Come le compagnie petrolifere alimentano l’industria della plastica ai danni del Pianeta

I nostri oceani sono pieni di plastica, ma sebbene il nostro Pianeta sia in stato di sofferenza evidente, l’industria USA degli idrocarburi ha deciso di investire 180 miliardi di dollari in nuove strutture di “cracking”, il processo che permette la scissione delle catene di molecole del petrolio che poi andranno a creare nuova plastica.

I nostri oceani sono pieni di plastica, ma sebbene il nostro Pianeta sia in stato di sofferenza evidente, l’industria USA degli idrocarburi ha deciso di investire 180 miliardi di dollari in nuove strutture di “cracking”, il processo che permette la scissione delle catene di molecole del petrolio che poi andranno a creare nuova plastica.

Gli investimenti non saranno solo oltreoceano, ma interesseranno anche l’Europa e così facendo la capacità di fabbricazione di materie plastiche potrebbe aumentare in cinque anni anche di un terzo a livello mondiale.

Le nuove strutture costruite da società come Exxon Mobile Chemical e Shell Chemical contribuiranno quindi, ad alimentare l’inquinamento da plastica.

“Il rischio è quello di avere decenni di produzione di plastica proprio nel momento in cui, il mondo si sta rendendo conto che dovremmo usarne di meno”, spiega Carroll Muffett, presidente del Center for International Environmental Law degli Stati Uniti , che ha analizzato l’industria della plastica.

“Circa il 99% delle materie prime che servono per la plastica è costituito da combustibili fossili, quindi è chiaro che società come Exxon e Shell, hanno contribuito a creare la crisi climatica. Esiste una relazione profonda e pervasiva tra le compagnie petrolifere e del gas e le materie plastiche”, continua.

Secondo Greenpeace Uk, qualsiasi aumento che finisce negli oceani potrebbe avere un impatto disastroso.

“Stiamo già producendo più plastica usa e getta di quanta ne possiamo poi smaltire”, spiega Louise Edge.

oceani di plastica

Come sappiamo, esiste uno stretto legame tra la produzione di plastica non biodegradabile e il settore degli idrocarburi, legame che è stato analizzato dal Center for International Environmental Law. Il boom di combustibili a basso prezzo ha fatto sì che anche il costo delle materie prime fosse più basso.

“Poiché la produzione di combustibili fossili è altamente localizzata in aree specifiche, anche la fabbricazione di materie plastiche si concentra in specifiche regioni, in particolare nella costa del Golfo degli Stati Uniti”, spiega il Centro in un recente rapporto investigativo, intitolato Fueling Plastics.

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Tutto ciò succede mentre lo scorso giugno un’indagine di The Guardian, rivelava che ogni minuto nel mondo viene acquistato un milione di bottiglie di plastica e che la maggior parte finisce in discarica o mare.

Dominella Trunfio

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