Foche: scatta l’embargo UE, ma con qualche eccezione

Bandito l'import nell'Unione Europea dei prodotti derivati dalla caccia alle foche. L'embargo, già deciso nel luglio 2009, è quindi entrato in vigore come previsto. Ma con delle eccezioni, sedici organizzazioni o individui in totale, che hanno presentato ricorso alla Corte di giustizia europea

Bandito l’import nell’Unione Europea dei prodotti derivati dalla caccia alle foche. L’embargo, già deciso nel luglio 2009, è quindi entrato in vigore come previsto. Ma con delle eccezioni. “Temporaneamente e parzialmente non si applicherà a quelle organizzazioni o individui – sedici in totale – che hanno presentato ricorso alla Corte di giustizia europea, in modo da permettere a questa di ascoltare tutte le parti in causa a partire dal prossimo 7 settembre”, si legge infatti in una nota della Commissione europea a firma della portavoce Maria Kokkonen.

Tra i ricorsi c’è quello di Tapiriit Kanatami, la principale organizzazione di Inuit, gli abitanti delle regioni costiere artiche dell’America settentrionale, che vivono di caccia e pesca. “Il tribunale – ha precisato Kokkonen – deve ancora ascoltare tutte le parti coinvolte. Dopo aver sentito tutti, la Corte deciderà se dare sospensione temporanea al regolamento approvato dalla Ue, che vieta l’importazione di prodotti di foca o derivati, fatta eccezione per prodotti non commerciali”.
A replicare al bando UE il Canada che, esportando circa il 32 per cento dei prodotti agli stati membri europei, sostiene il commercio dei prodotti derivati dalle foche e si batte per abolire ogni restrizione che Bruxelles cerca di imporre.

Secondo alcune stime della Lega anti-vivisezione (Lav), “la caccia commerciale alle foche è regolarmente praticata in Russia, Groenlandia, Norvegia, Islanda e soprattutto Canada, dove avviene il maggior massacro di mammiferi marini (in media 200.000 l’anno, prevalentemente cuccioli tra le due e le 12 settimane di vita)”.
In Italia, produzione, commercio, importazione ed esportazione di prodotti di foca sono già sanzionati dalla legge 189 del 2004 contro il maltrattamento degli animali (modificata, su proposta della Lav, con la recente legge comunitaria del 2009), che dispone l’arresto da tre mesi a un anno o l’ammenda da 5mila 100mila euro.
I prodotti di foca vietati comprendono carne, olio, grasso, organi, pelli per pellicceria e articoli derivati. Il j’accuse ricade pertanto anche sul nostro paese che, secondo i dati forniti dal governo all’Eurostat Datashop di Berlino, risulta uno dei principali trasformatori al mondo di pellicce di foca.

Augusto Rubei

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