Integratori alimentari: davvero inutili o fin troppo efficaci?

Se gli integratori servono solo a mantenere uno stato di salute già buono e presentano controindicazioni e interazioni, perché dovremmo assumerli?

Se gli integratori servono solo a mantenere uno stato di salute già buono e presentano controindicazioni e interazioni, perché dovremmo assumerli?

Questa è la domanda che viene da porsi leggendo il decalogo sul corretto uso degli integratori alimentari pubblicato pochi giorni fa dal Ministero della Salute per orientare i consumatori a orientarsi in un mercato in forte crescita.

La richiesta di integratori alimentari da parte dei consumatori italiani è infatti sempre più elevata e nel nostro paese circa metà della popolazione ricorre all’uso di integratori per il proprio benessere. Un mercato in costante crescita, a cui spesso i consumatori si rivolgono direttamente, senza chiedere consiglio a un professionista.

In molti sono infatti convinti che “naturale” sia sinonimo di innocuo e che qualcosa di naturale non possa avere controindicazioni o effetti collaterali, nemmeno in caso di sovraddosaggio.
Altri pensano che gli integratori possano sopperire ai danni di un’alimentazione non bilanciata o a uno stile di vita scorretto.

Per tutti questi motivi, il Ministero della Salute ha pubblicato un decalogo per il corretto uso degli integratori.

Leggendo i dieci consigli del Ministero, però, non è chiaro se gli integratori alimentari siano davvero utili, inutili o addirittura dannosi.

Da un lato, infatti, si ribadisce che gli integratori servono solo a mantenere un buono stato di salute e dall’altro si pone l’accento sulle controindicazioni, sui possibili effetti collaterali e sulle interazioni.

Cerchiamo dunque di fare chiarezza e di capire se gli integratori sono o non sono efficaci e in quali situazioni lo sono.

Il decalogo del Ministero della Salute per il corretto uso degli integratori alimentari

Il Ministero della Salute ha pubblicato pochi giorni fa un vademecum per l’uso corretto degli integratori alimentari, per aiutare i consumatori a orientarsi in questo vasto mercato in costante crescita.

Nel primo punto del decalogo, il Ministero sottolinea l’importanza della dieta per il benessere e per mantenere una buona salute.
Prima di rivolgersi al mercato degli integratori, è bene correggere la propria alimentazione e il proprio stile di vita. In un soggetto in buona salute, una dieta sana, varia ed equilibrata fornisce già tutti i macro e micronutrienti di cui l’organismo ha bisogno e, come indicato sull’etichetta degli integratori, questi prodotti non devono essere intesi come sostituti di una dieta sana ed equilibrata e non devono essere assunti per compensare gli effetti negativi di un regime alimentare e uno stile di vita scorretti.

Inoltre l’uso di integratori alimentari allo scopo di ridurre il proprio peso corporeo ha un ruolo marginale nel raggiungimento del proprio peso forma.
L’unica strategia efficace per dimagrire è quella di ridurre l’apporto di calorie introdotte e aumentare il dispendio energetico attraverso l’attività fisica.

Spesso anche gli sportivi fanno un uso eccessivo di integratori alimentari, senza che ve ne sia un reale bisogno. Anche chi fa sport può soddisfare le aumentate esigenze nutrizionali attraverso la dieta, che andrà elaborata in base alle proprie condizioni fisiche e al tipo di attività praticata. Raramente vi è la necessità di assumere integratori per chi fa sport ed è necessario diffidare di prodotti venduti come miracolosi o in grado di risolvere qualsiasi problema.

Il Ministero raccomanda poi di leggere attentamente le etichette degli integratori, sia per accertarsi che gli effetti indicati rispondano alle proprie esigenze sia per verificare la presenza di eventuali ingredienti a cui si allergici o intolleranti, controllare le avvertenze supplementari, le indicazioni relative alla conservazione e ovviamente le modalità di uso e le dosi da non superare.

Sebbene la vendita di integratori sia libera, il decalogo del Ministero sottolinea l’importanza di consultare il medico prima di assumere un integratore alimentare in alcune situazioni. Se, ad esempio, si intende fare ricorso a un integratore da utilizzare per periodi prolungati o se si soffre di una patologia, è bene chiedere consiglio al medico.

Il medico va poi sempre informato se si stanno assumendo integratori alimentari, soprattutto nel momento in cui viene prescritto un farmaco.
Allo stesso modo, andrebbe informato farmacista in merito a eventuali terapie farmacologiche in corso, quando si intende acquistare un integratore. Questo perché esistono interazioni tra farmaci e integratori che non vanno sottovalutate.

La somministrazione di alcuni integratori è poi controindicata ai bambini e alle donne in gravidanza o in allattamento. In questi casi, meglio non affidarsi al fai da te: occorre chiedere la consulenza del pediatra o del ginecologo.

Il fatto che un integratore sia presentato come naturale non significa che sia sicuro e privo di effetti collaterali. Anche le sostanze naturali possono dare effetti avversi o indesiderati. Pertanto, se durante un trattamento con con un integratore, dovessero sorgere effetti indesiderati, l’assunzione del prodotto va sospesa e vanno informati tempestivamente il medico o il farmacista, che provvederanno a segnalare l’evento al sistema di fitovigilanza.

Infine, gli integratori alimentari sono concepiti e venduti con lo scopo di contribuire al benessere dell’organismo e non sono pensati per curare patologie, per le quali vengono invece prescritti farmaci.

Leggendo il decalogo viene però da chiedersi se gli integratori servano a qualcosa, se facciano bene o se non siano addirittura dannosi: non servono per dimagrire, non servono per lo sport, hanno controindicazioni ed effetti collaterali e sono utili solo a “mantenere il benessere della persona”. Ma perché acquistare e assumere un integratore se si sta già bene?

La verità sugli integratori alimentari: a cosa servono?

Per capire meglio il settore degli integratori alimentari, bisogna fare un passo indietro e capire come funziona dal punto di vista normativo la commercializzazione di farmaci e di integratori.

La definizione di medicinale, per legge, è:

  1. ogni sostanza o associazione di sostanze presentata come avente proprietà curative o profilattiche delle malattie umane;
  2. ogni sostanza o associazione di sostanze che possa essere utilizzata sull’uomo o somministrata all’uomo allo scopo di ripristinare, correggere o modificare funzioni fisiologiche, esercitando un’azione farmacologica, immunologica o metabolica, ovvero di stabilire una diagnosi medica.

Dunque qualsiasi sostanza o associazione di sostanze che viene anche solo presentata come avente proprietà curative o preventive è un farmaco, e come tale deve rispettare una determinata procedura per ottenere l’autorizzazione alla vendita (AIC).

Tra le altre cose, per poter essere autorizzato alla vendita, un medicinale deve essere testato in laboratorio, nonché sugli animali e sull’uomo per valutarne efficacia, tolleranza, effetti collaterali.

Gli integratori alimentari sono invece definiti come “prodotti alimentari destinati a integrare la comune dieta e che costituiscono una fonte concentrata di sostanze nutritive, quali le vitamine e i minerali, o di altre sostanze aventi un effetto nutritivo o fisiologico, in particolare, ma non in via esclusiva, aminoacidi, acidi grassi essenziali, fibre ed estratti di origine vegetale, sia monocomposti che pluricomposti, in forme predosate”.

Non trattandosi di medicinali, per gli integratori non è necessario seguire la procedura lunga e onerosa dei farmaci per l’immissione in commercio, possono essere venduti fuori dalle farmacie e non possono essere presentati come aventi proprietà curative o preventive di una patologia.

Nella definizione di integratori rientrano le vitamine, i minerali, gli estratti ricavate dalle piante e le tisane. In pratica, un integratore alimentare è tutto ciò che viene preso per bocca ma non è né un alimento né un farmaco.

Se però parliamo di vitamine, minerali e aminoacidi o se parliamo di piante ed estratti di piante, pur rientrando nello stesso calderone degli integratori alimentari, parliamo di cose diverse. Vitamine, minerali, aminoacidi possono essere assunti con una dieta bilanciata e, salvo in casi particolari, non è necessario ricorrere a un integratore alimentare.

Piante ed estratti di piante invece difficilmente vengono assunti attraverso la dieta a dosaggi efficaci per avere un effetto e la loro azione non è quello di mantenere il benessere o uno stato di buona salute, ma di ripristinare uno stato di salute compromesso.

Se ad esempio una persona presenta elevati livelli di colesterolo e assume riso rosso fermentato, i livelli di colesterolo si abbassano.
Chi soffre di ipertensione, potrebbe trarre giovamento dall’assunzione di biancospino, così come chi assume echinacea potrebbe prevenire l’influenza.
Se si soffre di depressione lieve e si assume iperico, l’umore migliora, poiché aumentano i livelli di serotonina.
L’azione di queste piante è data da un effetto farmacologico dovuto all’insieme dei loro principi attivi, che fanno parte del fitocomplesso. Non si tratta certo di un’azione utile solo al “mantenimento uno stato di benessere”.

Ed è proprio perché hanno un effetto che gli integratori presentano anche interazioni, controindicazioni ed effetti collaterali ed è sempre bene chiedere consiglio a un medico preparato in fitoterapia, a un erborista o a un farmacista.

È assolutamente vero che un integratore non deve e non può sostituire una dieta sana ed equilibrata e una costante attività fisica, così come è vero che per dimagrire occorre mangiare meno e meglio e muoversi di più.

È vero anche che non bisogna abusare degli integratori, non superare le dosi indicate, non assumerli durante l’infanzia, la gravidanza e l’allattamento senza aver sentito il parere del medico, del farmacista o dell’erborista.

Ciò che non è sempre vero è che gli integratori servano solo a mantenere uno stato di benessere: questo è ciò che si dice per non far ricadere gli integratori nella regolamentazione dei farmaci, ma è ovvio che gli integratori abbiano l’effetto di ripristinare una condizione di benessere, altrimenti non avrebbe alcun senso assumerli.

Se si ammettesse l’efficacia terapeutica degli integratori, questi dovrebbero essere venduti come farmaci, con un aumento dei costi per le aziende e con un probabile crollo delle vendite, poiché i consumatori nella maggior parte dei casi ricorrono agli integratori proprio perché non li percepiscono come medicinali.

Il settore aspetta da decenni una normativa che faccia chiarezza su questo aspetto: gli erboristi italiani hanno richiesto più volte ai vari governi che si sono succeduti di regolamentare il settore degli integratori, riconoscendo la figura dell’erborista ma anche istituendo una nuova categoria di prodotti che si configuri a metà tra gli integratori e i farmaci, come rimedi erboristici che non necessitino della stessa procedura di autorizzazione al commercio ma ai quali venga riconosciuta l’efficacia terapeutica.

Il vademecum del Ministero della Salute, così come l’inchiesta pubblicata pochi giorni fa da 60millions de Consommateurs , sembra voler creare una sorta di allarmismo intorno a questi prodotti e alla loro sicurezza, pur confermando che non si tratti di prodotti utili ad avere un effetto farmacologico.

Come dire: gli integratori non sono efficaci ma non sono nemmeno sicuri, dunque è giusto rivolgersi al medico o al farmacista per assumerli. Strano che nessuno nomini mai gli erboristi, figure in possesso di una laurea e competenti in materia.

Se fossimo maliziosi, penseremmo che dietro a queste iniziative ci sia l’interesse di qualche categoria professionale nel voler prendere il controllo di un mercato che continua a crescere e che muove ogni anno più di 3 miliardi di euro.

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Tatiana Maselli

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