Se i governi smettessero di danneggiare la natura, si creerebbero milioni di posti di lavoro

Il rapporto WWF propone una radicale inversione di tendenza, che porterebbe occupazione e salverebbe la natura dalla distruzione

Alla vigilia dei negoziati ONU sulla Biodiversità, il rapporto del WWF propone ai governi del mondo una radicale inversione di tendenza nei loro investimenti, che porterebbe occupazione e salverebbe la natura dalla distruzione. 

Lunedì prossimo (23.08.2021) inizieranno i negoziati ONU sulla Biodiversità, e in vista di questo evento il WWF ha presentato un nuovo rapporto dedicato al rapporto fra mondo del lavoro e tutela dell’ambiente, dal titolo provocatorio: Halve Humanity’s Footprint on Nature to Safeguard our Future (Dimezzare l’impronta ecologica dell’umanità sulla natura per salvaguardare il nostro futuro)

Secondo l’associazione, i governi del mondo potrebbero creare ben 39 milioni di posti di lavoro se investissero i 500 miliardi di dollari che ogni anno vengono spesi in azioni dannose e distruttive per la biodiversità verso azioni positive per la natura (come la rinaturalizzazione o la salvaguardia del patrimonio naturale esistente). Un’azione virtuosa su due fronti, quindi: da una parte si creerebbe maggiore occupazione e molte persone avrebbero la possibilità di un lavoro, dall’altra la natura trarrebbe beneficio da queste attenzioni.  

Agire per evitare il collasso degli ecosistemi e l’aggravarsi della crisi climatica è l’imperativo dei nostri tempi, ma i governi spendono almeno 500 miliardi di dollari l’anno in sussidi per attività come l’agricoltura insostenibile o la pesca eccessiva che danneggiano la natura, con conseguenze disastrose per la società, l’economia e il nostro stesso benessere – afferma Marco Lambertini, direttore generale del WWF International. – Non solo riorientare questa spesa verso pratiche sostenibili aiuterebbe a ridurre l’impatto sulla biodiversità, ma ci aiuterebbe anche a passare a un’economia nature-positive, positiva per la natura e a cambiare i nostri attuali modelli di produzione e consumo assolutamente insostenibili. Reindirizzando queste risorse potremmo innescare, inoltre, un circolo virtuoso in grado di produrre 10.000 miliardi di dollari di valore annuale e 400 milioni di posti di lavoro dedicati a una nuova economia nature positive.

 Lo scordo anno, il Future of Nature and Business Report del World Economic Forum si era mosso in questa direzione, stimando che 395 milioni di posti di lavoro potrebbero nascere entro il 2030 se si investisse in attività nature-positive – e, per fortuna, già diversi paesi hanno intrapreso giuste transizioni verso un’economia positiva per la natura che offrono preziose lezioni e sono di ispirazione.

Secondo il WWF, tuttavia, non bastano le iniziative dei singoli paesi: è necessario distribuire lo stimolo del cambiamento in modo equo tra i vari paesi – cioè in base alla popolazione, non alla loro forza economica. Questo, oltre a creare molta più occupazione, contribuirebbe anche a proteggere maggiormente la biodiversità e aiuterebbe a creare percorsi di crescita verde per i paesi meno sviluppati.

(Leggi anche: Nessuno è più al sicuro dalla crisi climatica)

In ogni caso, bisogna fare presto, perché l’urgenza di salvare la natura non è mai stata così impellente: fenomeni climatici estremi, incendi e calamità naturali stanno distruggendo l’ambiente in cui viviamo, e presto non sarà più possibile ‘invertire la rotta’ e tornare indietro: stiamo mettendo in pericolo le risorse da cui tutti dipendiamo, nonché la nostra stessa sopravvivenza. Si stima infatti che più della metà del PIL mondiale (circa 44 miliardi di dollari) dipenda direttamente dalla natura: si pensi, per esempio, al peso che svolgono agricoltura e allevamento nella sopravvivenza della nostra specie. La crisi climatica sta mettendo a serio rischio questa fonte di ricchezza: le stime prevedono un aumento vertiginoso dei pressi delle materie prime (cereali, frutta, ma anche legno e cotone) che porterebbero un ulteriore impoverimento nei paesi del mondo già colpiti da fame e povertà.

Per questo il WWF chiede ai paesi di compiere un passo decisivo dimezzando l’impronta della produzione e del consumo entro il 2030 e garantendo in questo modo un futuro in cui si limiti a contenere i danni alla natura, ma che la salvaguardi attivamente e ne migliori lo stato per le generazioni future. Oltre a questo, obiettivo dell’organizzazione e spingere le potenze mondiali ad aumentare drasticamente le loro ambizioni e nel perseguire l’obiettivo di un’inversione della perdita di biodiversità in modo da garantire un mondo nature-positive nel prossimo decennio.

QUI è possibile leggere il report completo.

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