In questa scuola gli studenti pagano con i rifiuti di plastica invece che con i soldi

Pagare la retta con rifiuti di plastica portati da casa: nello stato indiano Assam ogni giorno gli studenti pagano i loro studi con 25 pezzi a settimana.

Pagare la retta con rifiuti di plastica portati da casa: nello stato indiano Assam, ogni giorno studenti dai 4 ai 15 anni pagano i loro studi con 25 pezzi a settimana, presi dalle loro case. L’iniziativa è di una piccola scuola, che però è riuscita a coinvolgere un’intera comunità.

Le loro classi si riempivano di fumi tossici provenienti dai vicini che per riscaldarsi bruciavano i loro rifiuti di plastica, ignorando i gravi danni alla salute e all’ambiente che ne derivavano. Così Parmita Sarma e Mazin Mukhtar, nel giugno 2016, avviano Akshar School, dove si paga con tutto quello che non deve essere bruciato e dove i più grandi insegnano ai più piccoli.

La coppia voleva un cambiamento educativo all’interno della comunità, dove le famiglie hanno difficoltà a pagare gli studi dei loro bambini e ragazzi (che spesso, infatti, finiscono a lavorare precocemente nelle miniere) e dove, purtroppo, molti aspetti ambientali son poco noti e comunque trascurati. Per questo le hanno invitate ad iscrivere i loro figli pagando in plastica. Una forma di insegnamento e di rispetto per la povertà.

Ma come si mantiene la scuola? Il principio è sempre “lo stesso”: il rifiuto non è un rifiuto, è un valore, e può essere riusato o monetizzato in impianti di riciclo, creando valore e risparmiando il nostro Pianeta da ulteriore sottrazione di materie prime.

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L’iniziativa ricorda il Banco Cooperativo del Estudiante Bartselana, istituto di credito fondato da un bimbo peruviano di 7 anni, dove i rifiuti diventano denaro e che ora è una banca con oltre 2000 clienti. Anche questa era nata osservando che i bambini della scuola ‘Luis H. Bouroncle‘ spesso frequentavano le lezioni senza colazione e che alcuni di loro non avevano strumenti né materiale didattico (con ritardo negli studi), ma che il cestino dei rifiuti era non di rado pieno di carta e plastica, diventati uno strumento validissimo di risparmio di denaro. Denaro vero.

Quello che è necessario in Perù come in India, ma come qui da noi e in molte altre parti del mondo, è un cambiamento culturale. Quello che porterà, ce lo auguriamo, a non guardare più nulla come qualcosa che non serve più, alla base della transizione all’economia circolare, da molti invocata ma per la quale, purtroppo, manca ancora molto.

“Il modello di Akshar insegna agli studenti ad assumersi responsabilità nei confronti di ciò che li circonda e a sforzarsi di migliorarli – si legge sul sito della scuola – Gli studenti pagano le loro tasse scolastiche sotto forma di rifiuti di plastica puliti presi dalle loro case e contribuiscono al Centro di riciclaggio della scuola studiando le scienze ambientali”.

Sottrarre rifiuti all’incenerimento in modo da favorire l’educazione scolastica e limitare i danni ambientali. Un esperimento limitato? La scuola è passata da 20 a 100 studenti e sta sperimentando il modello anche nella ben più popolosa Delhi, puntando a far nascere altri 5 istituti simili, ma soprattutto con l’obiettivo di far prevalere questa impostazione anche nelle scuole pubbliche.

Un seme che sta germogliando e che ci auguriamo si moltiplichi con sua forza rivoluzionaria in tutto il Pianeta.

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Foto: Akshar Foundation

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