eSource: come recuperare in modo sicuro i metalli dai rifiuti…pedalando!

Che fine fanno i nostri gadget elettronici a fine vita? La maggior parte dei nostri vecchi computer, telefoni e televisori finisce per incrementare le milioni di tonnellate di rifiuti che ogni anno vengono pericolosamente e illegalmente spedite e riciclate nei Paesi poveri. Come il Ghana e la Nigeria, dove non esistono impianti di riciclaggio e i fili elettrici vengono di prassi bruciati per recuperare il rame.

Che fine fanno i nostri gadget elettronici a fine vita? La maggior parte dei nostri vecchi computer, telefoni e televisori finisce per incrementare le milioni di tonnellate di rifiuti che ogni anno vengono pericolosamente e illegalmente spedite e riciclate nei Paesi poveri. Come il Ghana e la Nigeria, dove non esistono impianti di riciclaggio e i fili elettrici vengono di prassi bruciati per recuperare il rame.

A effettuare la pericolosa operazione sono soprattutto bambini e adolescenti, con conseguenze terribili sul loro sistema respiratorio e su quello immunitario a causa dell’inalazione delle diossine liberate. Uno dei più grandi centri di RAEE importazioni è ad Accra, in Ghana, dove circa 40.000 persone sono impiegate in questo riciclaggio clandestino. È qui che è stato Hal Watts, designer e neolaureato dell’Imperial College di Londra, che ha messo a punto un modo più semplice e più sicuro per riciclare proprio i cavi in rame, una delle forme più comuni di e-waste.

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Il suo innovativo dispositivo si chiama eSource e comprende due componenti: una bicicletta, che alimenta un trituratore in grado di polverizzare il rivestimento di plastica del rame in micro particelle, e una “selezionatrice”, che separa successivamente il rame dalla plastica. Vincitore dell’Helen Hamlyn Design Award 2012 e semifinalista del James Dyson Award 2012, eSource si ispira, in realtà, a un vecchio procedimento impiegato dai cercatori d’oro per dividere il minerale da polvere e ghiaia.

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Per costruire qualcosa che abbia dei costi accessibili, si deve spesso tornare indietro e guardare alle vecchie tecnologie“, dice il designer, che, con un finanziamento della Wates Family Enterprise Trust, tornerà in Ghana per testare il prodotto e iniziare a farlo produrre alle popolazioni locali. “Moltissime persone dipendono dall’operazione di combustione dei cavi elettrici, è il loro reddito primario, ma si tratta anche del più dannoso problema per la salute“, conclude Watts, che vuole fornire a chi è costretto a lavorare in discarica un modo più sicuro per recuperare i metalli, semplicemente pedalando.

Roberta Ragni

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