La gentile arte svedese della pulizia della morte: il decluttering per facilitare la vita agli eredi

La gentile arte svedese della pulizia della morte è un libro sull'importanza di mettere tutto a posto prima di andarsene all'altro mondo.

Il libro è uscito a gennaio 2018 ed è arrivato in Italia un anno dopo ma se ne è parlato sui magazine di tutto il mondo: è “L’arte svedese di mettere in ordine. Sistemare la propria vita per alleggerire quella degli altri.(linkaffiliazione). Il tema che guida e orienta le strategie che costituiscono il cuore di questa tecnica è il passaggio a miglior vita.

L’autrice, Margareta Magnusson, è un’artista svedese che ha vissuto ed esposto le sue opere ovunque, da Hong Kong a Singapore; ha un’età, per usare le sue parole, “compresa tra gli 80 e i 100 anni” e ha deciso di scrivere questo libro, il suo primo, sul tema del riordino e dell’organizzazione della casa… insomma sull’importanza di mettere tutto a posto prima di andarsene all’altro mondo così che – chi resta ed eredita – si trovi avvantaggiato, con il grosso del lavoro già fatto.

Onestamente, non sono ancora sicura che la sua intenzione, con il libro, non sia stata quella di portare un po’ di divertimento e ironia nelle pubblicazioni di manuali di auto-aiuto”,

ha commentato Shana Lebowitz nella sua recensione-anticipazione su Business Insider. Chi lo sa. Per gioco o per davvero, però, la Magnusson propone una serie di step e suggerimenti per eliminare il disordine, organizzare le cose e ridurre la quantità incredibile di oggetti, documenti e quant’altro che si ha in casa: un chiaro invito al minimalismo, a lasciare andare – tanto più ci si avvicina ipoteticamente ad un periodo in cui si può pensare legittimamente che possa arrivare il momento del trapasso.- l’inutile abbondanza materiale (che riempie, fa “esplodere” la casa).

Il libro, 128 pagine, va sul concreto, spiegando cosa si può dare via-regalare-vendere (regali non desiderati, piatti mai utilizzati, vestiti improponibili); cosa può restare come parte dell’eredità, da conservare, perché racconta frammenti importanti, documenta le tappe della vita familiare (fotografie, lettere d’amore, magari un progetto artistico dei figli); cosa è proprio meglio che non resti (scatti osceni o pagine del diario che sarebbe imbarazzante se qualcuno, specie i propri figli, vedesse).

Per chi sarà adatto? Secondo l’autrice è perfetto per ogni età: tutte le volte in cui gli armadi cominciano a scoppiare o i cassetti sono pieni. Altrimenti può essere saggio cominciare piano piano ad entrare nell’ottica della “pulizia della morte” quando si avvicinano i 65. Anni.

La novità di questo progetto è che va oltre il solito “decluttering”. In primo luogo perché pone l’accento sulla morte. Quel tempo della vita che la maggior parte delle persone evita di considerare, che – citato – in molti suscita improvvisi anche solo immaginati toccamenti di “gioielli-di-famiglia” o ferri-similferri a portata di mano, diventa centrale: signori e signore, la morte va considerata. Entra nella pianificazione e nella motivazione dell’agire, dà un senso prospettico tra presente e futuro e oltre il futuro; collega la vita alla morte e alla vita che continua.

E poi perché  quello proposto dalla Magnusson è un cammino su due rotaie parallele: in una c’è il disfarsi delle cose materiali e del superfluo pensando a cosa è veramente importante (aspetto che bene si accompagna al prepararsi lento e senza fretta al lasciare il corpo, quando sarà il momento), nell’altra ci sono il dialogo (con la famiglia ma non solo) e un pensiero di bene proiettato nel futuro, oltre il proprio trapasso. A volte in modo razionale, a volte gioioso, a volte emozionante. Con leggerezza e saggezza.

Nell’introduzione del suo libro, l’autrice racconta che uno dei suoi figli un giorno le ha chiesto se il libro avrebbe avuto un tono triste, visto che si parlava di morte:

No, no, ho detto, non è affatto triste, né la pulizia né la scrittura del libro“.

Tutto ok, insomma.

Il libro è disponibile qui. (linkaffiliazione)

Anna Maria Cebrelli

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