I Green Jobs in costante aumento in Italia fino al 2020

Il futuro del mondo del lavoro in Italia è sempre più verde: nei prossimi anni, infatti, assisteremo ad un vero e proprio boom dei Green Jobs, i cosiddetti posti di lavoro verdi, direttamente o indirettamente collegati allo sviluppo della via italiana alla Green Economy. Rispetto ad oggi, infatti, nel 2020 in Italia ci saranno 60.500 'green workers', ovvero lavoratori occupati nel settore delle energie rinnovabili, in più. Almeno stando alla stima effettuata da Ires Cgil e della Filctem Cgil, i cui risultati sono stati presentati a Roma nella sede del Cnel.

Il futuro del mondo del lavoro in Italia è sempre più verde“: nei prossimi anni, infatti,  assisteremo ad un vero e proprio “boom” dei Green Jobs”, i cosiddetti posti di lavoro “verdi”, direttamente o indirettamente collegati allo sviluppo della via italiana alla Green Economy. Rispetto ad oggi, infatti, nel 2020 in Italia ci saranno 60.500 ‘green workers’, ovvero lavoratori  occupati nel settore delle energie rinnovabili, in più. Almeno stando alla stima effettuata da Ires Cgil e della Filctem Cgil, i cui risultati sono stati presentati a Roma nella sede del Cnel.

Un ulteriore conferma, dunque, alle tante altre ricerche,  come ad esempio quella dell’ Università di Padova, che giungono alla medesima proiezione:  il futuro dell’occupazione, sarà sempre più green, soprattutto in quelle zone naturalmente  più vocate allo sviluppo di alcune delle  tecnologie ambientalmente sostenibili, come ad esempio, il fotovoltaico nel sud del Belpaese dove il sole rappresenta un valore aggiunto non indifferente. Secondo l’indagine curata da Serena Rugiero, coordinatrice dell’osservatorio Energia Ires-Cgil, e da Giuseppe Travaglini, docente di Economia politica all’Università di Urbino, infatti,  l’incremento occupazionale sarà di 9.000 unità solo nel Sud del Paese, per arrivare a 12.000 unità nette permanenti a livello nazionale.

Dati che, sommati all’occupazione indiretta e quella temporanea, danno la cifra di 60.500 nuovi occupati nell’economia verde che andranno a sommarsi da qui a 10 anni agli attuali 100.000 lavoratori già impiegati nel settore delle rinnovabili, di cui circa 45.000 diretti e 55.000 indiretti.

In particolare potrebbero essere ben 54 le figure professionali, a volte del tutto nuove e peculiari al settore, che saranno richieste. Le più gettonate ed innovative, ad esempio, saranno quella del designer del parco eolico o di  sistemi fotovoltaici, l’installatore di turbine eoliche o il tecnico dei sistemi di accumulo del gas del biometanolo per gli impianti di biomasse. Ed aumenteranno sempre più, in generale, i venditori di pannelli fotovoltaici e di pale eoliche, installatori e tecnici specializzati.

Figure ‘nuove’ che nascono con l’economia verde, ma non solo, come ha spiegato Serena Rugieri, coordinatrice dell’osservatorio energia dell’Ires-Cgil e curatrice del rapporto. “Dall’indagine è emerso – ha detto – che in alcuni casi il confine tra lavoratori ‘normali’ e ‘green worker’ è molto sfumato, visto che lavoratori, come contabili e trasportatori, che operano in aziende ‘green’, svolgono un lavoro a tutti gli effetti identico a quello che farebbero in altre aziende“. Dall’indagine è emersa, inoltre, la presenza di figure trasversali (manager in energie rinnovabili, avvocato ambientale, geometra ambientali) comuni a tutti i diversi ambiti delle rinnovabili: dal solare all’eolico, fino alle biomasse. E per alcuni lavoratori la green economy può essere anche una buona occasione per ‘riciclarsi’, come nel caso degli assemblatori,  figura professionale che  proviene dal settore manifatturiero che può ricoprire senza necessità di formazione aggiuntiva, ruoli importanti anche nell’economia verde, ad esempio nell’assemblaggio di una  turbina eolica“.

Naturalmente saranno diversi, come detto, i lavoratori impiegati “ad hoc” con la nuova tendenza produttiva di stampo ‘ambientalista’: “L’installatore di pannelli fotovoltaici e di altre tecnologie rinnovabili – ha spiegato la ricercatrice – lavora a contatto diretto con le nuove tecnologie, e richiede un’attività di training per le competenze, aspetto centrale per lo sviluppo di tutto il settore. Per questo -ha concluso- Rugieri: “serve  l’impiego di programmi di formazione che sostengano la creazione di competenze“.

Anche perché secondo il dossier, in termini di valore aggiunto si stima che l’industria italiana del settore potrà realizzare un fatturato medio annuo compreso tra i 2,5 e i 5,5 miliardi di euro l’anno per i prossimi dieci anni. Tuttavia, per valori inferiori a 3,5/4 miliardi di euro l’anno, la dinamica della produttività non appare sufficiente a garantire l’autonomo e duraturo sviluppo del settore. Resta, quindi, centrale il ruolo che giocheranno gli incentivi, a partire da quelli riguardanti il fotovoltaico. “Saranno fondamentali – ha spiegato Travaglininon solo nei prossimi anni, ma fino al 2020, per garantire il continuo sviluppo“.

Nelle prospettive di massima potenzialità, infatti, l’occupazione italiana lorda nel settore delle rinnovabili potrebbe raggiungere addirittura le 250 mila unità con una predominanza delle biomasse, del fotovoltaico e dell’eolico. Quello che è emerso dalla nostra ricerca – ha continuato Travagliniè che l’impatto del ‘Pacchetto Clima Energia 20-20-20’ sulla crescita dell’occupazione nelle rinnovabili è positivo. In Italia, infatti, si stima un incremento al 2020 in una proporzione tra il 100% e il 250%. Naturalmente, questo tasso di incremento fa riferimento, e può essere raggiunto, considerando un investimento medio annuo di 14-17 miliardi di euro“.

Il forte sviluppo delle energie rinnovabili, secondo l’Ires Cgil, comporterà anche una grande trasformazione delle reti elettriche di trasporto e distribuzione che dovranno offrire più elevati parametri di sicurezza, affidabilità e ottimizzazione del servizio. La realizzazione di reti intelligenti, le cosiddette smart-grids, comporterà in Italia investimenti stimati attorno a 1,5 miliardi di euro. E anche in questo caso le ricadute occupazionali attese potrebbero risultare molto consistenti.  Anche Alberto Morselli, segretario generale della Filctem Cgil, la nuova categoria che comprende i lavoratori dell’energia, della chimica e del manifatturiero della CGIL, è intervenuto nel corso del convegno di presentazione, intitolato  ‘Qualificazione dell’industria italiana verso la green economy: efficienza energetica e fonti rinnovabili, risorse per il futuro‘, promosso dal sindacato, durante il quale è stato presentato il rapporto Ires-Filctem sulle prospettive occupazionali: “Vogliamo la ‘green economy – ha detto- partendo dal lavoro che c’è, dalle competenze che hanno i lavoratori di oggi, ‘lavorando’ naturalmente sulla formazione e sull’adeguamento delle competenze. Il messaggio che vogliamo dare ai lavoratori del manifatturiero, delle raffinerie è che noi questo percorso lo vogliamo fare con loro“.

Per Morselli l’economia verde può essere la ‘chiave’ per rilanciare il Paese, a patto che siano rispettate determinate condizioni. “Qualificare l’industria italiana, per certi aspetti riconvertirla – ha spiegato – verso la ‘green economy’‘, spingendo per una maggiore efficienza energetica e dando impulso all’utilizzo di fonti rinnovabili, è una straordinaria occasione da non perdere, per rendere migliore la qualità della vita, in un contesto ambientale più sano, oltre che un eccezionale volano per creare nuovi posti di lavoro e nuove figure professionali“.

Tali prospettivi saranno raggiungibili con interventi mirati: secondo Morselli c’è bisogno, almeno nella fase iniziale, “di sussidi pubblici e finanziamenti: del Governo, attraverso incentivazioni (anche correlate con la Cassa depositi e prestiti); dell’Autorità per l’energia, per provvedimenti straordinari ma temporanei di ‘moratoria’ sulle tariffe; dell’Europa, attraverso i fondi strutturali; degli istituti bancari, per piani di ristrutturazione del debito, intendendo la banca come Fondazione che scommette sui progetti”.

Il sindacato si è dichiarato fin da subito disponibile a fare la propria parte : “Nella contrattazione di secondo livello – ha proseguito il leader della Filctem – tra le forme premiali (a partire dalla produttività) si può annoverare, è la nostra idea, l’efficienza energetica che può concorrere a far crescere il premio di risultato e di partecipazione, oltre a favorire la contrattazione nelle aziende sui modelli produttivi e attivare un confronto serrato sull’innovazione di processo e di prodotto“.  “Per questo – ha concluso Morselli – abbiamo richiesto alle associazioni imprenditoriali dei nostri settori di realizzare delle linee guida per l’aumento dell’l’efficienza energetica e per lo sviluppo delle fonti rinnovabili, inserendo tale tematica nelle piattaforme di rinnovo (energia e petrolio, ceramica, piastrelle, concia, vetro, miniere) e nei contratti già firmati (chimico, elettrico, gomma-plastica)“.

Andrea Marchetti

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