Nei mari di tutto il mondo vivono 230 mila specie: presentato a Londra il censimento degli oceani

Sono stati presentati stamattina a Londra i risultati del censimento dei mari con la quale gli scienziati del Census of Marine Life sono riusciti a catalogare oltre 230 mila specie di animali e vegetali marini.

Sono stati presentati stamattina a Londra i risultati del censimento dei mari con la quale gli scienziati del Census of Marine Life sono riusciti a catalogare oltre 230 mila specie di animali e vegetali marini.

L’inventario di tutti gli abitanti degli oceani del Mondo, pubblicato per la prima volta nei mesi scorsi sulla rivista Plos One è frutto di un lavoro mastodontico di 360 scienziati durato 10 anni con l’obiettivo di fornire una mappatura completa della biodiversità marina anche se, va detto, rappresenta ancora una catalogazione ancora parziale perché sono moltissime le specie tuttora sconosciute.

Questo censimento dei mari però rappresenta una raccolta storica di documenti di sintesi e visioni d’insieme senza precedenti in grado di fornire un riferimento per misurare in futuro l’evoluzione delle specie nel corso del tempo e guidare le prossime spedizioni di esplorazione negli abissi.

Come già riportato nel nostro precedente articolo dedicato al censimento dei mari, “sono oltre 230 mila le specie che popolano gli oceani della Terra di cui soltanto un decimo catalogato. Le acque australiane e giapponesi con quasi 33.000 forme di vita che hanno ottenuto lo status di specie con il rispettivo nome scientifico (come ad esempio il Carcharodon carcharia, alias il grande squalo bianco) sono risultate di gran lunga le più ricche di biodiversità. Seguono i mari della Cina (22mila), il nostro Mar Mediterraneo (17 mila) e il Golfo del Messico con 15 mila specie (almeno prima della marea nera)“.

Per quanto riguarda la tipologia, le varie specie sono state ripartite dagli scienziati come segue:

  • 19% di crostacei (granchi, aragoste, gamberi, gamberetti, cirripedi, ecc…)
  • 17% molluschi (calamari, polpi, vongole, lumache)
  • 12% pesci (compresii gli squali)
  • 10% protozoi (microrganismi unicellulari)
  • 10% di alghe e altri organismi vegetali simili
  • 7% Anellidi (vermi segmentati)
  • 5% Cnidaria (compresi anemoni di mare, coralli e meduse)
  • 3% Platelminti (vermi piatti compresi)
  • 3% Echinodermi (compresi stella di mare, stelle fragile, ricci di mare, sabbia e mare di dollari cetrioli)
  • 3% Poriferi (comprese le spugne)
  • 2% Bryozoa ( ‘animali muschio’)
  • 1% tunicati (compresi i cosiddetti schizzi del mare)

Il restante è stato classificato come “altri invertebrati (5%)” e “altri vertebrati (2%)” categoria, quest’ultima in cui sono stati fatti rientrare anche balene, leoni marini, foche, uccelli marini, tartarughe e trichechi che, paradossalmente rappresentano invece gli animali marini più noti, ma che costituiscono una parte molto piccola della biodiversità marina.

Tra i dati che emergono dal lavoro del Census, sono allarmanti quelli che riguardano il Mar Mediterraneo che, pur essendo tra i più ricchi di biodiversità, secondo solo ai mari del Giappone e dell’Austrolia, e con oltre il 7% delle specie che non si trovano da altre parti (percentuale superata solo dall’Antartide con il 15%), è risultato il mare più a rischio di perdere il suo patrimonio, ancora più del Golfo del Messico, per via della presenza dell’uomo e dei cambiamenti climatici.

Il nostro mare, infatti, è la parte del mondo con più rotte marine commerciali e solo in Adriatico ci sono 100 pozzi per l’estrazione del metano. Se a ciò si aggiunge la pesca intensiva e gli effetti del riscaldamento globale che alterando l’ecosistema, minano pesantemente le oltre 17.000 specie riscontrate.

Leggi per intero il sunto del censimento (in inglese)

 

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