Clown senza frontiere sull’isola di Lesbo, per far sorridere i bimbi in fuga dalle guerre (FOTO)

Regalare un sorriso a chi ha perso tutto e restituire l'allegria ad un bambino provato da situazioni molto più grandi di lui: è questa la missione che ha portato Clown Without Borders USA sull’isola greca di Lesbo. Qui, punto di approdo di migliaia di migranti, i professionisti dell’organizzazione si sono esibiti dal 26 ottobre al 10 novembre scorsi, intrattendo complessivamente oltre 6000 persone, adulti e bambini in fuga da guerre e violenze.

Regalare un sorriso a chi ha perso tutto e restituire l’allegria ad un bambino provato da situazioni molto più grandi di lui: è questa la missione che ha portato Clown Without Borders USA sull’isola greca di Lesbo. Qui, punto di approdo di migliaia di migranti, i professionisti dell’organizzazione si sono esibiti dal 26 ottobre al 10 novembre scorsi, intrattendo complessivamente oltre 6000 persone, adulti e bambini in fuga da guerre e violenze.

Lesbo è un’isola del mare Egeo situata a pochi chilometri dalla costa turca e balzata alle cronache, negli ultimi mesi, per essere diventata luogo di sbarco di migliaia di uomini, donne e bambini provenienti dal Medio Oriente, e in particolare dalla Siria. I profughi, sopravvissuti a drammatiche traversate, vivono in tre campi appositamente allestiti e in altre sistemazioni provvisorie sparse per tutta l’isola, in attesa di conoscere il loro destino e sperando di poter proseguire il viaggio verso altri Paesi europei.

Nell’isola la situazione è drammatica, tra sbarchi continui, naufragi, famiglie distrutte e condizioni di vita povere e precarie. Per questo, sperando di alleviare il dolore dei migranti e, soprattutto, di regalare risate e divertimento ai più piccoli, Clown Without Borders USA ha dedicato a Lesbo oltre due settimane di intrattenimento, grazie a quattro professionisti – Sabine Choucair, Luz Gaxiola, Clay Mazing e Molly Levine – che si sono esibiti nei campi profughi e hanno improvvisato spettacoli lungo le strade, sulla spiaggia o nel porto.

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Le esibizioni, fatte di sketch spiritosi, in grado di superare le barriere culturali e linguistiche, hanno portato sull’isola allegria e buonumore, tra musica, hula hoop, cappelli magici, fischietti, nasoni, abiti sgargianti e denti finti. In molti casi, i clown sono riusciti a far partecipare attivamente gli stessi spettatori, grandi e piccoli, coinvolgendoli in danze e performance divertenti.

La visita dei clown è stata, per molti, un momento liberatorio, un modo per dimenticare, almeno per un istante, drammi personali e timori.

“Come clown, con i nostri costumi vivaci e le nostre grandi facce aperte, siamo avvicinabili.” – racconta in proposito Luz Gaxiola“Siamo aperti con le persone, così le persone sono aperte con noi. Sentono subito che siamo lì per divertirci con loro. In nostra presenza, le persone si sentono libere di giocare e di ballare senza timore di essere considerate stupide, perché ci siamo noi clown e siamo molto più stupidi di quanto loro potranno mai essere.”

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Il blog delle due settimane trascorse a Lesbo racconta anche che i clown si sono trovati a fronteggiare una situazione di emergenza, quando un barcone con a bordo circa quattrocento persone si è capovolto a poca distanza dall’isola e loro quattro, smessi i colorati abiti di scena, hanno collaborato con volontari e forze dell’ordine per prestare i primi soccorsi ai superstiti.

“Mi siedo esausto accanto a tre piccoli fratelli e alla loro madre.” – scrive Clay Mazing dopo aver raccontato gli istanti più drammatici delle operazioni di soccorso – “Una donna olandese tenta di consegnare alla bambina più grande alcuni cracker di emergenza, ma lei scuote la testa. La donna insiste e così la bambina li afferra, ma continua a guardarli con disinteresse. Allora indosso il finto sorriso che ho comprato negli Stati Uniti per cinquanta centesimi e, quando lei alza lo sguardo, glielo mostro, non sapendo prevedere quale reazione avrà. Mi guarda negli occhi per un secondo, e poi sorride. Quindi chiama suo fratello per far vedere i denti finti anche a lui, che ride. Un’altra bimba viene a vedere cosa sta succedendo. Prima di rendermene conto, sto giocando con il naso, i denti finti e qualche trucco magico, lasciando anche che i bambini suonino il mio charango, in uno spettacolo per pochi intimi.”

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L’avventura di Clown senza Frontiere inizia a Barcellona nel 1993. Il fondatore dell’organizzazione è un clown professionista, Tortell Poltrona, che matura l’idea di utilizzare la sua arte per donare un po’ di allegria ai bambini che vivono situazioni drammatiche dopo essere stato invitato ad esibirsi in un campo profughi croato, durante la guerra nei Balcani.

Negli anni successivi, il desiderio di portare un sorriso e un po’ di divertimento nei luoghi colpiti da disastri naturali o nei quali imperversano guerre e conflitti coinvolge un numero crescente di professionisti, tanto che oggi l’organizzazione ha ramificazioni in ben 12 Paesi, contando numerosi affiliati e volontari.

Una rete di uomini e donne che combatte il dolore e l’ingiustizia con la forza del sorriso.

Lisa Vagnozzi

Photo Credits: Clowns Withouth Borders USA

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