Detrazione fiscale del 55%: confermata alla Camera la proroga per tutto il 2011

Adesso è ufficiale: la detrazione fiscale del 55% per il risparmio energetico e la riqualificazione energetica degli edifici è stata confermata anche per tutto il 2011. Dopo il via libera alla Camera dei Deputati, infatti, anche il Senato della Repubblica, in sede di approvazione della Legge di Stabilità ( ex Finanziaria) contenente misure di intervento per complessivi 5,7 miliardi di euro, si è pronunciato favorevolmente ( 161 i sì, 127 i no e 5 gli astenuti) sul medesimo testo approvato alla Camera, senza apportare ulteriori modifiche.

Adesso è ufficiale: la detrazione fiscale del 55% per il risparmio energetico e la riqualificazione energetica degli edifici è stata confermata anche per tutto il 2011. Dopo il via libera alla Camera dei Deputati, infatti, anche il Senato della Repubblica, in sede di approvazione della Legge di Stabilità ( ex Finanziaria) contenente misure di intervento per complessivi 5,7 miliardi di euro, si è pronunciato favorevolmente ( 161 i sì, 127 i no e 5 gli astenuti) sul medesimo testo approvato alla Camera, senza apportare ulteriori modifiche.

Non ci sarà bisogno, dunque, di ulteriori passaggi in Parlamento ed il provvedimento entrerà in vigore trascorso l’ordinario periodo di “vacatio legis“.
Qualche critica sul punto, a dire il vero, non è mancata da parte di alcuni esponenti delle opposizioni, secondo i quali ci sarebbe stata l’opportunità di discutere anche gli emendamenti e le modifiche proposte, non solo in materia di detrazioni fiscali ma, in generale, anche su altri punti della Legge di Stabilità. Secondo le opposizioni, infatti, il Governo ha preferito non andare oltre per arrivare più libero al voto di fiducia del 14 dicembre tralasciando, però, alcune modifiche che avrebbero potuto contribuire a rendere “più verde e sostenibile” il nostro Paese: si proponeva, ad esempio, un maggiore sostegno a scelte di mobilità sostenibile, in particolare nel settore del trasporto pubblico, ma anche un maggior sostegno ai territori colpiti da calamità naturali. Sulle detrazioni fiscali, poi, si proponeva una proroga di tre anni, anzichè di un solo anno, come stabilito con il voto del 7 dicembre.
Tre anni, in effetti, sarebbero un periodo di tempo più adatto alle esigenze delle aziende, che possono meglio calcolare e programmare i propri investimenti, soprattutto se si tiene conto del fatto che le detrazioni fiscali del 55% hanno creato in questi anni un vero e proprio indotto di “green jobs” connessi ai lavori di riqualificazione energetica e di ristrutturazioni, un ramo della green economy particolarmente prezioso in periodi di crisi economica. Ed in effetti l’onorevole Realacci non aveva mancato di rielevare questo aspetto, mettendolo polemicamente in opposizione agli effetti, ritenuti di assai minore impatto politico ed economico, del Piano Casa del Governo Berlusconi.

Non bisogna dimenticare, infatti, che oltre alle motivazioni ambientali ed economiche, si cerca sempre di difendere anche l’operato della propria parte politica. Le detrazioni fiscali del 55%, infatti, sono uno dei lasciti del Governo Prodi, più volte rimaneggiate con successivi interventi di modifica fino ad oggi. Non bisogna dimenticare, del resto, anche il peso, in temini di minore gettito fiscale, che il sistema delle detrazioni comporterà per le casse dello Stato, sia pure in parte compensato da una emersione del sommerso ( maggior numero di fatture, quindi maggior gettito Iva) e da un incremento della produttività legata all’indotto economico. Nella stessa relazione tecnica alla aprovazione della Legge di Stabilità, infatti, si afferma che il fisco incasserà circa 300 milioni di imposte in più, derivanti dai lavori “indotti” dalla detrazione: Iva, Irpef, ma anche Ires e Irap che non sarebbero state versate senza la proroga del bonus per quest’anno.

Ma quel che preoccupa il Governo è una diminuzione del gettito nel breve periodo, quando si sentiranno gli effetti delle minori entrate fiscali dovute alle detrazioni. Infatti il meccanismo prevede che chi attua determinati interventi per la riqualificazione energetice degli edifici possa “portare in detrazione” dalla propria dichiarazione dei redditi una parte delle spese sostenute: in altre parole pagare un po’ meno tasse allo Stato. Ecco perché in questi anni il cosiddetto “bonus fiscale” del 55% è stato più volte oggetto di modifica. Soprattutto si è cercato di modificare il periodo in cui è possibile “spalmare” le spese sostenute e da portare in detrazione. Con quest’ultima modifica, infatti, il periodo per portare le spese in detrazione è di 10 anni, nel corso dei quali i cittadini potranno, con successive dichiarazioni dei redditi, detrarre le spese in dieci rate di pari importo, analogamente a quanto già avviene con le detrazioni del 36% per le ristrutturazioni edilizie, pur senza prevedere particolari esenzioni o eccezioni per i contribuenti più anziani, come previsto per il 36%.

Alcune imprese ed esponenti del Pd ( tra cui il già citato Realacci) , hanno criticato la modifica temporale di cui sopra, sostenendo che passare da cinque a dieci rate annuali di pari importo possa diminuire “l’ appeal” del meccanismo delle detrazioni, diminuendone, quindi, anche i benefici per ambiente ed economia.
Non è agevole, in realtà, stabilire se sia meglio la detrazione in cinque o dieci anni. Con tutta probabilità chi ha redditi più alti potrebbe trovare più conveniente detrarre una rata di spesa con importo più alto, quindi maggiore se la stessa spesa è suddivisa in cinque rate anziché in dieci. Viceversa, chi ha redditi minori potrebbe trovare più conveniente la ripartizione temporale su dieci anni. Come sostenuto dal quotidiano economico “Il Sole 24 Ore“, infatti, “con un’inflazione contenuta come quella attuale”, la ripartizione in dieci anni “dovrebbe comportare una perdita accettabile per i contribuenti: pochi punti percentuali dell’importo complessivo, in termini di potere d’acquisto“. Anche chi ha crediti di imposta rilevanti, inoltre, potrebbe trovare più conveniente rinviare i pagamenti, dato che nel meccasinmo delle detrazioni assume importanza il momento in cui le spese sono sostenute, quindi il momento in cui è stato fatto il bonifico bancario, per i privati ed i lavoratori autonomi, a differenze delle impese, per le quali vige il principio contabile della competenza, e si deve guardare al momento in cui avviene la consegna o la spedizione (per l’acquisto di beni) o il momento in cui la prestazione è effettivamente ultimata, ad esempio nei contratti di appalto.
Ad eccezione della ripartizione temporale, dunque, non c’ è stato nessun altro cambiamento nell’impianto fondamentale delle norme sulla detrazione del 55%. Le procedure di accesso ai benefici, infatti, rimangono le stesse, così come le tipologie di spesa per le quali è ammessa la detrazione, con i rispettivi limiti di spesa. Ad esempio 100 mila euro per i lavori di riqualificazione complessiva dell’edificio, con miglioramento e riduzione del fabbisogno energetico, oppure 60 mila euro per l’installazione di pannelli solari per la produzione di acqua calda sanitaria o, ancora, 30 mila euro per la sosttuzione di una vecchia caldaia con una nuova a condensazione o con impianti geotermici a bassa entalpia.
Un importantissima novità, tuttavia, riguarda il futuro stesso del meccanismo delle detrazioni. Viste le incessanti richieste degli esponenti della filiera produttiva, infatti, il Governo ha annunciato che il meccanismo delle detrazioni, appena prorogato, potrebbe essere messo a regime e, quindi, diventare stabile, addirittura inserito nel Testo Unico sulle Imposte sui Redditi. La stabilizzazione potrebbe già avvenire, infatti, con il “tradizionale” decreto Milleproroghe di fine anno. Lo speriamo, per l’ambiente, e per un’economia verde, più rispettosa di quest’ultimo.

Andrea Marchetti

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