con la vita da mamma sia con i segnali che mandano i piccoli nel momento in cui si devono liberare da pipì o cacca.

Voi che ne pensate, avete mai provato l’EC?

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