Blu Planet II, l’anteprima del documentario che racconta la natura, gli animali (e la plastica) negli oceani

Da oltre sessant’anni porta la natura nelle case di tutto il mondo grazie ai suoi straordinari documentari pensati per il piccolo schermo. L’ultimo è Blu Planet II, presentato a Londra qualche giorno fa.

Da oltre sessant’anni porta la natura nelle case di tutto il mondo grazie ai suoi straordinari documentari pensati per il piccolo schermo. L’ultimo è Blu Planet II, presentato a Londra qualche giorno fa.

Sir David Attenborough è un fiume in piena dal 1984, da quando il suo nome è accostato a quello della Bbc, adesso la nuova serie è dedicata alla vita degli animali degli oceani.

I sette episodi che compongono la serie sono il frutto di 125 viaggi realizzati in quattro anni narrati dalla voce di Sir David Attenborough con un accompagnamento musicale d’eccezione, quello di Hans Zimmer e i Radiohead.

Nei suoi documentari, l’autore parla delle meraviglie della natura, ma anche dei mali endemici della nostra società come l’inquinamento degli oceani a causa della plastica e dei cambiamenti climatici.

“La plastica è un problema gravissimo. Ho girato una scena in cui il piccolo di albatro sta per essere nutrito, e dal becco dell’adulto non escono fuori pesci o calamari, il loro alimento naturale, bensì plastica. Ti spezza il cuore”, ha detto Attenborough a Greenpeace.

Ma non solo, alcuni filmati mostrano animali intrappolati da scarti di plastica in tutta la costa scozzese, sulla spiaggia bottiglie, sacchetti e imballaggi di ogni tipo. Tutte storie che anche noi documentiamo da tempo, raccontando di litorali trasformati in isola di plastica o ancora di tartarughe e pesci che muoiono con la plastica nello stomaco.

Dell’inquinamento dei nostri mari ve ne avevamo parlato qui:

Blu Planet II dovrebbe essere l’ennesimo campanello d’allarme per smuovere le coscienze di Istituzioni e cittadini, affinché si ponga rimedio ai rifiuti che soffocano il mare.

blu panet ii
Foto: Pr Image

Ma il naturalista ha anche notato alcuni cambiamenti positivi.

“La mia speranza è che il mondo si stia rendendo conto di ciò che sta succedendo. Vedo persone molto più interessate ai cambiamenti climatici e ai problemi globali. Trent’anni fa, nessuno si preoccupava dell’inquinamento e chi lo faceva era una sorta di cattedrale nel deserto”, spiega.

Secondo Attenborough, quando si parla di cambiamenti climatici bisogna usare una prospettiva storica.

“Alcuni dei cambiamenti a cui assistiamo sono più produttivi, altri meno. Stavo giusto guardando una scena in cui orche e megattere vanno a caccia di aringhe al largo delle coste norvegesi. Vent’anni fa, le orche non nuotavano in quelle acque. Perché? Non saprei dare una risposta certa, ma denota un cambiamento. Parte del quale è dovuto senza dubbio al riscaldamento globale”, continua.

La strada da percorrere?

“L’unica soluzione è stringere accordi globali. E per farlo, in linea di massima occorre lavorare con o attraverso i politici. In una società democratica spetta a noi fare il possibile per convincere i politici ad intervenire. È il motivo per cui Parigi ha rappresentato un’occasione tanto ottimistica e felice. A ripensarci adesso, in verità, siamo stati degli illusi. Eppure quell’incontro ci ha dato una marcia in più”.

Dominella Trunfio

Fonte: Greenpeace

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