Ora è il Sole ad andare in lockdown. Le conseguenze del calo dell’attività solare

Un nuovo ciclo solare sta per iniziare e sarà il più debole degli ultimi 200 anni. Sono passati infatti 11 anni dell’inizio del ciclo 24 e quindi il 25 è alle porte, più debole del precedente del 30-50%. Quindi aurore boreali meno frequenti, purtroppo, ma anche meno problemi ai sistemi di comunicazioni e al clima. E tanta speranza per le future esplorazioni spaziali, in queste condizioni particolarmente favorevoli

Era stato previsto già un anno fa: il Sole sta per entrare nel suo ciclo più debole degli ultimi 200 anni. La Nasa ha confermato la previsione e si aspetta a breve il “lockdown del Sole”. 

La conferma arriva anche a valle del record registrato a dicembre 2019: il Sole era stato infatti privo di macchie solari (con le quali si misura l’attività della nostra stella) per ben 271 giorni, di cui 34 consecutivi. Non accadeva dal 1913.

La notizia, seppur apparentemente preoccupante, potrebbe essere in realtà un bene per il clima, che noi continuiamo ad alterare con le emissioni che tendono invece ad aumentare le temperature.

Un nuovo ciclo solare sta per iniziare e sarà il più debole degli ultimi 200 anni. Ne sono passati infatti 11 dall’inizio del ciclo 24 e quindi il 25esimo è alle porte, più debole del precedente del 30-50%. Quindi aurore boreali meno frequenti, purtroppo, ma anche meno problemi ai sistemi di comunicazione e al clima.

Secondo gli scienziati del NOAA, in pratica, il ciclo solare 25 potrebbe avere un avvio lento, con un picco tra il 2023 e il 2026 e un intervallo di macchie solari da 95 a 130, numero ben al di sotto del numero medio di macchie solari, che varia tipicamente da 140 a 220 per ciclo solare.

L’attività solare viene misurata, infatti, proprio con il numero di macchie che compaiono in maniera ciclica e più o meno intensa sulla superficie della nostra stella. In particolare più macchie sono presenti, più il Sole è “attivo”, emettendo di conseguenza più energia. Il numero medio delle macchie presenti sul Sole non è costante, ma varia tra periodi di minimo e di massimo, ed il ciclo solare è proprio il tempo che intercorre tra due minimi (o due massimi), che mediamente dura 11 anni (anche se non è regolarissimo).

È piuttosto noto che un’attività intensa incrementi la probabilità di vedere spettacolari aurore boreali e australi, fenomeni naturali tipici delle zone vicine ai poli, dovute all’interazione tra il campo magnetico terrestre e la radiazione elettromagnetica emessa dal Sole. Proprio a causa del picco di attività solare, per esempio, il biennio 2013-2014 è stato particolarmente ricco di indimenticabili lampi di luce danzanti nell’oscurità.

Si sa anche che un picco di attività può influenzare le radio comunicazioni, i segnali GPS, ma anche i sistemi di sicurezza. Qualcuno riferisce anche degli insoliti mal di testa dovuti probabilmente a variazioni di pressione atmosferica. Sul nostro Pianeta, comunque, nella vita di tutti i giorni, di solito gli effetti sono piuttosto contenuti.

Gli effetti sul clima

Meno noti, forse, sono gli effetti sul clima. In realtà, infatti, una delle più evidenti conseguenze è il riscaldamento dell’atmosfera alle medie e basse latitudini quando la radiazione ultravioletta, che varia da 6 a 8% nel ciclo di 11 anni, aumenta nei periodi di attività solare.

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Foto: Nasa via Abrupt Earth Changes

Tuttavia, a differenza delle giornaliere previsioni meteo, la previsione solare è relativamente nuova. In particolare, dato che il Sole impiega 11 anni per completare un ciclo solare, questa è solo la quarta volta che una previsione del ciclo solare viene comunicata (la prima fu nel 1989 per il ciclo 22).

“Le previsioni per il prossimo ciclo solare dicono che sarà il più debole degli ultimi 200 anni si legge sul sito della Nasa. Il massimo di questo ciclo successivo, misurato in termini di numero di macchie solari, misura standard del livello di attività solare, potrebbe essere inferiore del 30-50% rispetto a quello più recente. I risultati mostrano che il prossimo ciclo inizierà nel 2020 e raggiungerà il suo massimo nel 2025″.

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Foto

Niente aurore boreali quindi per i prossimi 11 anni? Certo che no! Per quanto la probabilità e la frequenza saranno probabilmente più basse, tempeste solari “spot” che ne sono spesso un motore scatenante possono avvenire in qualsiasi momento, come ci ha dimostrato il 2018: in un periodo teoricamente “basso”, il 18 marzo dell’anno scorso si è verificata una delle più violente mai registrate.

D’altro canto bassa attività solare significa anche mitigazione climatica e meno problemi ai sistemi elettrici terrestri, quindi, se le previsioni della Nasa si manifesteranno nella realtà, sarà teoricamente un bene per il nostro Pianeta. Un bene che, comunque, non dipende da noi.

Fonti di riferimento: NOAA

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Roberta De Carolis

Cover: Nasa

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