Perequazione incentivi fotovoltaico: le associazioni esigono stabilità

Le principali associazioni di categoria del mondo delle energie rinnovabili non vedono di buon occhio la cosiddetta perequazione degli incentivi al fotovoltaico, considerata come l'ennesima proposta di cambiamento normativo in un settore che, specie per quanto riguarda le tariffe incentivanti, avrebbe bisogno di certezze e stabilità. Con un comunicato congiunto, infatti, Assosolare, APER e GIFI hanno espresso tutto il loro stupore per la proposta. Ma in che cosa consiste la perequazione degli incentivi al fotovoltaico?

Le principali associazioni di categoria del mondo delle energie rinnovabili non vedono di buon occhio la cosiddetta perequazione degli incentivi al fotovoltaico, considerata come l’ennesima proposta di cambiamento normativo in un settore che, specie per quanto riguarda le tariffe incentivanti, avrebbe bisogno di certezze e stabilità. Con un comunicato congiunto, infatti, Assosolare, APER e GIFI hanno espresso tutto il loro stupore per la proposta. Ma in che cosa consiste la perequazione degli incentivi al fotovoltaico?

Si tratterebbe di stabilre un correttivo al sistema incentivante che, nell’intenzione del legislatore, dovrebbe ristabilire equità di trattamento tra chi produce energia elettrica da fotovoltacio in certe parti d’Italia piuttosto che in altre. Al nord, infatti, le condizioni di insolazione sono diverse e l’irraggiamento solare è minore rispetto alle zone del Sud Italia. Gli impianti fotovoltaici situati più a nord, dunque, sarebbero svantaggiati da fattori ambientali e, quindi, i produttori di energia di energia elettrica da fotovoltaico, in quelle zone, godrebbero di condizioni meno favorevoli per recuperare gli investimenti iniziali necessari alla installazione degli impianti e per poter iniziare a guadagnare con la vendita dell’energia elettrica. In certe zone del Sud, ad esempio, servono circa sei -sette anni per recuperare, grazie agli incentivi del Conto Energia, l’investimento iniziale ma i tempi si allungano al nord dove, in certe zone, la media è di otto anni. Naturalmente, però, ha una certa importanza anche la qualità dell’impianto e la sua efficienza e capacità di conservare nel tempo, resistendo all’usura, le condizioni iniziali di produttività e, quindi, di redditività.

La conseguenza della perequzione, dunque, sarebbe quella di ridurre le tariffe incentivanti per gli impianti situati nel Sud Italia. Una riduzione che, secondo quanto riportato dal Sole 24 ore, si aggirerebbe intorno al 30-40%. Un’ Italia ancora una volta divisa in due, tanto che secondo alcuni ci saebbe lo zampino della Lega Nord nella proposta che potrebbe essere inserita nel cosiddetto Decreto Sviluppo. All’art 47, infatti, questo sarebbe il testo della bozza di decreto: “Ai fini del raggiungimento degli obiettivi nazionali per lo sviluppo delle fonti rinnovabili e della maggiore efficienza in campo energetico, alle tariffe incentivanti sulla produzione di energia elettrica prodotta da impianti solari fotovoltaici, fissate dai decreti attuativi del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387, è applicato un correttivo perequativo, stabilito con decreto del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il ministro dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, collegato ai gradi-giorni delle zone climatiche elencate nell’Allegato A al DPR 26 agosto 1993, n.412, e successive modificazioni, in modo da uniformare il valore dell’incentivo su tutto il territorio nazionale.

Sul punto, sebbene Confindustria si sia espressa in maniera favorevole, sono giunte note critiche dallo stesso Sottosegretario alla Sviluppo economico, Stefano Saglia, secondo il quale questo meccanismo andrebbe a premiare proprio gli impianti che producono meno invece di quelli che, sebbene grazie a condizioni esterne e non per la loro efficienza, riescono ad essere più produttivi.

Assosoalre, Aper e Gifi, dal canto loro, ritengono inaccettabile che, a meno dicinque mesi dalla tormentata approvazione del quarto conto energia (dopo aver assistito al repentino cambiamento delle normative con il passaggio dal terzo al quarto conto energia), dopo le ristrettezze imposte dal Decreto sulle Rinnovabili, i lavoratori e le aziende debbano sopportare un nuovo cambiamento che mette in discussione ancora una volta la regolamentazione di un settore come il fotovoltaico, che occupa ormai un posto importante nel comparto energetico e nell’economia italiana.

Le associazioni chiedono ancora una volta e congiuntamente “stabilità normativa e certezza di diritto in merito alla regolamentazione del settore auspicata da anni senza riscontri, senza scorciatoie come il paventato condono e sollecitano una maggiore concertazione tra Governo e industria, ribadendo la totale apertura ad aprire un tavolo di dialogo costruttivo con tutti gli attori coinvolti nel complesso dibattito sull’elaborazione di un piano energetico nazionale di lungo periodo“.

Andrea Marchetti

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