Muore in Cile “abuela Cristina” Calderón, l’ultima custode della lingua indigena yagán

È morta Cristina Calderón, l'ultima madrelingua Yagán, la lingua dei yámana, il popolo indigeno più meridionale del Pianeta.

All’età di 93 anni è morta in Cile Cristina Calderón, l’ultima custode della lingua indigena yagán. Con la sua morte, non solo abbiamo perso un Tesoro umano vivente, ma si è anche spento il suono della voce del popolo yámana, gli indigeni canoisti che per 6.000 anni hanno abitato la Terra del Fuoco, nell’estremo sud dell’America.

Cantante, etnografa e scrittrice, l’“abuela Cristina” – come amorevolmente la chiamavano tutti – fino ai suoi ultimi anni si è impegnata attivamente a preservare e trasmettere tutto ciò che riguardava la cultura Yagán, mantenendo vive le tradizioni del suo popolo. Non era infatti strano trovarla a tessere un cesto di canne, utilizzando una tecnica usata dai suoi antenati.

Non solo, insieme a sua nipote, Cristina Zárraga, ha creato un dizionario dallo Yagán allo spagnolo, accompagnato da un CD con cui è possibile sentire alcune parole. Insieme hanno anche pubblicato un libro di leggende, canzoni e storie originali chiamato Hai Kur Mamašu Shis, ovvero “Voglio raccontarvi una storia”.

Madre, per gli Yagán la tua partenza ha generato un vuoto insostituibile dal punto di vista culturale, umano ed emotivo, che ci pone il compito di preservare la tua memoria e con essa quella della nostra gente. Questo è il lavoro che mi è stato affidato e che adempirò per te e per il nostro popolo”, ha scritto in un tweet sua figlia Lidia González Calderón, una dei membri della Convenzione Costituente che sta attualmente redigendo la nuova Costituzione cilena.

La sua vita e quella della sua gente sono state oggetto di ispirazione per i più eminenti studiosi, storici, scienziati e ricercatori che ogni anno si recavano a Villa Ukika, dove Cristina abitava, per conoscere un po’ di più su di lei e sulla sua cultura.

La lingua Yagán ha 32.400 parole e può vantare di avere una delle parole più concise (e difficili da tradurre) al mondo: mamihlapinatapai, il cui significato è “uno sguardo tra due persone, ognuna delle quali si aspetta che l’altra cominci un’azione che entrambi vogliono ma nessuno dei due osa iniziare”.

Quando muore una lingua, muore anche un modo di vedere il mondo. Buon viaggio abuela Cristina, il tuo esempio rimarrà per sempre un simbolo di resistenza culturale dei popoli indigeni.

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