Il fotovoltaico galleggiante per salvare la terra (quella che si coltiva)

Ad aggiudicarsi il premio Cleantech Open come miglior progetto green del momento (categoria Energie Rinnovabili), è stata quest'anno la Solaris Synergy, azienda israeliana che ha realizzato, dopo anni di studio e ricerca, un prototipo di fotovoltaico galleggiante da 1 KWp. Di questo filone di ricerca avevamo già parlato a proposito di cinque innovativi impianti realizzati o progettati in giro per il mondo, ma a quanto pare l'argomento non è affatto passato di moda. Uno dei maggiori problemi di un impianto fotovoltaico, infatti, è la necessità di sacrificare terreni liberi per realizzarlo. Perché quindi non sfruttare superfici d'acqua come laghi, mari o bacini artificiali?

Ad aggiudicarsi il premio Cleantech Open come miglior progetto green del momento (categoria Energie Rinnovabili), è stata quest’anno la Solaris Synergy, azienda israeliana che ha realizzato, dopo anni di studio e ricerca, un prototipo di fotovoltaico galleggiante da 1 KWp. Di questo filone di ricerca avevamo già parlato a proposito di cinque innovativi impianti realizzati o progettati in giro per il mondo, ma a quanto pare l’argomento non è affatto passato di moda. Uno dei maggiori problemi di un impianto fotovoltaico, infatti, è la necessità di sacrificare terreni liberi per realizzarlo. Perché quindi non sfruttare superfici d’acqua come laghi, mari o bacini artificiali?

Detto, fatto. Con una novità fondamentale – motivo per cui, forse, il premio da 100.000 dollari è stato assegnato proprio a loro. Gli ingegneri israeliani hanno utilizzato non la classica tecnologia dei pannelli solari, ma quella più recente del fotovoltaico a concentrazione. Il cui problema principale, a fronte di un maggiore rendimento, è legato alle elevate temperature raggiunte dalle celle. Inoltre, nelle zone desertiche come quelle mediorientali, le escursioni termiche giorno/notte sottopongono ogni giorno i materiali a forti “stress”, che ne accorciano di molto la vita. Si trattava, insomma, di risolvere entrambi i problemi e allo stesso tempo di rendere competitivo l’impianto galleggiante.

La soluzione era… sotto mano, nel vero senso della parola: grazie all’acqua e a un sistema di pompe e serpentine, i materiali semiconduttori vengono mantenuti a una temperatura pressoché costante, senza pericolo di inquinare alcunché. In questo modo, i terreni agricoli saranno preservati, e nessuno potrà lamentarsi per l’impatto visivo sul paesaggio. Resta da vedere se gli ingegneri sapranno realizzare impianti più grandi, in grado di resistere a vento e tempeste. La prossima sfida sarà proprio quella di testarne uno in un bacino idrico d’Israele. La potenza? 200 KW.

Roberto Zambon

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