Disastro del Lambro: una corsa contro il tempo per fermare la macchia di petrolio

Si è lavorato tutta la notte per tentare di arginare la massa oleosa che sta avanzando come uno spettro nero sul Po facendo il vuoto intorno a sé. E' una corsa contro il tempo per tentare di preservare la ricca biodiversità del Delta del fiume ed evitare che i 600 mila litri di idrocarburi fuoriusciti dalla raffineria della Lombarda Petroli arrivino in mare.

Si è lavorato tutta la notte per tentare di arginare la massa oleosa che sta avanzando come uno spettro nero sul Po facendo il vuoto intorno a sé. È una corsa contro il tempo per tentare di preservare la ricca biodiversità del Delta del fiume ed evitare che i 600 mila litri di idrocarburi fuoriusciti dalla raffineria della Lombarda Petroli arrivino in mare.

Nonostante le rassicurazioni del Capo della Protezione civile Guido Bertolaso che ieri a Piacenza ha confermato che nelle prossime 24 ore “la gran parte di questa massa oleosa sarà recuperata e poi, seguendo il corso del fiume, prima che arrivi all’altezza di Ferrara e ovviamente sul Delta saremo in grado di recuperare il resto”, si stima che il materiale inquinante raggiungerà le aree della foce il 28 febbraio.

Perché il “mostro nero”, un velo di gasolio spesso 15 centimetri, le cui immagini impressionanti abbiamo tutti sotto gli occhi, avanza veloce spingendo il deposito di petrolio sulle sponde: superato ieri lo sbarramento di Isola Serafini, continua la sua avanzata che lo ha spinto già oltre 150 chilometri dall’ex raffineria brianzola.

Questa emergenza è stata gestita con incredibili ritardi sia da parte del Governo che delle tre regioni coinvolte con sottovalutazioni e insufficienza di persone e mezzi. Manca soprattutto una cabina di regia unitaria ed efficace, ma è ancora possibile intervenire per limitare i danni prima che il petrolio raggiunga il Delta e l’Adriatico – dichiara Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente -. È necessario che il Governo nomini un commissario capace di gestire l’emergenza, mettendo in campo le competenze della Protezione Civile nazionale e delle aziende che operano nel settore con i mezzi per intervenire tempestivamente“.

La chiazza che si sta “spargendo a macchia d’olio” come fa notare anche il WWF in un comunicato, incombe sui delicati e preziosissimi ecosistemi del Delta del Po mettendo a repentaglio non solo la flora e la fauna fluviale, ma anche le attività di pesca, gli allevamenti ittici e l’approvvigionamento idrico dato che la falda dell’acquedotto di Ferrara è alimentata anche direttamente dalle acque del fiume.

Un disastro ambientale, il più grave accaduto in Lombardia che va ad infliggersi nel già martoriato fiume Lambro, uno dei più inquinati di Italia che ne pagherà le conseguenze per molti anni, considerando anche la messa fuori servizio del grande depuratore di Monza San Rocco, che tratta le acque fognarie di oltre mezzo milione di brianzoli.

Il Ministro Stefania Prestigiacomo che ieri ha potuto vedere con i suoi occhi l’entità del problema in un sopralluogo in elicottero lungo il corso del Po, parla di “un vero e proprio attentato all’ambiente e alla salute dei cittadini” e lancia ”un appello ai magistrati affinché facciano presto per accertare le responsabilità”.

E intanto, già allertata la guardia costiera sull’Adriatico con le navi del “servizio disinquinamento marino” già schierate in attesa della “chiazza” che tra non molte ore potrebbe riversarsi nel mare.

Ma al consiglio dei ministri solo lunedì sarà proclamato lo stato di emergenza per l’inquinamento del fiume Lambro. Intanto sulle cause del disastro si parla di un atto doloso finalizzato a speculazioni edilizie sull’area dove sorge oggi l’ex raffineria di Villasanta e nella quale vorrebbero costruire una zona residenziale.

Affrontata con decisione e sperabilmente risolta al più presto questa emergenza – tuona Leoni del WWF – gli amministratori pubblici e tutti gli organi di controllo e prevenzione dovranno compiere un’impietosa analisi di quanto successo: della mancata prevenzione, di un sistema di controlli che, nonostante la delicatezza dell’area interessata, non ha funzionato a dovere; di un sistema di allerta e pronto intervento trovatosi non equipaggiato a dovere per affrontare una simile urgenza. Nel 2010, il WWF coltiva ancora la speranza che questa sia veramente l’ultimo caso di una simile emergenza ambientale. E speriamo di tornare immediatamente con i piedi per terra nella gestione e nel monitoraggio dei nostri territori, evitando di usare l’emergenza per riproporre soluzioni fantasiose per la gestione dei nostri corsi d’acqua. Bisogna, in definitiva, tornare ai “fondamentali”, immaginandoci, per un attimo, che in queste stesse condizioni (o anche peggiori) ed in simili o ancor più delicati ambienti si sta ancora sognando di riproporre l’insediamento dei nuovi impianti nucleari

Per correre ai ripari oggi verrà sperimentato dall’Arpa nelle aree maggiormente colpite dalla catastrofe ambientale un trattamento enzimatico per aggredire gli idrocarburi che ristagnano in alcune aree del Lambro per trasformarli in sostanze biodegradabili.

E intanto Legambiente lancia un’iniziativa simbolica per sabato 27 febbraio: “un abbraccio collettivo al fiume Lambro“. L’appuntamento per i cittadini, le associazioni e i comitati che hanno a cuore la salute del corso d’acqua, nel Parco Lambro di Milano per far “sentire la nostra voce circondando il fiume con una catena umana lungo le sponde del fiume ferito“.

Simona Falasca

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