Habemus il protocollo di Nagoya/ABC: la Cop10 vota il Piano di azione globale per la biodiversità

Alla fine dalla decima Conferenza delle Parti sulla Convenzione per la Diversità Biologica (CBD) che si è svolta a Nagoya e si è conclusa venerdì scorso, quel documento tanto voluto è stato approvato. La paura che anche dalla Cop10 non uscisse nulla di concreto come è stato per Copenhagen e come si teme per il prossimo vertice di Cancun, è stata vanificata perché i governi riuniti in Giappone hanno approvato un Piano di azione condiviso a livello globale per la biodiversità.

Alla fine dalla decima Conferenza delle Parti sulla Convenzione per la Diversità Biologica (CBD) che si è svolta a Nagoya e si è conclusa venerdì scorso, quel documento tanto voluto è stato approvato. La paura che anche dalla Cop10 non uscisse nulla di concreto come è stato per Copenhagen e come si teme per il prossimo vertice di Cancun, è stata vanificata perché i governi riuniti in Giappone hanno approvato un Piano di azione condiviso a livello globale per la biodiversità.

I delegati che hanno partecipato alla decima Conferenza delle Parti sulla Biodiversità sono, infatti, riusciti finalmente a superare lo scoglio che da oltre 18 anni stava paralizzando la Convenzione. In particolare si tratta del regolamento ABS (Access and Benefit Sharing Protocol) sull’accesso e la condivisione dei benefici derivati dalle risorse genetiche che era in stallo da quando la Convenzione era stata firmata nel 1992.

Un accordo storico, esulta il WWF, che conferma il bisogno fondamentale di “mettere al centro al conservazione della biodiversità come elemento fondamentale della nostra economia e della nostra società“.

I governi hanno riaffermato il messaggio che la protezione del benessere del pianeta è fondamentale nelle politiche internazionali e hanno dimostrato che lavorando insieme si può salvare la vita sul pianeta – ha dichiarato Jim Leape, direttore generale del WWF Internazionale.

Sì perché il Protocollo di Nagoya/ABS – è questo il nome che prenderà da oggi – rappresenta un risultato storico in in quanto consentirà la condivisione tra popoli e nazioni dell’immenso valore delle risorse genetiche. Ma non solo. Con questo accordo i governi si impegnano ad arrestare il sovrasfruttamento delle risorse marine e a proteggere il 10% delle aree marine costiere e le aree “high seas“. Ma anche a proteggere il 17% degli habitat terrestri che è un incremento – seppur modesto – dell’attuale 10% ma da attuarsi in un arco di tempo piuttosto breve ossia 10 anni.

Anche se l’accordo riguarda solo la metà di quanto avevano chiesto gli scienziati per assicurare la conservazione delle biodiversità per il WWF si tratta comunque di un accordo importante che prevede anche la modifica dei sussidi perversi (es. pesca, agricoltura e trasformazione del territorio), ma, soprattutto, il Protocollo di Nogoya/ABS chiede – come sottolineato anche dall’ultimo Living Planet Report – ai Paesi di garantire che il valore della biodiversità venga integrato nelle contabilità nazionali. “Si tratta di un elemento strategico e nuovo nell’approccio alla difesa della natura, un segnale politico importantissimo che metterà in moto un nuovo approccio alla finanza globale – ha dichiarato Stefano Leoni, Presidente del WWF Italia.

Dal punto di vista, invece delle risorse messe a disposizione dai vari Governi, tolto il Giappone che si è impegnato a investire fondi significativi, il resto dei Paesi sviluppati non è stato in grado di mettere sul piatto altrettanti soldi nell’immediato, anche se si è condiviso l’obiettivo di identificare i finanziamenti necessari a Piano strategico entro il 2012, “soldi ‘freschi’ vitali e fondamentali per mettere mano immediatamente alla perdita di biodiversità nel mondo”.

Ci ha rattristato vedere come alcuni paesi tra i più ricchi siano arrivati a Nagoya a mani vuote, incapaci o poco disponibili a mettere in gioco le proprie risorse capaci di rendere possibile per i paesi in via di sviluppo di raggiungere obiettivi impegnativi. I paesi lasciano Nagoya comunque con una nuova strada condivisa su come salvare la vita sul pianeta” – ha concluso Leape – Adesso è fondamentale che velocemente traducano queste premesse in azioni concrete”.

Speriamo che nei prossimi mesi anche l’Italia lavori per individuare le risorse necessarie a contribuire agli obiettivi che sono indicati nel piano globale e in quello nazionale.

Da questo punto di vista, all’Italia il WWF ha chiesto di mostrare il proprio impegno sia su scala globale che nazionale intervenendo nella Manovra 2011, prevedendo un accantonamento in Tabella A della legge di Stabilità in cui vengano previsti impegni di spesa finalizzati a tale scopo con un decreto legge entro la fine dell’anno in modo da dare attuazione concreta alla Strategia nazionale della biodiversità, approvato lo scorso 7 ottobre.

Simona Falasca

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