Volpi artiche in pericolo: colpa dell’aumento dei livelli di mercurio

I pericolosissimi e preoccupanti livelli di mercurio negli ecosistemi artici potrebbero avere un effetto nocivo sulla popolazione delle volpi artiche. Lo rivela una recentissima ricerca pubblicata su PLoS ONE e condotta da un team di scienziati russi, tedeschi e islandesi sugli esemplari che popolano l’isola russa di Mednyi, nelle isole del Commodoro.

I pericolosissimi e preoccupanti livelli di mercurio negli ecosistemi artici potrebbero avere un effetto nocivo sulla popolazione delle volpi artiche. Lo rivela una recentissima ricerca pubblicata su PLoS ONE e condotta da un team di scienziati russi, tedeschi e islandesi sugli esemplari che popolano l’isola russa di Mednyi, nelle isole del Commodoro.

Qui, dove le volpi si nutrono quasi esclusivamente di uccelli marini e carcasse di foche, il team ha esaminato campioni di peli di individuiprovenienti sia dalle zone interne che da quelle costiere, mettendo a confronto i dati con le volpi della vicina Isola di Bering, che hanno una dieta più varia. L’obiettivo era quello di capire perché, tra il 1970 e il 1980, il numero di esemplari di questa volpe artica crollò misteriosamente, passando da circa 1000 esemplari a circa 100 di oggi.

”Abbiamo iniziato a cercare i diversi agenti patogeni che avrebbero potuto causare gli alti tassi di mortalita’, ma non abbiamo trovato nulla. Ma quando abbiamo esaminato i campioni di peli dalle volpi e il cibo che questi animali mangiano, abbiamo trovato tassi significativi di mercurio: questo potrebbe spiegare il motivo del loro declino”, ha spiegato Gabor Czirjak del Leibniz Institute for Zoo and Wildlife Research alla BBC.

Ma non tutto è perduto, soprattutto se gli sforzi per la conservazione verranno rivolti più alle popolazioni dell’entroterra che a quelle costiere, spiagano gli eseprti. Perché sono queste ultime, a causa dell’aumento dello scioglimento dei ghiacci artici, a essere maggiormente esposte al mercurio. Nonostante un recente accordo ONU, siglato lo scorso Gennaio per limitare il suo uso in un numero elevato di prodotti, dal bando globale dei termometri (in Italia già in vigore) alla sua presenza nelle lampadine a basso consumo, alcuni modelli suggeriscono che, rispetto al 2005, ci sarà un aumento del 25% dell’emissione di origine antropica umana del pericoloso elemento chimico entro il 2020. E a soffrire degli effetti negativi, probabilmente, non saranno solo le volpi artiche.

Roberta Ragni

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