I documentari Green nominati agli Oscar 2010 – Parte II: The Cove

The Cove è la storia di una tranquilla cittadina giapponese, Taiji. Sembra il perfetto posto turistico per le vacanze: bellissimi paesaggi, templi buddhisti, atmosfera di meditazione e incontro con la cultura orientale. C'è anche un bellissimo acquario che ha come mascotte il delfino, rappresentato nelle statue e nei murales tra gli edifici o nelle piccole piazzette. Sembra un paradiso. Sembra.

Quest’anno agli Oscar, che si svolgeranno il prossimo 7 marzo al Kodak Theater di Hollywood, i nostri occhi saranno puntati sulla categoria Best Documentary Feature che vede tra i candidati due film molto importanti per il mondo green: Food Inc. – che abbiamo visto nella prima parte della nostra panoramica sui documentari eco che ambiscono alla statuetta – e The Cove.

The Cove è la storia di una tranquilla cittadina giapponese, Taiji. Sembra il perfetto posto turistico per le vacanze: bellissimi paesaggi, templi buddhisti, atmosfera di meditazione e incontro con la cultura orientale. C’è anche un bellissimo acquario che ha come mascotte il delfino, rappresentato nelle statue e nei murales tra gli edifici o nelle piccole piazzette. Sembra un paradiso. Sembra.

Già, sembra, visto che questo è il luogo dove ogni anno avviene l’orribile massacro di circa 23.000 delfini destinati al commercio clandestino. I pescatori locali fanno in modo di portare i delfini nel covo, dove sono nascosti da occhi indiscreti e protetti da barriere e filo spinato che circondano l’area. Per questo ogni volta che un occidentale con una macchina fotografica o una telecamera si avvicina viene immediatamente allontanato o minacciato. Nelle acque vicino alla riva, addomesticatori, provenienti dai parchi acquatici più famosi del mondo, cercano tra i delfini intrappolati quelli che verranno comprati per la cifra di $150.000. Tutti gli altri delfini non selezionati verranno macellati per il mercato della carne di delfino, anche questo un segreto del quale molti giapponesi non sono a conoscenza. Più che un documentario questo sembra un vero e proprio horror.

Facciamo un passo indietro. Vi ricordate Flipper, uno dei telefilm più famosi con un delfino come protagonista? Era iniziata proprio con quella serie televisiva l’attenzione verso questo simpatico mammifero che ha poi creato in tutto il mondo un’industria miliardaria legata al commercio di delfini. Ric O’Barry, uno dei protagonisti di questo documentario, deve la sua fama e la sua carriera ai delfini. È stato colui che ha catturato e addomesticato quelli usati nel telefilm Flipper. Dopo la morte di Kathy, uno dei mammiferi diventati famosi, si è reso conto di quanto quei delfini avessero sofferto in stato di cattività. Da allora O’Barry ha fatto di tutto per liberare i delfini da ogni forma di addestramento o prigionia e ha soprattutto cercato di denunciare situazioni analoghe a quella di Taiji.

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Il regista Louie Psihoyos, anche lui protagonista del documentario, è l’ottimo compagno per O’Barry per cercare di denunciare pubblicamente il massacro dei delfini della cittadina giapponese. Ecco quindi che viene preparata la dream team di ambientalisti, esperti tecnici e sommozzatori che in una missione ben preparata e fatta di notte, rischiando la propria vita, li porta a sistemare in punti strategici telecamere termografiche, subacquee e altre nascoste all’interno di finte piante e rocce.

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La tensione è al massimo, ma l’operazione viene portata a termine perfettamente. Il materiale raccolto però è molto sconcertante e, anticipo per i più sensibili che non sarà certamente facile vedere le acque dell’oceano diventare rosse. Sono immagini che si commentano da sole.

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Il regista oltre ad esporre la situazione di Taiji, che non è l’unica nel mondo, parla anche dell’inefficacia e della corruzione della International Whaling Commission che invece di proteggere tutti i cetacei, permette il macello dei delfini. Si parla anche degli effetti negativi che il commercio della carne di delfino ha sulla salute di chi la mangia. A causa dell’inquinamento degli oceani, dovuto allo scaricamento di sostanze nocive, molti cetacei presentano nella loro carne grandi quantità di mercurio, soprattutto i delfini. Proprio la carne di questo mammifero, fino a poco tempo fa, veniva servita nella mensa delle scuole di Taiji, così come nei supermercati se ne potevano trovare porzioni, etichettate con nomi di pesce diverso.

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Ancora una volta è l’uomo che commette pratiche illegali e antiambientali dovute agli interessi dell’economia e a quelli dei governi delle nazioni. Questo film però ha cambiato qualcosa. L’attenzione dei media giapponesi ha finalmente portato alla luce la questione. A Taiji è stato bloccato temporaneamente il massacro dei delfini e ogni abitante è stato soggetto ad analisi per verificare la concentrazione di mercurio nel loro sangue.

Guarda il trailer del Film:

Ecco perché le riprese sott’acqua di delfini che nuotano e giocano liberi nelle acque blu dell’oceano accompagnate da una colonna sonora emozionante, ci fanno davvero pensare che O’Barry ha perfettamente ragione quando dice che un luogo come il Sea World o qualsiasi altro parco acquatico, non sono certo i posti ideali per questi mammiferi dallo spirito libero.

Se volete essere coinvolti e aiutare la causa ecco dove trovare maggiori informazioni: www.takepart.com/thecove

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