Il giardino degli antichi sapori per salvare gli alberi dall’estinzione

Potremmo definirlo come un orto o un giardino degli antichi sapori perché qui si coltivano e si recuperano alberi da frutto e piante commestibili, che rischiavano di scomparire per sempre.

Potremmo definirlo come un orto o un giardino degli antichi sapori perché qui si coltivano e si recuperano alberi da frutto e piante commestibili, che rischiavano di scomparire per sempre.

Siamo a San Lorenzo di Lerchi a Città di castello, un luogo sicuro e tranquillo tra le colline umbre, il regno magico della regina della biodiversità, l’agronoma Isabella della Ragione che dopo la scomparsa del padre Livio, ha portato avanti l’idea pioneristica di trasformare i suoi poderi in un giardino di salvataggio e riproduzione di decine di varietà di alberi da frutto fondando l’Associazione Archeologia Arborea con lo scopo proprio di recuperare cibi dimenticati e varietà perdute. La sua bella iniziativa è arrivata anche oltreoceano, destando l’interesse del New York Times che a lei e al suo giardino ha dedicato un lungo approfondimento sulle sue pagine.

Già da bambina, l’agronoma sognava di occuparsi della natura, motivo per cui dopo gli studi in Agraria si è dedicata anima e corpo al suo frutteto dove oggi ci sono oltre 400 esemplari di diverse specie tra melo, pero, ciliegio, susino, fico, mandorlo, nespolo e melo cotogno, in 150 varietà diverse ritrovate nelle zone della ricerca.

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“Le piante, coltivate con i sistemi tradizionali del luogo, sono inserite in un contesto che recupera e restituisce l’armonia e le suggestioni di un paesaggio agricolo di antica sapienza. La collezione serve al mantenimento delle risorse vegetali e culturali; testimonia e conserva un importante segmento del patrimonio storico, culturale e paesaggistico; ha forti potenzialità dal punto di vista didattico; ha una importante funzione di serbatoio, favorendo il mantenimento della biodiversità e le produzioni locali”, si legge sul sito dell’associazione.

Se una pianta muore è la fine. Il volere recuperare alberi da frutto che stavano scomparendo è una passione che le ha trasmesso il padre che amava andare alla ricerca di tutta quella parte della natura, che non riusciva più a soddisfare le esigenze del mercato e i nuovi gusti alimentari.

Raccogliendo gemme e innestando frutteti Livio della Ragione era riuscito a trasformare un cortile di una vecchia chiesa sconsacrata, abbandonata e acquistata negli anni Sessanta, in un giardino di antichi sapori, chiamando la sua collezione “Archeologia arborea”.

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Un’iniziativa oggi considerata unica nel suo genere, per questo il giardino è anche un luogo di visita di studenti e appassionati che vogliono conoscere la varietà della natura, perché ogni pianta ha la sua storia e le proprie tradizioni.

Dominella Trunfio

Foto

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