Il suggestivo paesaggio di ardesia in Galles diventa Patrimonio Unesco

Nel Galles nordoccidentale, il paesaggio in ardesia diventa Patrimonio dell'Umanità Unesco, è il 33esimo sito del Regno Unito

Nel Galles nordoccidentale, il paesaggio in ardesia diventa Patrimonio dell’Umanità Unesco, è il 33esimo sito del Regno Unito. Un sito che nell’Ottocento era famoso per l’estrazione di queste rocce sedimentarie che regalano alla zona uno scenario straordinario.

In Italia, abbiamo festeggiato i Portici di Bologna annoverati tra le bellezze da preservare nel mondo. Tra i siti aggiunti alla Lista del Patrimonio ce ne sono altri che si trovano in Sloveniam Federazione Russa e Regno Unito. Aggiunte che sono state fatte durante la 44a sessione estesa del Comitato del Patrimonio Mondiale tenuta online e presieduta da Fuzhou (Cina), che sta esaminando le candidature arrivate nel 2020 e nel 2021.

Il paesaggio in ardesia, la cui candidatura era stata sostenuta anche dal primo ministro Boris Johnson che aveva parlato di un “luogo unico” ce l’ha fatta. Si dice che i paesaggi di ardesia di Snowdonia, nella contea di Gwynedd, abbiano “coperto il tetto del mondo del XIX secolo” poiché l’ardesia proveniente dalle sue cave veniva esportata in tutto il mondo.

Come si legge sul sito Unesco, The Slate Landscape of Northwest Wales illustra la trasformazione che la rivoluzione industriale e l’estrazione dell’ardesia hanno determinato nel tradizionale ambiente rurale delle montagne e delle valli del massiccio di Snowdon. 

Il territorio, che si estendeva dalla cima della montagna al mare ha sfidato i grandi processi industriali intrapresi da proprietari terrieri e investitori di capitali, che hanno rimodellato il paesaggio agricolo in un centro industriale per la produzione di ardesia durante il Rivoluzione industriale (1780-1914). 

“Questo luogo ha svolto un ruolo di primo piano nel settore e ha costituito un modello per altre cave di ardesia in diverse parti del mondo. Offre un importante e notevole esempio di interscambio di materiali, tecnologia e valori umani”.

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Fonte: Unesco

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