Giornata mondiale delle api: salviamo gli insetti “giardinieri” della nostra madre terra

Grazie al lockdown la popolazione di api è ricresciuta. Gli ambientalisti sperano che alcuni dei cambiamenti imposti dalla pandemia possano rimanere stabili

Ogni ape porta in sé il meccanismo dell’universo: ognuna riassume il segreto del mondo. cit. Michel Onfray

Il lockdown che ci ha costretti a vivere in quarantena per molte settimane è stato particolarmente benefico per le api. La popolazione di questi insetti, infatti, un po’ in tutto il mondo, ne ha beneficiato ed è letteralmente rinata.

Una buona notizia che riguarda questi insetti arriva nella Giornata mondiale della api che si celebra il 20 maggio, con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza degli impollinatori e sulle minacce che purtroppo devono affrontare.

Le restrizioni che in diverse zone del pianeta hanno messo in pausa una serie di pratiche dannose per gli insetti, hanno sostanzialmente creato un mondo più amichevole per le api selvatiche.  Il blocco dovuto al Covid-19 ha di fatto contribuito ad invertire il forte declino della popolazione di api.

Come hanno spiegato alcuni scienziati alla BBC, le api sono state favorite in questo periodo per diversi motivi, i due più importanti sono che tra gli effetti positivi del lockdown vi è stata la significativa riduzione dell’inquinamento atmosferico ma anche la riduzione degli spostamenti in auto.

Grazie al fatto che vi è minore smog e fumi di macchina, le api possono sentire più facilmente i profumi che emettono i fiori e che le indirizzano alle piante da impollinare. Al contrario l’inquinamento è in grado di confondere le api che sono dunque meno efficienti nel portare a termine il loro importante lavoro. Tutto questo è noto grazie ad uno studio del 2016.

Ma non finisce qui, come ha dichiarato Mark Brown, professore di ecologia evolutiva alla Royal Holloway, Università di Londra, maggiori spostamenti in auto mettono a rischio la sopravvivenza di un gran numero di api:

“Meno macchine sulle strade significano anche altri benefici per le api. È probabile che il numero di morti tra le api diminuisca man mano che diminuiscono i viaggi in auto durante il blocco. Uno studio del 2015 condotto da ricercatori canadesi ha stimato che ogni anno 24 miliardi di api e vespe vengono uccise dai veicoli sulle strade del Nord America”. 

Considerando poi che, sempre a causa delle restrizioni, molti hanno smesso di mantenere i bordi delle strade liberi da piante e fiori, le api hanno visto anche zone che solitamente frequentano poco trasformarsi in habitat lussureggianti perfetti per le loro esigenze.

“Questa inaspettata profusione di fiori potrebbe essere un altro vantaggio per le api, con il cibo inaspettato che aumenta la popolazione” sostiene il professor Brown.

Gli ecologisti nel Regno Unito suggeriscono quindi di lasciare che i margini delle strade restino rigogliosi e, per diffondere l’importanza di questa pratica a vantaggio delle api, hanno lanciato anche delle vere proprie compagne come “Don’t mow, let it grow” (Non falciare, lascia che cresca).

La popolazione delle api, dunque, è stata favorita dalla pandemia in diverso modo e gli ambientalisti sperano che alcuni di questi cambiamenti possano rimanere stabili anche ora che è iniziata una lenta ripresa.

Ma mentre lasciare i margini selvaggi è una cosa abbastanza semplice da mantenere, ridurre i volumi di traffico richiede modifiche più sostanziali e non sempre facilmente o velocemente attuabili.

E’ ora però più che mai importante salvaguardare le api dato che, prima di questa ripresa, stavano rapidamente diminuendo in tutto il mondo a causa della perdita di habitat, dell’inquinamento e dell’uso di pesticidi (e non è improbabile che la tendenza torni a breve ad essere questa). Una loro eventuale scomparsa sarebbe, come è ormai noto, pericolosa anche per la nostra stessa sopravvivenza. Questi insetti, infatti, sono gli impollinatori più importanti del mondo, fertilizzano un terzo del cibo che mangiamo e l’80% delle piante da fiore.

C’è da sottolineare poi che tale ripresa delle api non significa che sia un buon momento per il miele. Gli apicoltori e gli agricoltori che si affidano a questi insetti per impollinare le loro colture sono in difficoltà a causa delle restrizioni ai viaggi imposte dalla pandemia. Gli apicoltori commerciali in Canada e in molti paesi europei dipendono fortemente dai lavoratori stagionali e dall’importazione di api regine da tutto il mondo per rifornire le loro colonie e per lunghi mesi sono stati praticamente bloccati.

C’è poi il discorso della vespa killer che mette seriamente a rischio la sopravvivenza delle api in alcune parti del mondo.

Insomma, le api hanno avuto un po’ di respiro mentre noi eravamo chiusi in casa, ma c’è ancora molto da fare per assicurare a loro e a noi stessi una duratura e proficua sopravvivenza.

Fonte di riferimento: BBC

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