Sblocca Italia: 9 cose che vanno contro una crescita davvero sostenibile

Condoni, commissariamenti, deroghe. Altro che Sblocca Italia. Il nuovo decreto che avrebbe dovuto far ripartire il nostro Paese non sembra abbia i presupposti per un futuro roseo. E neanche verde. Chi si aspettava una minore burocrazia e una maggiore attenzione all'ambiente, resterà sicuramente deluso. E la crescita sostenibile, tanto agognata, sarà solo un'utopia. Ma ecco quali sono le 10 speranze tradite, i 10 punti dello Sblocca Italia che avrebbero davvero potuto fare la differenza ma che invece ostacoleranno la crescita sostenibile del nostro paese

Condoni, commissariamenti, deroghe. Altro che Sblocca Italia. Il nuovo decreto che dovrebbe far ripartire il nostro Paese non sembra abbia i presupposti per un futuro roseo. Ma soprattutto verde. Chi si aspettava una minore burocrazia e una maggiore attenzione all’ambiente, resterà sicuramente deluso. E la crescita sostenibile, tanto agognata, sarà solo un’utopia.

Delusione sotto numerosi fronti. Ma ecco quali sono le 9 speranze tradite, i 9 punti dello Sblocca Italia (decreto legge n. 133 del 12 settembre 2014) che avrebbero davvero potuto fare la differenza, ma che invece ostacoleranno la crescita sostenibile del nostro paese. Di alternative ce ne sono già tante, da quelle #SbloccaFuturo di Legambiente alle proposte presentate proprio oggi dal M5Stelle, che ha riscritto il decreto Sblocca Italia, ribattezzandolo “Attiva Italia. AltraEconomia invece ha realizzato un ebook di vignette per dimostrare perché “lo Sblocca-Italia rappresenta una minaccia per la democrazia e per il nostro futuro“.

Mobilità

Muoversi sì, ma in modo intelligente soprattutto nelle città per dire addio a traffico e inquinamento, incentivando il pendolarismo (investendo su tram, metro e treni) e riducendo anche gli incidenti stradali. La via da percorrere era quella, ma lo Sblocca Italia vuole invece investire quasi il 50% delle risorse stanziate su strade, autostrade e grandi opere, ma zero investimenti nella loro manutenzione o nelle ferrovie regionali.

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Riqualificazione energetica del patrimonio edilizio

Non va di certo meglio su questo fronte. Se a far ripartire il settore dell’edilizia, frenato dalla crisi, dovrebbero essere la riqualificazione energetica e antisismica, che sgravi per le famiglie con la conseguente riduzione delle bollette energetiche, lo Sblocca Italia ha imboccato invece la strada senza uscita delle deroghe e della deregulation per alcuni interventi edilizi e per i cambi di destinazione d’uso.

Inceneritori

Da mal di stomaco. Una cosa che davvero il decreto vuole sbloccare sono gli inceneritori. Il successo della raccolta differenziata finalizzata al riciclaggio ha incentivato la filiera industriale del recupero delle materie prime seconde, riducendo la necessità del recupero energetico da combustione di rifiuti urbani non altrimenti riciclabili. Costruire nuovi impianti di incenerimento/gassificazione per rifiuti non è la soluzione, quando funzionerebbero meglio impianti di digestione anaerobica per l’organico da raccolta differenziata e per altri rifiuti biodegradabili.

Bonifiche

Circa 100mila ettari di territorio italiano è avvelenato da rifiuti industriali di ogni tipo, con 49 siti di interesse nazionale da bonificare. Le soluzioni proposte dallo Sblocca Italia riguardano nuove definizioni di siti nazionali da commissariare e varianti in corso d’opera negli interventi di bonifica. Il risultato? Inquinamento, caos e aumento dei costi delle opere pubbliche.

Rischio idrogeologico

L’articolo 7 riguarda sì il problema del rischio idrogeologico ma senza progetti di ampio respiro per la mitigazione del rischio da frane e alluvioni. Occorre invece un programma nazionale di manutenzione e prevenzione uscendo dalla logica dei Commissari straordinari e garantendo la partecipazione dei territori.

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Acqua

Il decreto prevede fusioni e aggregazioni tra aziende. In altre parole, un nuovo tentativo di privatizzazione, nonostante i cittadini italiani si siano espressi molto chiaramente su questo punto in occasione del referendum sull’acqua pubblica, nel 2011. In particolare, il decreto Sblocca Italia, modificando la disciplina riguardante la gestione dell’acqua, finisce per imporre un unico gestore in ciascun ambito territoriale individuandolo nelle grandi aziende e nelle grandi aggregazioni.

A nostro avviso la proposta di creare pochi soggetti gestori, intorno alle grandi multiutilities esistenti, che si spartiscano tutto il territorio nazionale, ripercorre la strada dei fallimenti testimoniati dai bilanci in debito di queste società e ripropone l’idea di vendere servizi essenziali per coprire buchi di bilancio. Si tratta esclusivamente di un’operazione che espropria i consigli comunali dei loro poteri e allontana le decisioni dal controllo democratico. Oggi serve una gestione dell’acqua, dei rifiuti, del TPL, dell’energia, prossima ai cittadini e alle amministrazioni locali, per garantirne la trasparenza e la partecipazione nella gestione dei servizi. “A nostro avviso la proposta di creare pochi soggetti gestori, intorno alle grandi multiutilities esistenti, che si spartiscano tutto il territorio nazionale, ripercorre la strada dei fallimenti testimoniati dai bilanci in debito di queste società e ripropone l’idea di vendere servizi essenziali per coprire buchi di bilancio. Si tratta esclusivamente di un’operazione che espropria i consigli comunali dei loro poteri e allontana le decisioni dal controllo democratico. Oggi serve una gestione dell’acqua, dei rifiuti, del TPL, dell’energia, prossima ai cittadini e alle amministrazioni locali, per garantirne la trasparenza e la partecipazione nella gestione dei servizi” è l’opinione espressa dal Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua.

Petrolio e trivellazioni.

Altro che rinnovabili. Il Governo Renzi sembra più interessato al petrolio. E il premier non lo ha nascosto, considerando strategiche tutte le attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi, diminuendo l’efficacia delle valutazioni ambientali e piegando le norme che avevano dichiarato dal 2002 off limits l’Alto Adriatico, per il rischio di subsidenza.

Per tutta risposta, qualche giorno fa Greenpeace ha accolto con un enorme striscione i ministri europei dell’energia, giunti a Milano in occasione del Consiglio informale dei ministri UE per l’Energia e l’Ambiente: “La gente vuole le rinnovabili e l’efficienza energetica (People want renewables and energy efficiency)”.

Cemento e condoni

Secondo Serena Pellegrino (SEL), lo Sblocca Italia nasconde un grande condono senza sanzione, con emendamenti mirati ad impedire l’accesso alle gare da parte dei liberi professionisti, favorendo le società di ingegneria a scapito di quelle tra professionisti: “Non si può pensare che per sbloccare l’Italia si smantellino le procedure e le garanzie a difesa del nostro territorio escludendo i controlli dei professionisti, di fatto impedendo loro di lavorare”.

Di fatto, lo Sblocca-Italia tende la mano alle compagnie petrolifere, ai progetti di prospezione, ricerca ed estrazione di idrocarburi in terraferma ed in mare così come alle infrastrutture dedicate al trasporto, alla rigassificazione ed allo stoccaggio sotterraneo del gas in programma in Italia.

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Corruzione e infrastrutture

Cestinata l’idea del ponte sullo stretto, il decreto, anche se in maniera non esplicita, si richiama a opere come questa, alla luce delle dichiarazioni rilasciate dal Ministro delle infrastrutture di recente, che considera il Ponte sullo Stretto “indispensabile e necessario”. Lo sarà anche la Tav? È davvero il cemento la chiave per sbloccare l’Italia?

Francesca Mancuso

Vignette: Altraeconomia

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