Queste impronte di bimbi preistorici che giocano nel fango appena scoperte in Tibet sono la più antica forma d’arte della storia dell’uomo

Scoperta in Tibet impronte di bambini lasciate nel fango, che le ha preservate per centinaia di migliaia di anni

Scoperta in Tibet forse la più antica forma d’arte ancora conservata: impronte di bambini lasciate nel fango, che le ha preservate per centinaia di migliaia di anni

Un team di ricercatori dell’Università di Guanzhou e di quella di Bournemouth ha scoperto a Quesang, sull’altopiano del Tibet, cinque impronte di mani e cinque di piedi appartenenti a due bambini. La posizione e l’accuratezza delle tracce indicano che queste sono state lasciate con intenzionalità su ciò che un tempo era una pozzanghera del fango ma che con il passare dei millenni si è trasformato in un masso di travertino. Sulla base delle loro dimensioni, si è dedotto che le tracce apparterrebbero a un bambino di 7 e uno di 12 anni e sarebbero state realizzate fra i 169.000 e i 226.000 anni fa. Per datare queste tracce, gli archeologi hanno misurato il decadimento dell’uranio presente nel travertino.

Se la datazione proposta dagli studiosi è esatta, si tratterebbe della più antica forma di arte rupestre finora conosciuta. I due bambini apparterrebbero alla specie di Neanderthal, di cui possediamo già esempi artistici. Le tracce hanno incuriosito gli archeologi per la loro disposizione anomala sulla pietra: non è possibile infatti che siano state lasciate casualmente in seguito al normale camminare; sembrano invece state deliberatamente lasciate come decorazione.

Immaginate questi bambini preistorici, che giocano nel fango in un’assolata giornata estiva, che con attenzione creano le impronte delle mani e dei piedi – dicono gli archeologi. – E immaginate che queste impronte possano conservarsi per migliaia di anni, e giungere intatte fino a noi, poiché il fango si è indurito fino a formare quello che oggi chiamiamo travertino. Si tratta di un’incredibile dimostrazione dell’indole artistica degli uomini preistorici, ma anche dell’inventiva dei piccoli dei Neanderthal.

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Fonte: Science Bulletin /  Bournemouth University

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