Questi 5 grandi allevamenti intensivi producono più gas serra di tutte le compagnie petrolifere

Questi 5 grandi allevamenti intensivi producono più gas serra di ExxonMobil, Shell o BP, tra le più grandi compagnie petrolifero del mondo. A stabilirlo è un nuovo studio dal titolo ‘Emission impossibile’

Questi 5 grandi allevamenti intensivi producono più gas serra di ExxonMobil, Shell o BP, tra le più grandi compagnie petrolifero del mondo. A stabilirlo è un nuovo studio dal titolo ‘Emission impossibile’.

Non è la prima volta che parliamo dello stretto rapporto tra l’industria della carne e lattiero casearia e le emissioni globali di gas a effetto serra. Nel 2016, il Worldwatch Institute aveva stimato che gli allevamenti fossero responsabili addirittura per il 51%.

A giudicare da questo nuovo studio, l’ipotesi non è poi così remota, nonostante le aziende continuino a dire che il loro impatto sull’ambiente non è poi così allarmante.

Cinque delle più grandi produttrici di carne e prodotti lattiero-caseari emettono più gas serra (GHG) di ExxonMobil, Shell o BP secondo i ricercatori dell’Istituto per l’agricoltura e la politica commerciale (IATP) e della ONG Grain.

Le 5 aziende

Secondo il rapporto, che ha esaminato le 35 maggiori aziende mondiali di carne bovina, suina, pollame e caseario che mantengono qualche record delle loro emissioni di gas serra, solo quattro società forniscono stime complete sulle emissioni – queste sono NH Foods (Giappone), Nestlé (Svizzera), FrieslandCampina (Paesi Bassi) e Danone (Francia).

Le emissioni non sono distribuite uniformemente in tutto il mondo, ma provengono piuttosto da diversi punti caldi che coincidono con le principali regioni esportatrici: Stati Uniti e Canada, Unione europea, Brasile e Argentina, Australia e Nuova Zelanda.

Sebbene rappresentino il 15% della popolazione mondiale , insieme, questi stati rappresentano il 43% delle emissioni globali totali prodotte dalla carne e dai prodotti lattiero-caseari.

gas serra allevamento

Il Rapporto

L’accordo di Parigi, un patto firmato da oltre 190 paesi, spiega la necessità di ridurre le emissioni di gas serra per mantenere il riscaldamento globale a non più di 1,5 ℃ (rispetto ai livelli di età industriale).
Ma questo obiettivo sembra sempre più lontano.

“Se energia, trasporti e altri settori riescono a ridurre le emissioni in linea con gli obiettivi di Parigi mentre le aziende produttrici di carne e prodotti lattiero-caseari continuano ad aumentare la produzione, il settore zootecnico rappresenterà una porzione sempre più grande di emissioni”, avverte il rapporto.

E continua:

“Se continuiamo a produrre carne e latticini in questo modo, il settore zootecnico potrebbe arrivare a consumare oltre l’80% di carbonio disponibile”.

“Per decenni, la produzione intensiva di carne e prodotti lattiero-caseari è stata resa possibile dagli agricoltori che venivano pagati al di sotto del costo di produzione, dai lavoratori sfruttati e dai contribuenti che pagavano il conto per l’inquinamento dell’aria, della terra e dell’acqua causato dalla carne e dai latticini”, dice Shefali Sharma, direttore dell’Istituto per la politica agricola e commerciale (IATP).

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“E’ arrivato il momento di renderci conto che sovra-consumo è direttamente collegato alle sovvenzioni che forniamo all’industria per continuare a deforestare, esaurire le risorse naturali e creare un importante rischio per la salute pubblica attraverso l’uso eccessivo di antibiotici. Questo rapporto mostra quale ruolo fondamentale svolgono nella creazione del cambiamento climatico”, continua il direttore.

Con una popolazione in crescita, sia in termini numerici che di ricchezza, ridurre la carne sarà una missione molto impegnativa, ma ciò non significa che sia impossibile.

“Una dieta vegana è probabilmente l’unico modo per ridurre il tuo impatto sul pianeta Terra, non solo i gas serra, ma l’acidificazione globale, l’eutrofizzazione, l’uso del suolo e l’uso dell’acqua”, chiosa Joseph Poore, dell’Università di Oxford.

Poore e colleghi sono gli autori di uno studio che osserva che il bestiame fornisce solo il 18% di tutte le calorie che consumiamo, ma occupa l’83% di tutti i terreni agricoli. Anche la coltivazione di carne e prodotti lattiero-caseari richiede molta acqua: ogni chilo di carne bovina richiede circa 8000 litri di acqua, mentre una quantità equivalente di patate consuma oltre mille volte di meno.

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Dominella Trunfio

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