Terremoto in Giappone: Greenpeace lancia green exit strategy Ue per dire no al nucleare

Si chiama “Europa e nucleare: green exit strategy” e presenta la risposta di Greenpeace alla crescente preoccupazione dell’opinione pubblica dopo il disastro in Giappone. Prima cosa, rottamare le centrali nucleari presenti sul territorio europeo.

L’Europa può dire addio al nucleare in tempi brevi e diventare rinnovabile al 100%. Utopia? Eccessivo ottimismo? Invece no. È lo scenario proposto oggi da Greenpeace che dimostra come dire no all’atomo in tutta l’Ue senza perdere posti di lavoro ed energia.

Si chiama Europa e nucleare: green exit strategye presenta una possibile risposta alla crescente preoccupazione dell’opinione pubblica dopo il disastro in Giappone. Prima cosa, rottamare le centrali nucleari presenti sul territorio europeo. Seconda operazione, compensarne l’intero output energetico con la produzione da fonti rinnovabili, innalzando gli obiettivi di riduzione delle emissioni al 30%.

L’Europa, sostiene l’associazione, può rapidamente rimpiazzare i reattori nucleari con fonti energetiche alternative e verdi. La prospettiva, poi, risponderebbe alla tendenza negativa registrata dal nucleare nell’ultimo decennio di 7,6GW di potenza installata in meno, a fronte di 100GW in più di rinnovabile.

Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia sottolinea che lo scenario diffuso oggi dimostra come l’Europa possa velocemente rottamare il nucleare senza dover fare ricorso a un accresciuto impiego del carbone e delle altre fonti fossili. La produzione da fonte rinnovabile è sufficiente a compensare il gap che verrebbe dallo spegnimento dei reattori.

Non solo, secondo Greenpeace, l’innalzamento alla soglia del 30% della riduzione programmata di emissioni di gas serra favorirebbe ulteriormente lo sviluppo della Green Energy, con una ricaduta occupazionale di 940.000 nuovi posti di lavoro al 2020 (1.2 milioni al 2030); che per l’Italia potrebbe essere almeno di 115.000 nuovi occupati.

Nel rapporto di Greenpeace viene anche affrontata la questione degli “stress test” per i reattori nucleari europei. Attualmente, l’associazione li considera una foglia di fico apposta alle vergogne del nucleare continentale e, a tal proposito, vorrebbe maggior rigore e controlli.

Le richieste di Greenpeace all’Ue:

  • sostenere un programma per un’Europa rinnovabile al 100% al 2050, eliminando rapidamente il nucleare e promuovendo l’efficienza energetica;
  • sostenere una riduzione unilaterale delle emissioni di gas serra del 30%: un aumento del prezzo delle emissioni favorirebbe gli investimenti in rinnovabili;
  • applicare subito la Direttiva sulle Rinnovabili per raggiungere obiettivi vincolanti di riduzione delle emissioni al 2020 e di aggiungere obiettivi ambiziosi nel settore dell’efficienza energetica.

E Boraschi conclude proprio sugli stress test: Mentre suggeriamo una chiara strategia per tirarci fuori dalle sabbie del nucleare, non possiamo accettare le risoluzioni adottate in materia di sicurezza. Gli stress test alle centrali, previsti ora su base volontaria, devono essere obbligatori per tutti gli impianti e comportare l’immediata chiusura per quelli che risultassero non a norma.

Scarica il rapporto “Europa e nucleare: Green Exit Strategy“.

Serena Bianchi

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