Orrore in Pakistan: giornalista ucciso dopo aver documentato la caccia illegale all’Ubara (in via d’estinzione)

In Pakistan un giornalista è stato ucciso per denunciato il rilascio a diversi dignitari arabi di una licenza speciale per cacciare l'Ubara

In Pakistan un giornalista è stato brutalmente ucciso dopo aver denunciato il rilascio a diversi dignitari arabi di una licenza speciale per cacciare l’Ubara, uccello a rischio estinzione

L’Otarda Houbara, meglio nota semplicemente come Ubara, è un uccello in via d’estinzione protetto a livello internazionale. La caccia a questo volatile, appartenente alle famiglia degli Otididi e originario dell’Africa settentrionale, è vietata in gran parte del mondo, compreso il Pakistan. Eppure, accade che in questo Paese vengano concesse delle licenze speciali a chi ricopre ruoli di potere. Qualche giorno fa, infatti, il Governo federale ha concesso a ben 14 dignitari arabi dei permessi speciali per la caccia dell’Ubara nella provincia del Sindh. 

A rivelarlo il quotidiano pakistano “Dawn”, che fa sapere che le autorizzazioni sono state concesse anche al primo ministro del Qatar Khalid bin Khalifa bin Abdulaziz Al Thani e il Presidente degli Emirati Arabi Uniti Khalifa bin Zayed Al Nahyan. Ma l’orrore non finisce qua. Il 3 novembre è stato rinvenuto il cadavere di Nazim Sajawal Jokhiyo, un reporter che qualche ora prima aveva pubblicato un video online in cui denunciava tutta la vicenda, mostrando i cacciatori impegnati nei preparativi.

A causa del suo lavoro scomodo ai dignitari arabi e al Governo pakistano, Nazim Sajawal Jokhiyo aveva ricevuto anche una serie di minacce poco prima di essere brutalmente ucciso, ma non ha voluto cedere alle pressioni e ha continuato a denunciare in maniera coraggiosa.

“Non sono spaventato. Sto ricevendo minacce e non mi scuserò” ha dichiarato nel filmato. Qualche ora dopo il suo corpo è stato ritrovato vicino alla città di Karachi, nel Nord-Ovest del Paese.

Reporters sans frontières chiede un’indagine indipendente sul caso

L’omicidio ha suscitato un’ondata di indignazione a livello internazionale e Reporters sans frontières (RSF) ha chiesto subito un’indagine indipendente sull’accaduto. 

La brutalità con cui Nazim Jokhiyo è stato eliminato è tanto più scioccante perché il suo omicidio è stato premeditato da un parlamentare molto noto nella regione – ha dichiarato Daniel Bastard, direttore RSF Asia-Pacific – Chiediamo al primo ministro del Sindh Murad Ali Shah di avviare un’indagine indipendente per identificare gli autori e gli istigatori dell’omicidio di Nazim Jokhiyo, che ha pagato con la vita per aver cercato di informare i suoi concittadini sugli abusi di un despota locale. Il suo delitto non deve restare impunito.

Purtroppo, però, è davvero improbabile che gli autori dell’omicidio vengano condannati. Interpellato sul caso, il ministro dell’informazione del Sindh, Hussain Shah, si è limitato a dire che il governo “ha preso atto dell’incidente”. 

Secondo Freedom Network, l’organizzazione partner di RSF in Pakistan, nessuno dei numerosi omicidi di giornalisti in Pakistan è stato punito nell’ultimo decennio.

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Fonti: Dawn/RSF

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