Riapre la stagione della caccia, nonostante mesi di incendi abbiano devastato la natura e ucciso animali

Con la riapertura della stagione della caccia, il WWF punta il dito contro le autorità regionali che non tutelano la fauna selvatica

Con la riapertura della stagione della caccia, le associazioni ambientaliste puntano il dito contro le autorità regionali che non tutelano la fauna boschiva, già fiaccata da un’estate di incendi

Domani, 19 settembre, riapre la stagione venatoria in tutta Italia. Un momento molto atteso dagli amanti della caccia ed altrettanto temuto da animalisti e associazioni di tutela dell’ambiente. Invano sono caduti quest’anno gli appelli di WWF e di altre associazioni ambientaliste per chiedere la sospensione delle attività di caccia, soprattutto in quelle aree devastate dagli incendi estivi che hanno provocato la morte di molti animali.

Proprio il WWF, in un comunicato stampa, cita la Legge nazionale sulla caccia e la tutela della fauna selvatica (Legge 157/1992, art. 19), che permette alle regioni di vietare o ridurre le attività di caccia sul proprio territorio per “importanti e motivate ragioni connesse alla consistenza faunistica o per sopravvenute particolari condizioni ambientali, stagionali o climatiche o per malattie o altre calamità”. Dichiarare lo stato di calamità a seguito degli incendi e poi permettere comunque le attività venatorie è, secondo l’associazione, paradossale e vergognoso.

Oltre alle vittime dirette degli incendi di questa estate, non dobbiamo dimenticare le tante vittime collaterali dei cambiamenti climatici: animali letteralmente bolliti per il troppo caldo registrato in alcune regioni d’Italia o costretti a migrare verso habitat diversi per trovare condizioni di vita a loro favorevoli. La vita degli animali è quindi in grave pericolo, e ciò dovrebbe spingere le autorità regionali a proibire la caccia.

Ricordando la situazione ancora di piena emergenza (…) va sottolineato che la caccia colpirebbe alcune specie migratorie già in grave difficoltà nel reperire il cibo, in particolare dove gli incendi hanno parzialmente o interamente distrutto zone caratterizzate da boschi e macchia mediterranea – si legge nel comunicato congiunto delle associazioni ambientaliste. – Il blocco dell’apertura della caccia appare dunque un provvedimento doveroso, ragionevole e responsabile.

In effetti, esiste dal 2000 una Legge quadro sugli incendi che prevede il divieto di caccia sui terreni percorsi dal fuoco per un periodo di 10 anni: un provvedimento, questo, che mira ad alleggerire la pressione sulla fauna già vittima degli incendi, che però sembra essere ignorato in questa occasione. Gli unici interventi in difesa degli animali selvatici, denuncia il WWF, sono stati quelli messi in atto dalle associazioni ambientaliste, che hanno fatto ricorso ai TAR di Abruzzo, Calabria, Marche, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana e Veneto per chiedere la sospensione della caccia almeno per quelle specie animali (come la Tortora selvatica, la Pavoncella o il Moriglione) in sofferenza dopo gli incendi estivi. Questi provvedimenti restrittivi hanno salvato la vita a migliaia di animali.

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Fonte: WWF

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