Incentivi fotovoltaico: il nuovo decreto per le tariffe incentivanti pronto fra tre settimane?

e nuove tariffe incentivanti per il fotovoltaico saranno definite nel giro di venti giorni. Lo ha promesso ieri il Ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo (a margine della presentazione del SIStri, il nuovo sistema di tracciabilità dei rifiuti) dopo le molte proteste delle imprese e delle associazioni del settore delle rinnovabili e del fotovotaico in seguito alla approvazione del Decreto Romani, di cui si attende soltanto la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dopo la firma da parte del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nonostante gli appelli ed i giudizi di incostituzionalità provenienti da più parti. Dal primo di Giugno, quindi, il nuovo meccanismo di incentivi per il fotovoltaico entrerà in vigore ed il Decreto Romani prevede che, entro il 30 Aprile, le nuove tariffe siano definite con un apposito Decreto.

Le nuove tariffe incentivanti per il fotovoltaico saranno definite nel giro di venti giorni. Lo ha promesso ieri il Ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo (a margine della presentazione del SIStri, il nuovo sistema di tracciabilità dei rifiuti) dopo le molte proteste delle imprese e delle associazioni del settore delle rinnovabili e del fotovotaico in seguito alla approvazione del Decreto Romani, di cui si attende soltanto la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dopo la firma da parte del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nonostante gli appelli ed i giudizi di incostituzionalità provenienti da più parti. Dal primo di Giugno, quindi, il nuovo meccanismo di incentivi per il fotovoltaico entrerà in vigore ed il Decreto Romani prevede che, entro il 30 Aprile, le nuove tariffe siano definite con un apposito Decreto.

Mi sono battuta perché si anticipasse di un mese, dal primo giugno al 30 aprile, la definizione del nuovo quadro“, ha detto la Prestigiacomo, che ha prosegutio: “Se il tavolo viene convocato immediatamente, nell’arco di venti giorni, con un confronto finalmente di merito con tutti gli operatori del settore, noi potremo definire un nuovo sistema di incentivi che moralizzi tutto questo settore“. “Tutti sanno che il Paese andrà avanti sul fotovoltaico. D’altro canto sarebbe autolesionistico punire un settore che in questo anno terribile ha avuto una forte crescita“.

Secondo la Prestigiacomo bisogna evitare “che ci siano fondi stranieri che vengono in Italia ad approfittare di una situazione forse troppo conveniente. “Questo va a discapito” – ha rimarcato il ministro – “di quelli che hanno messo il pannello sul tetto e utilizzano l’energia che producono. Mi batterò che nel nuovo sistema si privilegi chi utilizza l’energia rispetto a chi la vende. È chiaro che bisogna dare un incentivo più sostanzioso a chi mette i pannelli sul proprio capannone o sulla propria casa rispetto a chi fa i campi, gli ettari, per poi vendere l’energia“.

Per il Ministro, gli operatori “sono prontissimi ad accettare una riduzione degli incentivi. Ovviamente quello che vogliono è un quadro di certezza. So che Romani incontrerà anche gli esponenti del settore bancario. Noi dobbiamo evitare che si concentri un’espansione del fotovoltaico in un periodo molto stretto perché, dato che è a carico della bolletta dei cittadini, è chiaro che non possiamo consentire che i cittadini abbiano un rincaro immotivato. Si può benissimo stabilire un obiettivo ambizioso al 2020 ma con un tetto annuale di potenza di energia da fonti rinovabili anche con un sistema di incentivi calibrati sul costo della tecnologia“. Sarebbe songiurato, poi, il rischio di chiusura per le aziende del fotovoltaico: secondo il ministro, infatti, il decreto non fissa un tetto massimo di potenza ma, anzi, dice che un altro tetto massio dovrà essere fissato.

Sul Decreto Romani è poi intervenuto anche Giancarlo Galan, Ministro delle Politiche Agricole, felice per la regolamentazione nel settore della agricoltura: “Sebbene gli incentivi saranno confermati”, ha precisato Galan, ” con l’ obiettivo di raggiungere le soglie previste, c’è un piano Marshall di investimenti complessivi da miliardi di euro, che bisogna decidere a chi destinare”. Si tratta, prosegue il ministro, di un piano “poco impattante che rispetta il paesaggio e l’agricoltura”. Così da evitare “bestemmie paesaggistiche”.

Il reddito integrativo per chi lavora la terra “sarà abbastanza significativo e permetterà uno sguardo diverso per il mondo dell’agricoltura”, precisa ancora Galan, secondo il quale l’Italia raggiungerà in anticipo i limiti di 8 Megawatt previsti entro il 2020, con il rischio di una maggiorazione delle bollette nella componente A3. “Abbiamo tolto il limite“, ha proseguito Galan, “ma ne faremo molti più di otto megawatt, ma con meno incentivi”, continua il ministro dell’Agricoltura. “Il nuovo decreto che stabilirà i nuovi incentivi sarà pronto entro tre settimane. In modo tale da poter aprire i canali creditizi delle attività, ora momentaneamente bloccati”. Dato che il vecchio decreto energia vale solo per gli impianti che saranno allacciati alla rete energetica entro il 31 maggio, le banche hanno bloccato i finanziamenti in attesa di sapere quale sarà il livello di riferimento da applicare alle aziende che stanno investendo ma ancora non sono pronte. Galan chiude però dicendo, a fronte dei 7mila Mw prodotti ora dall’Italia, “che il Governo spingerà fino in fondo le rinnovabili da biomasse“.

Ma proprio dal Veneto, la regione di Galan, arriva un vero e proprio grido di dolore da produttori ed installatori del settore fotovoltaico: secondo alcune stime in Veneto si concentrano circa 20 mila addetti (la metà del totale nazionale) del settore , in allarme per le riduzioni degli incentivi previste dal Governo. “Lo abbiamo visto negli ultimi anni: la corsa ai pannelli ha fatto sì che aziende e privati abbiano sottoscritto, o siano sul punto di farlo, un programma di finanziamento bancario per una durata che arriva anche a 20 anni“, ha detto Antonio Casotto, presidente del gruppo Ethan. «Ma di fronte ad un cambio delle regole in corsa come quello a cui stiamo assistendo, chi è che se la sente di affrontare una scommessa del genere? Per quanto mi riguarda ho già contratti bloccati per una decina di milioni ma i miei clienti, di norma piccole aziende, che si sono già indebitati con le banche, stanno peggio di me perché non possono nemmeno ricorrere alla cassa integrazione».

In Veneto c’è un settore in decisa crescita e con un giro d’affari che qualcuno calcola in oltre 4 miliardi di euro. Nella regione, secondo i dati del Gestore nazionale, nel 2009 c’era il secondo maggior numero di impianti in Italia, 6.867, per una potenza di 78,3 megawatt (prima è la Lombardia). La Confartigianato calcola che i soli installatori di pannelli fotovoltaici aderenti alla categoria siano compresi fra le 1.500 e le 2.000 unità. Per Daniele Parisotto, presidente regionale degli impiantisti dell’associazione, la scelta del governo rappresenta «una batosta perché non ci si vede chiaro. Per almeno tutto il 2011 contavamo sugli incentivi, adesso occorre rimettere tutto in discussione». «Comprendo perfettamente le preoccupazioni dei molti investitori – dice Alessandro Banzato, consigliere delegato per l’energia di Confindustria Veneto – che vedono messo a rischio lo sviluppo futuro in particolare del settore fotovoltaico; mi auguro pertanto che, vista la disponibilità manifestata dal governo, sia possibile intervenire sul tema garantendo al più presto scelte equilibrate. Ritengo sia assolutamente opportuno un intervento di razionalizzazione degli incentivi al fine di adeguarli alla media europea e di non gravare eccessivamente sulle tasche dei cittadini».

Leopoldo Franceschini, ad della padovana Ecoware ritiene che «il cambio di rotta del governo getti discredito su tutto ciò che è italiano. È un atto quasi criminale. La prima cosa che farò domani sarà di ritirare la mia iscrizione a Confindustria che su questo problema ha assunto posizioni troppo accomodanti». Franceschini, tuttavia, guarda avanti. «Oggi il fotovoltaico non costa più come quattro anni fa, non avrebbe neppure bisogno di tanti incentivi. Un impianto costa 2,5 euro per watt, una centrale nucleare 3,7, dunque il sole è ormai la fonte più economica. Però devono metterci nella condizione di lavorare. Abbiamo bisogno di grandi superfici, di ettari da tappezzare a pannelli solari. Gli agricoltori sarebbero felici di coltivare silicio, ma qui ci scontriamo con la politica che con il mondo contadino vuole mantenere un rapporto di dipendenza a doppio filo in senso tradizionale».

Coldiretti, invece, vede positivamente il blocco regionale all’espansione del fotovoltaico. «Per noi – dice Alberto Bertin, responsabile dell’ufficio giuridico dell’associazione veneta – è un bene che la Regione, con l’ultima legge finanziaria, abbia posto una moratoria fino al 31 dicembre alle autorizzazioni sui mega impianti. Sarà un momento di respiro che dovrà indurre il legislatore veneto a legiferare finalmente in materia energetica, a tutto tondo. L’acquisto o l’affitto di aree agricole per la loro trasformazione in distese di pannelli fotovoltaici sta alterando i prezzi. Non è il futuro che auspichiamo per la nostra agricoltura ».

Andrea Marchetti

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