UE: accordo per i tagli alle emissioni nel lungo periodo..e nel breve?

L'Europa si riunisce per cercare di trovare una linea comune da presentare al vertice sui cambiamenti climatici del prossimo dicembre, un documento che abbia valore di indirizzo politico in vista dell'incontro dei Capi di stato previsto per il 29 e 30 ottobre, l'ultimo prima del Summit di Copenhagen a cui ci separano solo 7 settimane. E così se ieri dal Consiglio che ha riunito i 27 ministri dell'Ambiente a Lussemburgo è arrivato l'accordo a lungo periodo con l'impegno della Comunità di tagliare le emissioni di CO2 dell'80-95% entro il 2050 (rispetto al 1990), sul breve periodo si continua a tergiversare, a prendere tempo e ad aspettare le mosse di Stati Uniti e Paesi in via di Sviluppo.

L’Europa si riunisce per cercare di trovare una linea comune da presentare al vertice sui cambiamenti climatici del prossimo dicembre, un documento che abbia valore di indirizzo politico in vista dell’incontro dei Capi di stato previsto per il 29 e 30 ottobre, l’ultimo prima del Summit di Copenhagen a cui ci separano solo 7 settimane. E così se ieri dal Consiglio che ha riunito i 27 ministri dell’Ambiente a Lussemburgo è arrivato l’accordo a lungo periodo con l’impegno della Comunità di tagliare le emissioni di CO2 dell’80-95% entro il 2050 (rispetto al 1990), sul breve periodo si continua a tergiversare, a prendere tempo e ad aspettare le mosse di Stati Uniti e Paesi in via di Sviluppo.

I Ministri dell’Ambiente alzano la posta pensando al 2050 con l’approvazione del documento che definisce anche gli impegni di riduzione per il trasporto marittimo e aereo obbligato a tagliare le emissioni rispettivamente del 20% e del 10% rispetto al 2005 ed entro il 2020. Ma è proprio sul futuro prossimo che continuano i tentennamenti e, nonostante sia stata ribadita da tutti la volontà di tagliare il 30% di anidride carbonica entro il 2020 (attualmente è fissata nel 20%), si mettono le mani avanti per l’effettiva attuazione.

Tanto più alla luce del fallimento dei negoziati tra i colleghi delle Finanzi riuniti nella riunione Ecofin martedì sera per discutere sui fondi destinati dall’Europa ai Paesi in via di Sviluppo: sul fronte economico i ministri dell’Unione, non riescono proprio a far quadrare i conti e ad imputare i vari oneri necessari per salvare il pianeta.

Ed è così che l’accordo trovato sulla scadenza più prossima, quella del 2020, ha delle condizioni: per portare al 30% le riduzioni europee complessive e per dare seguito alle diminuzioni di CO2 nel settore marittimo e aereo, la UE mette come prerequisito che da Copenhagen esca un accordo globale in cui aderiscano sia gli USA che i Paesi in via di sviluppo.

Andreas Carlgren, il Ministro dell’Ambiente svedese presidente di turno del Consiglio dei ministri dell’Ambiente europei, definisce l’accordo raggiunto ieri “un messaggio chiaro al mondo” e si appella proprio alle “altre parti in causa” perché ci mettano del proprio per ridurre i gas serra. Insomma, della serie “avanti gli altri”, poi vi seguiamo.

Una pericolosa breccia nella capacità della Ue di essere concretamente operativa“, così il Presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza ha definito le due giornate di negoziati europei e in particolare il fallimento del vertice Ecofin dei ministri delle Finanze. Quel fallimento che Confindustria non considera un caso, ma una conseguenza di “politiche miopi” per poi sconsigliare vivamente all’Europa di “fare la parte della prima della classe

Eppure il Commissario Europeo all’Ambiente Stavros Dimas dopo l’accordo raggiunto dai 27 Ministri aveva dichiarato che “è più importante che mai per l’UE di affermare il proprio ruolo di leadership: i nostri cittadini lo vogliono“.

Ma come ci tiene a precisare la Cgil che valuta “positivamente la notizia degli impegni assunti”, ora ci vogliono “fatti concreti“. Gli pretesi da Greenpeace che, al contrario, si dichiara delusa dal vertice dei ministri dell’Ambiente constatando “che gli impegni europei di riduzione delle emissioni di gas serra non sono stati allineati con quanto indicato dalle analisi scientifiche, e ritiene che la decisione di oggi non sia abbastanza ambiziosa per permettere di sbloccare lo stallo dei negoziati di Copenaghen. Sarà ora il summit dei capi di Stato, in agenda la prossima settimana, l’ultima spiaggia per fare un passo avanti concreto”

Perché effettivamente, come ha ricordato anche Dimas, è rimasta una sola sessione di negoziati prima di Copenhagen, è forse il caso di affrettarlo il passo piuttosto che cederlo.

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