Imbrattate 70 opere d’arte nei musei del centro di Berlino

Il 3 ottobre scorso l'Isola dei musei di Berlino è stata vittima di un attacco di ignoti. Almeno 70 opere d'arte sono state imbrattate

Almeno 70 opere d’arte custodite nell’Isola del Musei del centro di Berlino sono state imbrattate da ignoti. Si tratta di uno dei più vasti attacchi contro opere d’arte e antichità nella storia della Germania del dopoguerra.

Qualcuno ha spruzzato una sostanza oleosa che ha lasciato macchie ben visibili su decine di capolavori custoditi nel Pergamon,  Vorderasiatisches Museum, Museum für Islamische Kunst e l’Antikensammlung ma anche nel Neues Museum e nella Old National Gallery.

Si tratta di statue egizie, immagini di divinità greche, sarcofagi e dipinti europei, un patrimonio artistico forse rovinato per sempre da ignoti.

Il fatto è avvenuto il 3 ottobre scorso, secondo la polizia criminale di Berlino, ma almeno inizialmente è stato tenuto il massimo riserbo e segretezza su quanto accaduto, probabilmente per favorire le indagini.  “C’erano ragioni investigative tattiche per non informare il pubblico” hanno dichiarato le autorità.

Solo su richiesta di “Zeit” e Deutschlandfunk (media locali) la Prussian Cultural Heritage Foundation e l’Ufficio statale di polizia criminale di Berlino hanno confermato i danni alle opere d’arte e hanno fatto sapere di aver avviato un’indagine.

Complessivamente, l’azione deve essere durata più di un’ora e si presume sia stata eseguita da più persone contemporaneamente.

Non è ancora chiaro il motivo del gesto né tanto meno si sa chi l’ha compiuto ma le indagini si stanno concentrando intorno alla figura di Attila Hildmann, un ex chef vegano cospirazionista che,  tramite il suo canale Telegram, tra le altre cose incitò i suoi seguaci contro il Pergamon Museum di Berlino definendo questo luogo come il  “centro dei satanisti e dei criminali del Coronavirus”.

La polizia sta cercando ancora eventuali testimoni dell’attacco.

Quanto siano consistenti i danni alle opere e se l’olio lascerà danni permanenti ancora non è chiaro. I musei, infatti, non hanno rilasciato dichiarazioni in merito.

Fonti:  Deutschland funk / Zeit online / Derwesten 

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