Fine febbraio all’insegna del cielo: il 27 del mese, stasera, in cielo brillerà la Luna piena della Neve. Tecnicamente del tutto piena alle 9.17 ora italiana, sarà visibile nei nostri cieli dopo il tramonto, anche in streaming qualora il tempo ne oscurasse la vista dal vivo.
I nativi americani chiamavano questa luna piena Luna della Neve, perché appariva (e appare tuttora) in cielo quando le nevi più pesanti cadono e ammantano i paesaggi invernali. Ma, poiché la caccia diventava molto difficile per alcune tribù, alcuni preferivano chiamarla Luna della Fame.
Anche se probabilmente i più famosi, non sono comunque questi gli unici nomi di questa splendida luna. Come riportato sul sito del Western Washington University Planetarium, infatti, alcune tribù alzavano gli occhi al cielo a febbraio, vedevano la luna piena, ed esclamavano “il gelo che brilla al sole”.
Inoltre non ovunque nevica e gela a febbraio: gli appartenenti alla tribù Zuni nel New Mexico, infatti, guardando il nostro satellite in fase di piena a febbraio, dicevano “onon u’la’ukwamme”, che significa “niente neve sui sentieri”.
Altre popolazioni poi erano solite chiamarla “Luna piena dopo gli animali”, mentre la Tlingit nel nord-ovest del Pacifico “s’eek dis” che significa “Luna dell’Orso Nero”, e la Haida in Alaska la invocava come “hlgit’un kungáay” ovvero “Luna d’Oca”.
Questa luna piena, che per le culture occidentali ha molteplici significati come abbiamo visto legati all’inverno, al freddo e all’approvvigionamento di cibo, è significativa anche in altre culture. Per esempio è il segno della Māgha Pūjā, un’importante festa buddista che celebra Buddha itenento a raccogliere i suoi primi 1.250 discepoli.

©Stellarium
E noi oggi? Possiamo di certo pensare a cosa rappresenta per noi, ma soprattutto ammirare lo spettacolo. Occhi al cielo dunque al tramonto (nella mappa il cielo del 27 febbraio alle 20 circa).
Per chi si trovasse con tempo nuvoloso Virtual Telescope ha in programma lo streaming a partire dalle 18.00 ora italiana, a questo link.
Fonti di riferimento: UAI / Western Washington University Planetarium
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