Quinto Conto Energia: la UE boccia l’Italia sul decreto per gli incentivi alle rinnovabili

Quinto Conto Energia e decreti sulle rinnovabili. L'Europa li boccia in tronco. Alla vigilia dell'attesissima conferenza Stato-Regioni in cui si deciderà la sorte degli incentivi sulle fonti pulite e in particolare sul fotovoltaico, arriva una lettera di richiamo della direzione generale energia della Commissione europea che bacchetta l'Italia per il decreto che sta penalizzando le rinnovabili. Una lettera in cui vengono messe nero su bianco le tante critiche urlate in queste settimane da associazioni e imprenditori del settore.

Quinto Conto Energia e decreti sulle rinnovabili. L’Europa li boccia in tronco. Alla vigilia dell’attesissima conferenza Stato-Regioni in cui si deciderà la sorte degli incentivi sulle fonti pulite e in particolare sul fotovoltaico, arriva una lettera di richiamo della direzione generale energia della Commissione europea che bacchetta l’Italia per il decreto che sta penalizzando le rinnovabili. Una lettera in cui vengono messe nero su bianco le tante critiche urlate in queste settimane da associazioni e imprenditori del settore.

I decreti che domani arriveranno al tavolo delle Regioni, infatti, secondo il commissario Gunther Oettinger, renderebbero “molto difficile, se non impossibile, per i produttori indipendenti accedere al finanziamento dei propri progetti“. In particolare, ad essere criticata è la troppa burocrazia per l’accesso agli incentivi e il famigerato “meccanismo dei registri” che verrebbe applicato anche ai piccoli impianti e che paralizzerebbe il settore.

Per questo urge chiarezza in vista degli obiettivi per il 2020 anche per i cosiddetti certificati bianchi.

Per stare in Europa, non si possono affossare le energie pulite. L’invito di Bruxelles a rivedere da capo a fondo il nuovo decreto sulle energie rinnovabili è un chiaro avvertimento sulla necessità di non sacrificare le fonti rinnovabili e i meccanismi che le incentivano” – commenta il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati DezzaPer un governo che ha fatto dell’appartenenza all’Europa il punto dirimente delle sue politiche e che molto ha investito per restituire all’Italia la dignità internazionale che merita, il monito della Ue rappresenta una vera e propria bocciatura su un terreno, quello delle politiche energetiche per contrastare i cambiamenti climatici e della semplificazione, che da anni rappresenta un cavallo di battaglia per l’Unione. Occorre rivedere subito l‘impianto del decreto per dare una prospettiva di sviluppo a lungo termine alle fonti pulite e tagliare le emissioni di CO2, per dare certezza a un settore economico che è tra i pochissimi, già da anni, in controtendenza rispetto alla crisi economica “.

Clamorosa, ma del tutto logica e condivisibile, la lettera di richiamo all’Italia con cui la Ue critica severamente il nuovo decreto del Ministero dello Sviluppo economico che riforma il sistema di incentivi per le energie rinnovabili. È una netta bocciatura, che non può che indurre il Governo a rivedere drasticamente l’impianto del decreto, a partire dal meccanismo dei ‘registri‘.” – Dichiarano i senatori Ecodem Francesco Ferrante e Roberto Della Seta. L”Esecutivo comunitario – continuano i senatori – in una missiva dei servizi del commissario all’Energia, Guenter Oettinger,punta il dito verso le stesse criticità che erano state sollevate dal Parlamento italiano, dalle associazioni ambientaliste e da quelle rappresentative del settore delle rinnovabili, nonché dalle stesse Regioni che sono attualmente impegnate nel confronto col governo in sede di conferenza unificata. L’Europa critica giustamente il meccanismo dei registri, con l’introduzione del quale anche per i piccoli impianti si rischia di affossare un intero settore industriale. Ci sono poi anche altri aspetti da correggere, ad esempio la necessità di reintrodurre l’incentivo per la bonifica dell’amianto, una misura che ha consentito di bonificare 12 milioni di metri quadrati circa di tetti, che ospitano ora 1100 megawatt di energia elettrica pulita.

Di fronte all’ennesima bocciatura del decreto il Governo prenda definitivamente coscienza delle necessità di non andare a sbattere, e avvii con le Regioni il necessario lavoro di modifica per sfrondare il decreto da una dannosissima burocrazia” – concludono i parlamentari.

Il registro è un sistema che ha dimostrato più volte la sua inefficienza – dichiara Valerio Natalizia, Presidente GIFI-ANIE – e non serve a controllare la spesa ma solo a creare complicazioni burocratiche agli operatori e quindi aumentare i costi gestionali. Anche la Commissione Europea, in una lettera di richiamo inviata al Governo, lo sottolinea con decisione. Un sistema virtuoso che diminuisce il valore dell’incentivo all’aumentare del volume delle installazioni è la strada da seguire. Ma se il Governo intende mantenerlo, almeno prevediamo un innalzamento a 200 kW della soglia di accesso“.

Senza queste due sostanziali modifiche al testo – continua Natalizia – l’industria fotovoltaica andrà in bancarotta facendo fare un pericoloso passo indietro all’economia nazionale e perdendo migliaia di posti di lavoro. Ma non solo, si vanificherebbero inoltre i 5,8 miliardi di euro già impegnati per i prossimi 20 anni dando adito a tutti i detrattori dell’energia verde di apostrofare il fotovoltaico come la causa di tutti problemi energetici nazionali. Il vero problema è l’assenza di una Strategia Energetica Nazionale ed è in questo contesto che dovrebbe essere contemplato il riassetto degli incentivi alle fontirinnovabili in un ottica di fuel-mix intelligente“.

Bisogna avere coraggio – conclude Natalizia – ed investire, soprattutto nei momenti di crisi, nella competitività delle aziende nazionali ed in mercati promettenti come quello delle rinnovabili: ce lo chiede anche l’Europa

Simona Falasca

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