Beehive PV: il pannello fotovoltaico a nido d’ape integrato alle finestre

L'energia solare non è certo la più utilizzata al mondo, ma è di sicuro quella che ha conquistato il maggior numero di persone, sia nelle grandi metropoli dei paesi occidentali, sia in sperduti villaggi dell'Africa continentale. L'attuale tecnologia è però ancora distante da una perfetta integrazione architettonica. Non è un caso se proprio l'integrazione con gli edifici sia al centro degli studi condotti da molti dei team di ricerca del settore, che puntano in un modo o nell'altro a rendere muri e finestre un tutt'uno con i pannelli fotovoltaici. L'ultimo progetto in questo senso si chiama Beehive PV e consiste in un pannello solare con superficie a nido d'ape.

L’energia solare non è certo la più utilizzata al mondo, ma è di sicuro quella che ha conquistato il maggior numero di persone, sia nelle grandi metropoli dei paesi occidentali, sia in sperduti villaggi dell’Africa continentale. L’attuale tecnologia è però ancora distante da una perfetta integrazione architettonica. Non è un caso se proprio l’integrazione con gli edifici sia al centro degli studi condotti da molti dei team di ricerca del settore, che puntano in un modo o nell’altro a rendere muri e finestre un tutt’uno con i pannelli fotovoltaici. L’ultimo progetto in questo senso si chiama Beehive PV e consiste in un pannello solare con superficie a nido d’ape.

La start up, presentata di recente in via ufficiale alla fiera internazionale di San Francisco InterSolar, è un’idea della SolarOr, giovanissima azienda israeliana (2007) fondata da un gruppo di ricercatori specializzati proprio nel fotovoltaico. Il pannello solare da loro ideato si distingue per la trama a nido d’ape delle celle solari, in grado, grazia alla forma esagonale, di concentrare e allo stesso tempo amplificare la radiazione solare.

In questo modo un metro quadro di Beehive PV è in grado di produrre – dice Avi Sasi, chief operational officer di SolarOr – fino a 140 watt di energia elettrica, pari a un’efficienza di circa il 14%, poco al di sotto quindi dagli attuali standard (16-18%).

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Ma la vera novità è la perfetta integrazione architettonica con l’edificio: come si può vedere anche dalle immagini, Beehive PV non si applica alle vetrate, ma è esso stesso una vetrata, in grado lasciar passare il 40% della luce in arrivo e produrre nel contempo un discreto quantitativo di elettricità.

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L’idea è piaciuta a parecchi investitori, tanto che la società, dopo soli tre anni di vita, ha già raccolto 1 milione di dollari in finanziamenti. Avi Sasi punta a quintuplicare questa cifra, così da avere sufficienti risorse per lanciare SolarOr nel mercato. Si sicuro, data la vastissima eco del progetto, l’obiettivo di far parlare di sé è stato raggiunto in pieno.

Roberto Zambon

Scarica la brochure di Beehive

 

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