Senza acqua e senza casa, l’incubo di migliaia di bambini sfollati dopo il violento terremoto in Afghanistan (che già non interessa più a nessuno)

La violenta scossa di terremoto avvenuta una decina di giorni fa in Afghanistan ha raso al suolo case e lasciato decine di migliaia di persone senza acqua, cibo e assistenza sanitaria. A fare le spese di questo dramma nel dramma sono soprattutto i bambini, che hanno perso i loro genitori e parenti sotto le macerie

Non c’è tregua per la popolazione dell’Afghanistan, già alle prese col duro regime talebano che si è instaurato la scorsa estate, facendo piombare il Paese – in particolare le donne – nelle tenebre. Adesso decine di migliaia di persone si ritrovano a fare i conti con le drammatiche conseguenze del violento terremoto di magnitudo 5.9 che ha sconvolto la nazione una decina di giorni fa, provocando 770 vittime e circa 1500 feriti.

E le scosse di assestamento che si sono registrate negli ultimi giorni (di cui una di magnitudo 4.8) riaccendono l’incubo, specialmente fra i bambini della provincia di Paktika, una delle aree più colpite dal sisma.

Sono 362mila le persone rimaste senza un tetto e senza assistenza sanitaria e che rischiano di morire di fame e non hanno più accesso all’acqua potabile. Fra queste ci sono tantissimi bambini sono ancora sotto shock e temono di di far rientro nelle case distrutte, in cui hanno perso la vita i loro genitori e parenti, come raccontano i volontari di Save the Children che stanno offrendo sostegno al popolo afghano.

Un’emergenza nell’emergenza

Ho più di 20 anni di esperienza nei disastri umanitari e quello che ho visto qui è davvero scioccante. Le persone hanno perso tutto: il loro cari, i vestiti, il bestiame e le case. Ho anche incontrato molte famiglie che dormono all’aperto perché le loro case sono piene di crepe e temono che le scosse di assestamento possano farle crollare. Molti bambini sono ancora sotto shock per quello che è successo loro e mi hanno detto ‘Questa casa ha ucciso mia sorella.

Questa casa ha ucciso mio fratello. E non voglio tornare lì dentro’, è davvero straziante – ha commentato Chris Nyamandi, Direttore di Save the Children in Afghanistan, che si trova in missione nell’area in cui è avvenuto il terremoto.  – Questo disastro sarebbe stato devastante di per sé, ma l’Afghanistan stava già affrontando livelli catastrofici di fame, il collasso del sistema sanitario e gravi difficoltà economiche.

Ora più che mai l’Afghanistan ha bisogno di aiuti economici perché quelli giunti finora da nazioni come la Germania non sono sufficienti, anche perché al momento la nazione ha soltanto un terzo dei fondi necessari per l’anno 2022.

Questa è un’emergenza nell’emergenza e i bambini, non solo nelle aree colpite dal terremoto ma in tutto il Paese, hanno bisogno di un sostegno urgente. –  prosegue Nyamandi – I governi possono e devono rispondere con urgenza. La cosa più importante e più urgente è il sostegno finanziario, per consentire il lavoro immediato in emergenza per salvare le vite nelle prossime settimane, ma anche il lavoro a lungo termine per aiutare queste comunità a riprendersi.

In particolare, questa è una nuova, ulteriore emergenza e richiede nuovi, ulteriori finanziamenti, che non possono andare a scapito dell’appello per gli aiuti umanitari per il paese, che ha solo un terzo dei fondi necessari per il 2022. Le Ong come Save the Children stanno attualmente impiegando personale e risorse dei programmi umanitari già esistenti per rispondere al terremoto, il che avrà un impatto immediato se i fondi non verranno reintegrati.

Sono tantissime le testimonianze raccolte in questi giorni dai volontari sul campo. Hakim, che ha 35 anni, ha perso le due figlie piccole, una nipote e un nipote quando la loro casa è crollata su di loro, mentre i suoi figli e nipoti sopravvissuti sono ancora emotivamente angosciati per quello che è successo loro.

I bambini hanno pianto quando li ho riportati per la prima volta nella casa distrutta. Vedendo la distruzione e pensando a ciò che era successo loro la notte del terremoto, erano terrorizzati dalla casa.  – racconta – Mio nipote Farid, che ha 4 anni, mi ha chiesto perché lo avessi riportato in casa. Gli ho detto che stiamo per ricostruire la casa per loro e che vivranno di nuovo in questa casa. Mi ha risposto che distruggerà la casa, così non potremo più tornarci, perché ha molta paura di tornarci a vivere.

Se prima fino a qualche giorno fa vivere in Afghanistan era molto pesante, adesso per decine di migliaia di persone è un inferno.

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Fonte: Save the Children

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