Rifiuti: approvato decreto che “li trasforma in risorsa”. Ma a Napoli rimane l’emergenza

“Con l’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri del decreto legislativo che recepisce la direttiva rifiuti della Comunità Europea, l’Italia volta pagina”. Lo ha riferito ieri Stefania Prestigiacomo, Ministro dell’Ambiente dopo l’approvazione del decreto.

Con l’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri del decreto legislativo che recepisce la direttiva rifiuti della Comunità Europea, l’Italia volta pagina”. Lo ha riferito ieri Stefania Prestigiacomo, Ministro dell’Ambiente dopo l’approvazione del decreto.

Si supera – ha spiegato il Ministro – la fase caratterizzata da una gestione “artigianale” dei rifiuti, concepiti peraltro come un problema, per rafforzare la dimensione di una gestione integrale, organica ed industriale dei rifiuti, intesi come risorsa. L’industrializzazione del settore costituisce, infatti, non solo una garanzia per il rispetto della normativa ambientale, ma permette anche il rafforzamento occupazionale e la competitività internazionale del settore, la creazione di un’economia verde di scala e la possibilità di un trasferimento di tecnologia verso quei Paesi che necessitano di moderne tecnologie per la gestione dei rifiuti”.

L’attuazione della nuova direttiva – ha continuato il ministro – valorizzando il rifiuto sia come materiale riciclabile che come risorsa energetica, determinerà una diminuzione dei costi dello smaltimento per i cittadini perché i rifiuti troveranno una effettiva collocazione in una filiera produttiva che li utilizzi per la produzione di materia prima secondaria o come fonte di energia rinnovabile”.

Ma cosa introduce concretamente questo nuovo decreto?

Innanzi tutto, definisce gli strumenti che permetteranno di contenere l’utilizzo di risorse naturali, sostituite da materiali ottenuti dal riciclo di rifiuti e sottoprodotti.

Inoltre, verranno fissati nuovi criteri per stabilire quando un combustibile derivato dai rifiuti (CDR) potrà essere considerato non più un rifiuto, ma una materia prima secondaria. Ovvero un nuovo tipo di materiale.

Questo naturalmente consentirà di risparmiare l’2“>emissione di C02 e l’utilizzo di nuove materie prime.

Nel decreto infine, sono stati stabiliti degli obiettivi da raggiungere entro il 2020, che riguardano i flusso e il ciclo di vita dei prodotti, per garantire che vengano reintrodotti nell’iter industriale.

Buona notizia, peccato però che le emergenze restino senza una soluzione. È il caso di Napoli, dove i rifiuti potrebbero diventare una miniera d’oro. Ad evidenziare le incongruenze dell’attuale governo è scesa in campo la Legambiente: “A quando un decreto per finanziare e semplificare la realizzazione di impianti per trattare l’organico in Campania ed estendere la raccolta differenziata domiciliare in tutta la città di Napoli?”

Secondo Legambiente infatti, il decreto approvato dal Consiglio dei ministri sull’emergenza rifiuti della Campania fa riaffacciare gli stessi problemi del passato, ad eccezione della cancellazione delle discariche di Terzigno-Cava Vitiello (Napoli), Andretta (Avellino), Serre-Valle della Masseria (Salerno).

Se si continuerà a puntare ancora sugli inceneritori infatti, non solo si dovrà attendere molto prima del loro pieno funzionamento, ma saranno necessarie nuove discariche di stoccaggio.

L’unica vera discontinuità rispetto a questa politica oggettivamente fallimentare – ha detto Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente – consisterebbe in interventi per ridurre in pochi mesi il flusso di rifiuti indifferenziati verso gli impianti di trattamento e smaltimento finale. A tal fine, sarebbe necessario semplificare e finanziare la costruzione di impianti di digestione anaerobica e compostaggio per l’organico da raccolta differenziata ed estendere a tutta la città di Napoli e ai comuni dell’hinterland le modalità di raccolta porta a porta dei rifiuti”.
Sull’argomento è intervenuto anche Michele Buonomo, presidente di Legambiente Campania: “Solo con questi interventi, concretizzabili in non più di 12- 18 mesi e con lo sviluppo di politiche di riduzione a monte degli imballaggi e dei rifiuti, si risolverebbe una volta per tutte l’emergenza in Campania, costata inutilmente agli italiani più di tre miliardi di euro in 15 anni”.

 

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