Ecomafie 2011: tutti i reati ambientali dal dossier di Legambiente. La Campania ancora in testa

E' stato presentato oggi a Roma il dossier Ecomafie 2011 di Legambiente. E le notizie non sono affatto positive

Illegalità in crescita, oltre 30 mila illeciti ambientali accertati nel 2010, 84 al giorno, 3,5 ogni ora, per un fatturato da capogiro, pari a 19,3 miliardi di euro, con un incremento del 7,8% rispetto al 2009. Questi i primi dati che emergono dal rapporto Ecomafia 2011 di , presentato oggi a Roma presso la sede del Cnel.

Secondo il dossier, sono 290 i clan impegnati nel giro d’affari dell’ecomafia, 20 in più rispetto al 2009. Sono cifre stratosferiche, quelle fornite. Per rendere l’idea, Legambiente parla di 1.117 chilometri, all’incirca la distanza tra Reggio Calabria e Milano, una lunga strada immaginaria, coperta da 82.181 tir carichi di rifiuti per un quantitativo di 2 milioni di tonnellate, sequestrati solo in 12 delle 29 inchieste per traffico illecito di rifiuti messe a segno dalle forze dell’ordine nel corso del 2010. Ma non si tratta solo di rifiuti. Il dossier ha stimato che il suolo consumato nel 2010 dall’edilizia abusiva è pari a 540 campi da calcio, con 26mila e 500 nuovi immobili stimati. Una vera e propria cittadina illegale, con 18 mila abitazioni costruite ex novo e la cementificazione di circa 540 ettari.

Dove. Come è emerso anche dai precedenti dossier, la Campania continua ad essere in testa alla classifica di illeciti ambientali, con 3.849 casi registrati, il 12,5% del totale nazionale, 4.053 persone denunciate, 60 arresti e 1.216 sequestri, seguita dalla Calabria, dalla Sicilia e dalla Puglia, che insieme raggiungono il 45% dei reati ambientali denunciati lo scorso anno. Una cifra meno elevata rispetto ai rapporti precedenti, visto che si è registrata una crescita dei reati in altre aree geografiche, soprattutto nel Nord Ovest, in cui la percentuale di illegalità ha raggiunto il 12% in Lombardia.

ecomafie

I Reati. In primis, vanno considerati i reati relativi al ciclo illegale dei rifiuti, dalle discariche abusive ai traffici illeciti e a quello del cemento, che comprende le cave e l’abusivismo edilizio, che da soli raggiungono il 41% del totale, seguiti dai reati contro la fauna, (19%), dagli incendi dolosi (16%), da quelli nella filiera agroalimentare (15%).

Veleni. Il 2010 ha fatto registrare un record per le inchieste sul traffico illecito di veleni, ben 29, che hanno portato all’arresto di 61 persone e alla denuncia di 597, con il coinvolgimento di 76 aziende. Solo dall’inizio di quest’anno, inoltre, sono state 6 le inchieste aperte in questo settore.

Rifiuti. Da Nord a Sud la storia si ripete, da Ascoli Piceno a Montenero di Bisaccia, da Brescia a Reggio Emilia, da Palermo a Cuneo, da Chieri a Teramo, si spediscono i rifiuti attraverso rotte illegali, anche via mare fino a raggiungere paesi distanti quanto la Cina. Ne è un esempio la scoperta fatto lo scorso anno dai carabinieri, secondo cui dai porti di Venezia, Napoli, Gioia Tauro, Genova e Cagliari un’organizzazione spediva carichi di rifiuti elettrici ed elettronici (RAEE) verso Cina, Malesia, Pakistan, Nigeria, Congo. L’Agenzia delle Dogane ha sequestrato nei porti italiani ben 11.400 tonnellate di rifiuti speciali e pericolosi, il 54% in più rispetto al 2009. Il 60% di questi diretti in Cina, il 12% in Corea del Sud, il 10% in India, il 4% in Malesia.

Cemento. Lo scorso anno sono stati accertati 6.922 illeciti, con 9.290 persone denunciate. Alla Calabria il triste primato, con 945 infrazioni, seguita dalla Campania, dove si registra il maggior numero di persone denunciate (1.586) e dal Lazio. Un rischio non da poco, soprattutto in Calabria, in cui il 100% dei comuni sono interessati da aree a rischio idrogeologico. Lungo le coste calabresi, è stato accertato un abuso ogni 100 metri, 5.210 in tutta la Regione e 2.000 nella sola Provincia di Reggio Calabria.

Frodi alimentari. Il Comando Carabinieri per la Tutela della Salute e del Nucleo Agroalimentare e Forestale del Corpo forestale dello Stato ha constatato nel 2010 4.520 infrazioni, mentre il valore dei sequestri ha superato i 756 milioni di euro. Il maggior numero di reati è stato riscontrato nel settore delle carni e allevamenti (1.244), della ristorazione (1.095) e dei prodotti alimentari vari. Le strutture chiuse e sequestrate sono state 1.323 con il sequestro di quasi 24 milioni di chili/litri di merci. E questo è solo ciò che è emerso dalle indagini, chissà quanti traffici illeciti non sono stati ancora portati alla luce.

Reati contro la fauna. Ancora nel 2010, le forze dell’ordine hanno accertato 5.835 reati commessi contro la fauna, quasi 16 al giorno, con un aumento del 13,2% rispetto al 2009, per un giro di affari ari a 3 miliardi di euro.

I protagonisti. Secondo il dossier di Legambiente, i principali autori dei reati elencati sono molto spesso i colletti bianchi e gli imprenditori collusi, dunque politici, imprenditori, professionisti, mafiosi tradizionali. “Numerose indagini e i rapporti sull’ecomafia finora realizzati dimostrano che il business dell’ecomafia, con la sua capacità pervasiva e la possibilità di occupare stabilmente posti chiave dell’economia, si propaga e si rafforza anche grazie al coinvolgimento dei cosiddetti colletti bianchi (impiegati e quadri in ruoli chiave delle amministrazioni) e alle infiltrazioni nell’imprenditoria legale – ha dichiarato il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza -. Fenomeno che si aggrava notevolmente nelle fasi di crisi economica e di scarsità finanziaria e che rende difficoltoso la svolgimento delle indagini e la ricerca delle responsabilità che si perdono in un percorso travagliato tra legalità e malaffare. Per porre rimedio a questa situazione, avevamo atteso con ansia il decreto col quale il governo deve recepire la Direttiva europea sulla tutela penale dell’ambiente, inserendo finalmente i delitti ambientali nel Codice Penale. Purtroppo, ad oggi, lo schema approvato rappresenta una vera e propria ‘occasione mancata’. Si rimane, infatti, nel solco delle fattispecie contravvenzionali, senza riuscire a individuare i delitti, con l’effetto di continuare a fornire alle forze che devono indagare e reprimere armi spuntate: nessuna possibilità di utilizzare le intercettazioni telefoniche e ambientali, impossibilità delle rogatorie internazionali, tempi brevissimi di prescrizione”.

Piccola riflessione. E se tra qualche anno, oltre ai rifiuti, dovessimo smaltire anche le scorie radioattive? Pensate che in Italia, dove si registra un numero così elevato di illeciti ambientali, le ecomafie non cercherebbero in qualunque modo di inserirsi anche nel settore? E con quali conseguenze per la nostra salute?

Francesca Mancuso

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin
Iscriviti alla newsletter settimanale
Seguici su Facebook