Quinto conto energia: le reazioni al nuovo decreto sul fotovoltaico

Il testo del Quinto conto energia ha deluso le attese delle associazioni. Ecco perché

Quinto conto energia. Il Governo ha varato il nuovo testo del decreto sul fotovoltaico, ma non tutti sono rimasti soddisfatti dal sistema che entrerà in vigore quasi sicuramente da settembre. Da Ises Italia (International Solar Energy Society), che poco dopo la presentazione del nuovo testo aveva lamentato il mancato accoglimento da parte dell’Esecutivo delle proposte avanzate dalle Regioni, al Comitato IFI, che tramite il Presidente Alessandro Cremonesi ha criticato i lunghi tempi di attesa prima del testo definitivo.

Il presidente di Ises Italia Gian Battista Zorzoli in nota ha espresso il proprio dissenso nei confronti del Quinto conto energia. A suo avviso infatti vi sono delle contraddizioni di fondo come quella di voler lasciare maggiori margini di incentivazione all’efficienza energetica e alla produzione di calore, negata sia “dall’esiguità degli incentivi specifici e del loro ammontare complessivo” dice Zorzoli “siadal rifiuto di accettare le proposte di modifica ai decreti appena emanati che – ed erano la maggior parte – riguardavano esclusivamente la riduzione/eliminazione di ostacoli burocratici, al fine di ridurre i costi indiretti e di privilegiare le reali scelte imprenditoriali rispetto a manovre meramente speculative”.

Secondo l’Ises, inoltre, “il rifiuto del Governo di accogliere la quasi totalità dei miglioramenti al V Conto Energia e al Decreto sulle altre rinnovabili elettriche, proposti dalle Regioni e dalle associazioni di categoria, non si giustifica con la conclamata volontà di dare priorità alla promozione delle rinnovabili termiche e dell’efficienza energetica“.

È più o meno dello stesso avviso Cremonesi, Presidente del Comitato IFI secondo cui occorreva un intervento tempestivo volto a tutelare l’industria nazionale, ben più concreto rispetto alle cifre del Made in Europe introdotte dal decreto: “Le nostre imprese stanno soffrendo gravi e acuti problemi derivanti dalle reiterate turbative di mercato poste in essere dalle industrie cinesi e sono quindi arrivate ad uno stato di sfinimento economico e finanziario. Nel giro di due anni, due industrie nazionali sono state poste in liquidazione, una è stata acquisita da una joint venture russo – cinese, un’altra ancora ha stoppato la produzione“.

Prosegue Cremonesi: “Il premio Made in Europe che abbiamo richiesto a gran voce e che ha trovato consenso tra i rappresentanti della Conferenza Unificata è stato rivisitato al ribasso dal Governo, con il reale pericolo che, ai livelli attuali, non sia neppure efficace per salvare l’industria italiana, il suo potenziale di sviluppo economico e occupazionale“. Infine critica il registro dicendo che a suo avviso “mantenere la soglia di potenza per l’obbligo di iscrizione a 12 KW, seppur comprendendo marginali esenzioni potrebbe generare “una spaccatura del mercato a favore di impianti di taglia piccola oppure molto grande, già vicini ad una condizione di grid parity, penalizzando invece la stragrande maggioranza degli impianti di media potenza, che rappresentano l’80% delle installazioni“.

Anche il presidente di APER, Agostino Re Rebaudengo, non ha accolto con favore le novità introdotte dal decreto sul fotovoltico. Anzi. Rimarca il fatto che gran parte dei suggerimenti inviati dall’Ue alla fine siano rimasti inascoltati. Secondo APER “non è stata previstaalcuna reale misura di semplificazione volta a ridurre gli ‘extra costi’ subiti dal settore a causa della burocrazia, ma addirittura sono stati introdotti ulteriori meccanismi quali le aste, i contingenti annuali di potenza per i nuovi impianti e per i rifacimenti di quelli esistenti, l’introduzione dei registri anche per gli impianti di piccola taglia“.

Mancherebbero inoltre, secondo APER politiche di supporto per il raggiungimento della grid parity“.

Francesca Mancuso

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