Il Decreto Sblocca-cantieri blocca però il riciclo e l’economia circolare

Il Decreto Sblocca-cantieri ha di fatto pericolosamente fermato il riciclo dei rifiuti alle tipologie, alle tecnologie e ai prodotti del 1998.

Vecchi pneumatici per il manto stradale, rifiuti organici per il biogas o riciclo di plastiche miste non si potranno fare. Se infatti, grazie alle attuali tecnologie, dai rifiuti si potevano trarre nuove materie, la legge in realtà non lo consente. Anzi, il Decreto Sblocca-cantieri ha fossilizzato la situazione a 20 anni fa.

Insomma, si sarebbero potute svuotare di un bel po’ le discariche e invece le disposizioni contenute nel decreto, approvato in queste ore in via definitiva, non consentono di riciclare molte tipologie di rifiuti, né di ottenere nuovi prodotti riciclati, né di avviare nuove attività di riciclo. Insomma, non mette in conto che, intanto, si sono aggiunti nuovi rifiuti,  nuove tecniche e nuovi prodotti.

È questo l’allarme che arriva da Edo Ronchi, Presidente della Fondazione Sviluppo Sostenibile, che di fatto ricorda come, in attesa dei decreti ministeriali, la nuova norma approvata stabilisca soltanto che continuino ad essere utilizzati come decreti per la cessazione della qualifica di rifiuto (End of waste) il DM 5 febbraio 1998  e successivi, compresi  i loro allegati che non consentono di riciclare molte  tipologie di rifiuti  con provenienze o con caratteristiche non previste dal decreto stesso.

“Le nuove disposizioni – osserva Ronchi – hanno ingessato il riciclo dei rifiuti, fermandolo alle tipologie, tecnologie e prodotti del 1998, ignorando il grande progresso che c’è stato e che continua con grande rapidità e numerose innovazioni  che non possono aspettare i tempi lunghi – di anni – dei decreti nazionali.  Colpisce come in un decreto che punta a sbloccare i cantieri, si sia dimostrata una così scarsa conoscenza di un settore strategico come quello del riciclo dei rifiuti, approvando norme che bloccano lo sviluppo di nuovi impianti e nuove attività industriali che  sono pronte a partire e che porterebbero vantaggi ambientali, occupazionali ed economici”.

Tutti i rifiuti dimenticati

Tra le tipologie di rifiuti che non possono essere riciclati non contemplati dal DM del 1998 ci sono i rifiuti da spazzamento stradale, che oggi potrebbero essere recuperati con produzione di ghiaia e sabbia, e i rifiuti in vetroresina da demolizione delle barche e pale eoliche.

Mentre, tra le attività di recupero non previste ci sono:

  • le attività di produzione di biometano  da rifiuti organici
  • le attività di trattamento di rifiuti di plastiche miste per ottenere prodotti non conformi ai prodotti in plastica usualmente commercializzati
  • alcuni trattamenti innovativi dei RAEE

Tra i prodotti si annoverano la produzione di aggregati riciclati,  i rifiuti inerti da costruzione e demolizione  o il granulo per i campi da calcio ottenuto dai PFU (pneumatici fuori uso).

L’appello congiunto

Un appello congiunto per modificare l’emendamento “End of waste” in corso di approvazione definitiva in Parlamento arriva da Utilitalia, FISE Assoambiente e FISE Unicircular che hanno ribadito l’insoddisfazione delle imprese e delle associazioni di categoria con lo Sblocca-cantieri, che rischia di mettere in difficoltà le iniziative già in essere e di bloccare nuovi progetti, ponendo un freno allo sviluppo dell’economia circolare.

“Preso atto che il provvedimento in discussione alle Camere non sarà modificato, l’auspicio – hanno sottolineato Utilitalia, FISE Assoambiente e FISE Unicircular – è che il Ministero dell’Ambiente promuova un tavolo di confronto che coinvolga gli operatori e consenta, attraverso un dialogo costruttivo, di definire nuove misure adeguate alle necessità del settore. Utilitalia, FISE Assoambiente e FISE Unicircular dichiarano fin da ora la loro disponibilità a partecipare a tale confronto”.

E ci auguriamo anche noi che il ministro si muova al più presto, affinché tutte le nuove norme vengano opportunatamente adeguate alla grossa evoluzione tecnologica.

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