Traffico illecito di rifiuti: urgono nuove sanzioni

Si è tenuta oggi a Roma la Conferenza sul traffico illecito dei rifiuti, organizzata da Legambiente, in collaborazione con il Consorzio PolieCo (Consorzio Nazionale per il riciclaggio dei rifiuti dei beni a base di polietilene) e l’Istituto Interregionale delle Nazioni Unite per la Ricerca sul Crimine e la Giustizia (Unicri), il cui tema centrale è stata la necessità di accrescere le sanzioni in merito a tale reato, in modo da esercitare una maggiore azione preventiva su di esso.

Si è tenuta oggi a Roma la Conferenza sul traffico illecito dei rifiuti, organizzata da , in collaborazione con il Consorzio PolieCo (Consorzio Nazionale per il riciclaggio dei rifiuti dei beni a base di polietilene) e l’Istituto Interregionale delle Nazioni Unite per la Ricerca sul Crimine e la Giustizia (Unicri), il cui tema centrale è stata la necessità di accrescere le sanzioni in merito a tale reato, in modo da esercitare una maggiore azione preventiva su di esso.

Il reato di attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti è l’unico delitto ambientale esistente nel nostro paese. La sua introduzione, nel 2001, ha permesso di contrastare in maniera più efficace l’ecomafia, che minaccia a livello nazionale ed internazionale la salute dei cittadini, l’economia e l’ambiente.

La conferenza ha visto la partecipazione, tra gli altri, del Ministro dell’Ambiente Corrado Clini, di Enrico Bobbio, Presidente di PolieCo, di dell’On. Gaetano Pecorella, presidente della Commissione bicamerale di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e di Roberto Pennisi, sostituto procuratore della Direzione Nazionale Antimafia.

Dalla Conferenza è emersa la necessità di un potenziamento degli strumenti di lotta alle ecomafie ed al traffico illecito dei rifiuti. Nell’ultimo decennio gli inquirenti hanno avuto la possibilità di indagare su di esso tramite intercettazioni telefoniche ed ambientali, che hanno condotto all’arresto dei presunti responsabili di traffici illeciti.

Al fine di poter delineare in maniera ancora migliore le rotte direzionali che i trafficanti intraprendono nella gestione dei rifiuti e per riuscire a minare alla base le organizzazioni criminali coinvolte, Legambiente e PolieCo hanno promosso la futura costituzione di un Osservatorio sui traffici internazionali di rifiuti.

Il problema più spinoso da affrontare riguarda l’utilizzo di documenti falsificati per l’accompagnamento dei carichi di rifiuti da parte dei trafficanti, i quali riescono con l’inganno a spacciare i rifiuti come materie prime alle frontiere, servendosi di astute triangolazioni tra le nazioni e riuscendo facilmente ad aggirare la legge, in modo che il contenuto dei loro container dall’Italia si sposti verso l’Europa per raggiungere ad esempio la Cina, dove ogni anno arrivano tonnellate di rifiuti RAEE, carta, plastica, legno e metalli, che verranno riciclati al di fuori di ogni regola e senza i trattamenti necessari.

La Cina, l’india e l’Africa sono le tre maggiori mete alle quali nel 2010 sono stati destinati rifiuti provenienti dall’Italia, dove i principali porti di partenza per le spedizioni sono Genova, Venezia, Napoli, Taranto e Gioia Tauro. Per contrastare tali traffici i partecipanti alla conferenza hanno presentato una serie di proposte condivise, che si spera possano essere messe in atto al più presto.

Tra di esse vi sono: la possibilità di ricorrere alle intercettazioni sin dal momento in cui si riscontrino prove sufficienti, al di là della loro gravità; un rafforzamento del quadro sanzionatorio in materia di tutela ambientale, introducendo nel Codice Penale delitti più specifici, dall’inquinamento al disastro ambientale, unito ad una facilitazione normativa per il sequestro dei rifiuti nelle aree portuali e aeroportuali.

Viene infine auspicata una maggiore collaborazione a livello europeo ed internazionale nella lotta alle ecomafie, per il contrasto e la prevenzione dei traffici illeciti, mediante il coinvolgimento di organismi investigativi quali Europol ed Interpol ed un costante ed attivo contributo da parte dell’Organizzazione mondiale delle Dogane.

 

Marta Albè

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin
Iscriviti alla newsletter settimanale
Seguici su Facebook