Raccolta differenziata: 6 cose da sapere sul corretto riciclo della plastica. Corepla ci toglie ogni dubbio

Biro, pennarelli, giocattoli, ecc. non sono imballaggi e quindi non vanno messi nella raccolta differenziata mentre i tappi delle bottiglie sono “accessori di imballaggio” e possono invece tranquillamente seguire nella raccolta differenziata il contenitore che servono a sigillare.

Riciclo si, riciclo no. Capire quali sono le regole per fare una corretta raccolta differenziata non è semplice, per questo, abbiamo pensato di chiedere qualche informazione in più sul riciclo della plastica al Consorzio nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero dei rifiuti di imballaggi in plastica, COREPLA.

Ci ha risposto Gianluca Bertazzoli, responsabile Comunicazione e Relazioni Esterne del consorzio. Dalla prevenzione, a un corretto comportamento in casa, ecco come fare per non sbagliare sulla plastica.

Partiamo da una domanda che molti di noi si sono posti almeno una volta.

CI SONO MATERIALI IN PLASTICA CHE NON POSSONO ESSERE RICICLATI?

Tecnicamente – ci spiega Bertazzoli – tutte le plastiche prese isolatamente sono riciclabili. Concretamente, però, nel flusso della raccolta differenziata finiscono anche imballaggi che, per diverse ragioni, di fatto non possono essere avviati a riciclo o lo sono solo parzialmente.

Viste nel dettaglio, le ragioni sono: le dimensioni dei rifiuti in plastica (troppo piccoli), le contaminazioni (residui del contenuto), la compresenza inscindibile di più materiali anche plastici incompatibili tra di loro in fase di riciclo e la scarsità di materiale (ricicliamo talmente poco…) che rende impossibile la gestione industriale di un flusso dedicato.

Per le “plastiche miste” – continua Bertazzoli – la gestione sta registrando continui e interessanti progressi nel settore. Al momento, queste plastiche vengono solo in parte riciclate mentre la quota restante viene comunque recuperata sotto forma di energia e calore trasformandole in combustibili alternativi utilizzati in piena sicurezza e compatibilità ambientale principalmente in cementifici e centrali termiche in sostituzione di fonti energetiche fossili non rinnovabili.

A questo punto sorge un’altra domanda.

SE LE PLASTICHE SONO COSÌ DIVERSE TRA LORO, SIAMO NOI A DOVERLE DIFFERENZIARE?

La raccolta differenziata si fa in primo luogo in casa, separando gli imballaggi in plastica dagli altri rifiuti per poi conferirli al servizio di raccolta secondo le modalità stabilite dal Comune e dal gestore del servizio stesso. La selezione per tipologia di plastica, però, viene fatta in fase industriale a fine raccolta.

Noi possiamo dare il nostro contributo seguendo le modalità previste dal Comune o dal gestore di riferimento. Può capitare infatti che sia previsto il conferimento congiunto di più tipologie di rifiuti (ad esempio imballaggi in plastica, alluminio e acciaio). In questo caso parliamo di “raccolta multimateriale” dove, a valle, avviene la separazione dei diversi materiali in appositi impianti. Gli imballaggi in plastica, comunque, vengono poi avviati a un’accurata fase di selezione industriale per tipologia di plastica, ottenendo bottiglie in PET trasparenti, azzurrate e colorate, flaconi in polietilene, film e sacchetti anch’essi in polietilene, plastiche miste.

E SE CI TROVASSIMO ALLE PRESE CON BIRO, TAPPI DI PLASTICA E STOVIGLIE USA E GETTA, LI POSSIAMO RICICLARE?

Per la plastica, la raccolta differenziata riguarda solo quella degli imballaggi (l’imballaggio è un manufatto espressamente concepito per contenere, proteggere, trasportare delle merci) – precisa Bertazzoli. Non si tratta tanto di un problema tecnico, quanto economico: il sistema della raccolta e del riciclo si regge in buona parte su di un contributo ambientale (non è una tassa “pubblica”, ma un sistema contributivo privato deciso e gestito direttamente dalle imprese tramite il Consorzio Nazionale Imballaggi-CONAI) che grava sui soli imballaggi nei diversi materiali.

Poiché nel caso della plastica i costi di raccolta, selezione e gestione degli scarti superano tendenzialmente il valore degli imballaggi selezionati che vengono venduti ai riciclatori, ciò significherebbe far gravare sui soli produttori di imballaggi i costi anche per la gestione di altri manufatti in plastica che non pagano il contributo.

Ciò premesso, biro, pennarelli, giocattoli, ecc. non sono imballaggi e quindi non vanno messi nella raccolta differenziata mentre i tappi delle bottiglie sono “accessori di imballaggio” e possono invece tranquillamente seguire nella raccolta differenziata il contenitore che servono a sigillare.

Per quanto concerne infine le stoviglie monouso, queste possono essere imballaggi (quando servono a somministrare cibi e bevande che si acquistano presso punti di ristorazione) o “non imballaggi” (quando vengono acquistate separatamente ed utilizzate in ambito domestico), inoltre presentano spesso forti criticità dal punto di vista qualitativo per i notevoli residui organici (che creerebbero problemi igienico-sanitari negli impianti di recupero a valle) che possono accompagnarle.

Per queste ragioni al momento è meglio non gettarli nella raccolta differenziata, anche se sono in fase di avvio sperimentazioni per valutarne le possibilità di gestione e recupero.

PER EVITARE IL PROBLEMA DEI RESIDUI ORGANICI, È CONSIGLIATO LAVARE I CONTENITORI PRIMA DI BUTTARLI NELLA SPAZZATURA?

Tutti gli imballaggi in plastica conferiti al servizio di raccolta devono essere svuotati e non presentare residui troppo evidenti del contenuto. Non è però indispensabile lavarli – ricorda Bertazzoli – (operazione laboriosa e ambientalmente poco compatibile sia per i consumi di acqua ed energia che per gli scarichi di detersivi).

FRA LE TANTE ATTIVITÀ, COREPLA HA UN PROGRAMMA DI PREVENZIONE. IN CHE COSA CONSISTE?

La prevenzione della formazione dei rifiuti di imballaggio rientra tra le finalità dichiarate del Consorzio. In questo campo gli interventi strutturali sono affidati alle imprese produttrici e utilizzatrici degli imballaggi che, con le loro scelte progettuali, tecniche e di marketing possono fare molto per ridurre i quantitativi di materia prima impiegata e per immettere sul mercato imballaggi sempre più facilmente riciclabili.

COREPLA pertanto mantiene uno stretto contatto con le imprese per fornire informazione e assistenza. Nel campo della prevenzione, peraltro, sono stati fatti grandi progressi in questi anni: ad esempio in un decennio il peso delle bottiglie in PET per l’acqua minerale si è ridotto di un terzo e, in genere, a parità di prestazioni funzionali o addirittura a prestazioni migliorate, tutti gli imballaggi in plastica hanno sensibilmente diminuito il loro peso. Non va infine dimenticato che è in corso un continuo miglioramento prestazionale degli imballaggi in plastica, per cui oltre alla riduzione di peso (e meno peso significa anche meno consumi e meno emissioni in fase di trasporto), proprio grazie agli imballaggi stessi cresce la capacità di conservazione degli alimenti, riducendo sensibilmente lo spreco di derrate deperibili.

E NOI, COSA POSSIAMO FARE PER ESSERE PARTE ATTIVA DEL CAMBIAMENTO NELLA GESTIONE DEI RIFIUTI IN PLASTICA?

Il consumatore agisce a due livelli: nei negozi quando acquista, scegliendo prodotti con imballaggi ecocompatibili e recuperabili, nonché evitando le lusinghe dell’”overpackaging”, e poi quando in casa produce rifiuti e ne gestisce il “fine vita”, separando al meglio le diverse tipologie seguendo le indicazioni ricevute e ricordando sempre che la qualità della raccolta differenziata (che è in fondo solo uno strumento, seppure il più idoneo) è fondamentale per attivare la filiera industriale virtuosa che porta all’effettivo recupero e riciclo (che rappresenta l’unico scopo dell’intera operazione).

COREPLA è il Consorzio nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero dei rifiuti di imballaggi in plastica. È un soggetto privato senza scopo di lucro, che svolge funzioni di interesse sociale. Tra queste, assicurare il raggiungimento degli obiettivi quantitativi stabiliti per legge di riciclo e recupero per quanto attiene gli imballaggi in plastica e pagare ai Comuni i maggiori costi sostenuti per l’effettuazione dei servizi di raccolta differenziata degli stessi, indispensabili appunto per giungere all’effettivo riciclo.

Al Consorzio partecipano circa 2.700 imprese: tutti i produttori di materie plastiche per la fabbricazione di imballaggi e tutti i produttori di imballaggi in plastica che non abbiano provveduto a creare un sistema per il recupero dei loro stessi imballaggi immessi sul mercato (in pratica partecipa a COREPLA pressoché la totalità di queste due categorie di imprese), nonché, in forma però del tutto volontaria, utilizzatori di imballaggi in plastica/importatori di merci imballate e riciclatori di imballaggi.

Il Consorzio è per definizione nazionale: ritira la raccolta differenziata svolta in più di 7.100 Comuni, per 57.000 di cittadini impegnati, e avvia a selezione il materiale raccolto in 37 impianti sparsi su tutto il territorio nazionale.

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