Canale di Sicilia: fondali inesplorati da salvare

I fondali del Canale di Sicilia sono uno scrigno di biodiversità da tutelare e mettere in salvo dalla minaccia rappresentata dalle trivellazioni petrolifere. Soprattutto dopo aver visto le immagini diffuse da Greenpeace che, in collaborazione con l'Ispra, a bordo della nave Astrea, hanno immortalato lo straordinario universo sottomarino nel mare di Sicilia e pubblicato il rapporto "I tesori sommersi del Canale di Sicilia".

I fondali del Canale di Sicilia sono uno scrigno di biodiversità da tutelare e mettere in salvo dalla minaccia rappresentata dalle trivellazioni petrolifere. Soprattutto dopo aver visto le immagini diffuse da Greenpeace che, in collaborazione con l’Ispra, a bordo della nave Astrea, hanno immortalato lo straordinario universo sottomarino nel mare di Sicilia e pubblicato il rapporto “I tesori sommersi del Canale di Sicilia“.

La documentazione raccolta da Greenpeace e l’Ispra attravero il veicolo filoguidato dotato di telecamera (ROV) – lo stesso che ha girato il video dell’incontro con lo squalo vacca – evidenza come la zona destinata ad ospitare le trivelle – sono 29 le richieste attive per quest’area di cui 11 già autorizzate – sia una miniera di biodiversità: in soli due giorni sono state identificate ben 96 specie diverse.

Quello che abbiamo visto nella nostra spedizione conferma l‘enorme ricchezza e fragilità di questi fondali. – spiega Giorgia Monti, responsabile campagna Mare di Greenpeace – Ambienti incontaminati come questi andrebbero tutelati come tesori preziosi e non messi a rischio con le trivellazioni”.

In particolare sono stati esplorati – ad una profondità tra i 30 e i 55 metri – il Banco Avventura e il Banco di Graham, parte di un complesso vulcanico ancora attivo. Quest’ultimo è stato esplorato a una profondita di 160 metri e ha permesso di fotografare comunità di gorgonie di profondità e tutte e quattro le specie di corallo nero conosciute per il Mediterraneo.

La spedizione rientra nella campagna attualmente portata avanti da Greenpeace contro le perforazioni off-shore attraverso il tour “U MARI NUN SI SPIRTUSA” con l’obiettivo di aggiungere ulteriori dati a quelli raccolti nel 2009, che furono strumentali nel bloccare la richiesta di esplorazione petrolifera della Audax Energy a nord di Pantelleria.

Sono tantissimi i comuni costieri che, in queste settimane, si sono schierati con noi contro le trivelle, appoggiati dalla stessa Giunta di governo regionale. – afferma Giorgia Monti – La richiesta della Sicilia al ministero dell’Ambiente è chiara: istituire una Zona di Protezione Ecologica nel Canale e creare delle aree protette in zone sensibili come i banchi per fermare la folle corsa all’oro nero“.

Simona Falasca

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