Questo fungo ha 2.500 anni, è grande come 50 campi da calcio e potrebbe aiutare nella lotto ai tumori

Esiste un fungo, antico di ben 2500 anni ed esteso come 50 campi da calcio. Questo particolarissimo esemplare, trovato nel sottobosco del Michigan (Stati Uniti), oltre ad essere una meraviglia della natura, potrebbe rivelarsi anche utile a comprendere meglio i meccanismi di crescita del cancro e a bloccarli.

Esiste un fungo, antico di ben 2500 anni ed esteso come 50 campi da calcio. Questo particolarissimo esemplare, trovato nel sottobosco del Michigan (Stati Uniti), oltre ad essere una meraviglia della natura, potrebbe rivelarsi anche utile a comprendere meglio i meccanismi di crescita del cancro e a bloccarli.

Si tratta del basidiomicete Armillaria (Armillaria o Armillaria Gallica), tipologia di funghi della famiglia dei chiodini, ormai noti per una peculiare caratteristica: la loro capacità di diffondersi dal substrato legnoso a quello del suolo.

Una scoperta del tutto particolare in questo senso è stata fatta negli anni ’80 negli Usa dove un esemplare di questa specie è arrivato ad estendersi per almeno 37 ettari (il corrispettivo di 50 campi da calcio!), raggiungendo un peso di circa 400mila chilogrammi.

Il nuovo studio sul fungo gigante

Da poco è stato pubblicato su Proceedings of The Royal Society uno studio dal titolo: “Clonal evolution and genome stability in a 2500-year-old fungal individual“. Il team di ricerca, guidata dal dottor James B. Anderson dell’Università di Toronto e realizzata in collaborazione con l’Università del Missouri, ha lavorato con 248 campioni di Armillaria gallica del Michigan.

Dal sequenziamento del suo genoma si è scoperto che l’enorme fungo non era composto da singoli funghi diversi vicini l’uno all’altro ma da un individuo genetico distinto che copriva ettari ed ettari di foresta.

Gli esperti, sulla base dei tassi di crescita osservati nel fungo, hanno stimato che l’età minima dell’enorme esemplare era di 2500 anni (ma probabilmente è anche più vecchio!).

fungo armillaria

Con il sequenziamento completo del genoma e la scoperta delle varianti, hanno anche rivelato che la mutazione si era verificata all’interno delle cellule somatiche dell’esemplare stesso. Ma l’evoluzione del suo DNA era stata molto lenta e aveva fatto mutare solo 163 delle 100milioni coppie di basi che compongono il corredo genetico di questo fungo. Ciò, secondo gli esperti, sarebbe dovuto al fatto che il fungo non risente dei cambiamenti che avvengono in superficie vivendo principalmente sotto il suolo.

Le parti che si vedono fuori, infatti, i cosiddetti chiodini, sono solo dei cloni che provengono dall’enorme organismo che si trova nel sottosuolo.

I ricercatori suggeriscono che l’evoluzione clonale nei funghi Armillaria è molto simile a quella della progressione del cancro in alcuni individui. Tuttavia, la progressione del cancro è accompagnata da un’estrema instabilità genomica, non necessariamente dovuta alla perdita di funzione nei processi di riparazione del DNA, ma piuttosto alla perdita di controllo sulla replicazione del DNA.

Proprio perché il fungo ha un tasso di mutazione molto basso si rivela particolarmente interessante ai fini della ricerca.

Come ha dichiarato Johann Bruhn, dell’Università del Missouri, colui che scoprì l’enorme fungo negli ‘80:

“Pensiamo che questo lento tasso di mutazione sia forse la chiave per la stabilità genetica del fungo gigante e potrebbe anche essere una ragione chiave per la sua grande longevità”

Secondo la ricerca, lo studio di questo fungo potrebbe dunque fornire informazioni preziose sull’evoluzione del cancro e sul modo di fermarne la progressione.

Francesca Biagioli

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